Amina e suo figlio Farid di 5 anni (i nomi sono di fantasia) dal 2014 vivevano in una casa protetta di Bologna: i servizi sociali del comune li avevano sistemati lì per allontanali dalle violenze di A.H., un 32enne marocchino marito di Amina che, visto che l’uomo sembrava aver imboccato la strada del ravvedimento, in alcune occasioni gli aveva permesso di vedere il figlio anche al di fuori delle visite programmate con gli assistenti sociali.
La svolta Nel pomeriggio del 7 settembre, però, l’uomo si presentava presso la casa famiglia e mentre parlava con Amina che si trovava sul balcone, veniva raggiunto in strada dal figlio Farid e con lui si allontanava in auto contro il volere della madre. Per paura della reazione dell’uomo Amina non si rivolgeva le forze dell’ordine, ma contattava la sorella del marito che la rassicurava che non sarebbe successo nulla. Fortunatamente, poco prima della mezzanotte, l’uomo tornava con il figlio a bordo della stessa autovettura e chiedeva alla moglie di accompagnarlo ad un bar poco distante per un dialogo pacifico. Amina acconsentiva e saliva in macchina insieme al marito e al figlio che dormiva.
Il sequestro Immediatamente però si rendeva conto che erano altre le intenzioni del marito che infatti, si stava dirigendo fuori città . Spaventata chiedeva dove fossero diretti e l’uomo stizzito le urlava contro: «Stai zitta. Io sono l’uomo e decido io. Adesso andiamo a Roma e si ricomincia un’altra vita».
Le suppliche di Amina per farlo desistere dai suoi propositi non avevano successo. Al contrario rendevano l’uomo sempre più minaccioso e aggressivo tanto da farle temere sia per la sua incolumità che per quella del bambino.
La fuga Durante una sosta notturna per il rifornimento, Amina tentava di scappare per chiedere aiuto, ma appena scesa a terra il marito ripartiva bruscamente passandole con la ruota posteriore destra sopra un piede ferendola: inascoltate la sue richieste di aiuto ai presenti. La mattina, dopo aver viaggiato per tutta la notte, arrivati casualmente nei pressi di Perugia, l’uomo, stremato dal viaggio decideva di fermarsi in un’area di servizio di Pontevalleceppi per riposare. Amina riusciva ad approfittare del sonno del marito e dopo aver chiesto inutilmente assistenza, raggiungeva una cabina telefonica e al 113 chiedeva aiuto alle forze dell’ordine in un italiano stentato.
La denuncia Arrivati sul posto, i poliziotti immobilizzavano l’uomo, mentre Amina e Farid venivano
affidati alla coordinatrice dell’ufficio Volanti, che convinceva la donna a mettere a verbale tutto quanto subìto da un uomo che in passato ha sofferto di schizofrenia ed è stato giudicato molto pericoloso dai medici che lo hanno avuto in cura a Bologna. Al termine degli atti di rito l’uomo veniva arrestato per sequestro di persona e lesioni e il pm di turno disponeva che fosse condotto in carcere a Capanne. Amina e Farid sono attualmente sotto la tutela temporanea dei servizi sociali del Comune di Perugia in attesa di essere riportati in una struttura protetta fuori regione.