«Protocollo sanità troppo favorevole all’università»: medici umbri all’attacco

Lettera dell’intersindacale medica umbra alle istituzioni regionali: «Eccessiva ingerenza del rettore. Regione defilata ed ha solo oneri»

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Di seguito la lettera inviata dall’intersindacale medica dell’Umbria – composta dalle sigle AAROI, ANAAO-ASSOMED, CIMO, FESMED, FVM, FASSID, CGIL, CISL, UIL – ai vertici delle istituzioni regionali e ai direttori delle aziende sanitarie e ospedaliere umbre.

dell’intersindacale medica umbra

Le organizzazioni sindacali della dirigenza medica, veterinaria e sanitaria hanno appreso favorevolmente la notizia della stipula della convenzione tra Regione e università di Perugia, siglata il 20 aprile. Riteniamo infatti che la tutela della salute dei cittadini umbri, sia compito istituzionale del sistema sanitario regionale che, da oggi in avanti, potrà essere garantito anche grazie all’integrazione tra la componente universitaria, principalmente orientata alla didattica e alla ricerca, e la componente aziendale ospedaliera che ha prioritarie finalità di prevenzione, diagnosi, cura e assistenza.

Tuttavia, da un’analisi approfondita del protocollo d’intesa e del memorandum, emerge in molti punti una unilateralità di visione a favore dell’università, con notevoli discrepanze tra gli universitari e la dirigenza medica, veterinaria, sanitaria e delle professioni sanitarie, non solo in termini di evoluzioni di carriera e di prestigio, ma anche negli aspetti didattico formativi e di ricerca. Infatti è previsto nella convenzione che gli universitari dedichino all’attività clinica sui pazienti il 60% del loro tempo lavoro e il restante 40% alla didattica e ricerca, mentre la dirigenza medica, veterinaria, sanitaria e delle professioni sanitarie, pur dovendo comunque provvedere all’attività formativa (tutoraggio e ricerca), non ha definita nel proprio monte orario contrattualmente previsto, una distinzione di tale attività.

«Con il protocollo Regione-UniPg, Terni rischia ripercussioni»

L’aspetto più controverso è sicuramente legato al ruolo che il rettore assume in tutti i tavoli in cui è presente una minima trattativa tra Regione e sistema sanitario regionale: il rettore è protagonista nella nomina dei direttori generali; il Rettore è protagonista nella stesura dell’atto aziendale e della sua approvazione; il rettore è protagonista nella nomina dei responsabili di dipartimento ad attività integrata; il rettore è protagonista nella nomina dei direttori di struttura complessa; il rettore è protagonista anche nell’istituzione dei dipartimenti ad attività assistenziale.

Da quanto sopra espresso appare evidente l’eccessiva ingerenza che il rettore potrebbe avere nella governance dell’azienda ospedaliera universitaria, cosa che non è parimenti valida per la presidente della giunta regionale, a discapito dei direttori generali. In aggiunta il rettore non risponde delle proprie scelte, in quanto a differenza degli organi decisionali della Regione, non è eletto democraticamente dai cittadini e non è quindi sottoposto alla verifica del suffragio universale. Viene così a mancare, nel protocollo, per i meccanismi dallo stesso generati, quella terzietà ed imparzialità che la Costituzione impone alla pubblica amministrazione, essendo presenti e purtroppo molto intrecciati tra loro, aspetti di interesse pubblico con quelli di interesse individuale. Inoltre il rettore non sempre è un esperto in materia di programmazione sanitaria e potrebbe non avere conoscenze cliniche adeguate a valutare e giudicare professionisti esperti in materie sanitarie che ricomprendono al loro interno specialità diverse. Sorge forte il dubbio che potrebbe non essere perseguibile un risultato di qualità eccellente, come il protocollo afferma di voler realizzare.

L’università avrebbe dovuto separare almeno il livello politico da quello più squisitamente tecnico, riservando al livello politico (il rettore) i rapporti con la Regione e al livello tecnico, quelli con il direttore generale. La Regione in questo accordo rischia di perdere molta di quella sovranità che la popolazione umbra, nel suo complesso, le ha conferito con procedure democratiche, mentre mantiene la titolarità nella copertura di eventuali disavanzi di bilancio, dovendo però dividere eventuali utili con l’università.

Siamo consapevoli che un’analisi accurata del protocollo d’intesa potrà essere fatta solo in presenza dei protocolli attuativi dello stesso e a tale proposito abbiamo apprezzato le previsioni dell’articolo 10 comma 3 che consentono alle organizzazioni sindacali di averli a disposizione prima della loro sottoscrizione, quale informativa preventiva che possa consentirci di esprimere osservazioni e proposte. Nell’attesa, è nostra intenzione evidenziare in maniera analitica le carenze articolate nel protocollo d’intesa, anche per suggerire eventuali correttivi che, se esiste la volontà politica, potrebbero essere recepiti nei protocolli stessi, sempre con il fine ultimo di partecipare in maniera costruttiva alle scelte di tutela della salute pubblica che poi si ripercuotono sui nostri concittadini e sui colleghi ospedalieri ed universitari del sistema sanitario regionale.

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