Covid-19, Ast si ferma fino al 3 aprile

Terni: discussione fino a tarda notte tra sindacati e azienda che vorrebbe proseguire alcune attività. Martedì nuovo aggiornamento

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di F.L.

Dopo una giornata di attesa e un lungo confronto serale tra vertici aziendali e sindacati, nella serata di lunedì è arrivata la notizia che tutto lo stabilimento aspettava: la produzione di Acciai speciali Terni si fermerà fino al 3 aprile.

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Discussione-fiume su alcune attività

La discussione tra la parti si è protratta fino a notte fonda, visto che l’azienda ha anche espresso delle esigenze di prosecuzione di attività essenziali di filiera legate al decreto della presidenza del consiglio dei ministri di domenica, in particolare riguardo al Centro di finitura. In ogni caso tutti i lavoratori del gruppo del primo turno di martedì saranno coperti con le modalità dei giorni precedenti. Sempre martedì sindacati e azienda si aggiorneranno, in mattinata, per definire i dettagli della fermata.

La lettera ai dipendenti: «Ast strategica, poteva continuare l’attività»

Intanto l’azienda ha già inviato ai dipendenti una comunicazione in cui conferma la sospensione delle attività fino al 3 aprile – anche per chi lavora negli uffici e ha usufruito finora dello ‘smart working’ -, fatta eccezione per il Centro di finitura e per il reparto spedizioni e movimento, che proseguiranno invece per altri quattro giorni, fino alle 6 di sabato. Continueranno inoltre per l’intero periodo «le attività di salvaguardia impianti e gli altri servizi essenziali nonché quelli minimi necessari per assicurare la continuità del business, in linea con quanto previsto nel decreto del Governo». Contestualmente la società, ha comunicato l’avvio della cassa integrazione ordinaria per Covid-19. «L’assoluta rilevanza strategica delle Acciaierie di Terni nell’economia nazionale – si legge nella comunicazione – avrebbe permesso ad Ast di continuare la propria attività, come espressamente previsto dal decreto. Nonostante questa certezza, la preoccupante situazione sanitaria generale, che sta mettendo a dura prova l’andamento di tutti i mercati, hanno portato l’azienda ad assumere questa decisione. Ast, fin dall’inizio di questa emergenza, ha messo in atto nei propri siti tutte le misure per garantire la piena sicurezza dei propri dipendenti riguardo al rischio di contagio. Proseguiranno pertanto tutte le attività legate alla prevenzione dal coronavirus, incluso il lavoro di costante disinfezione». Concetti ribaditi in larga parte in una nota ufficiale della stessa azienda, in cui si precisa anche che «Ast si riserva di valutare nuovamente e diversamente la situazione, alla luce di ogni possibile evoluzione, in linea con quanto previsto dal decreto governativo».

Ma la polemica azienda-sindacati continua

Lo scontro tra sindacati e azienda non si ferma però neanche dopo l’annuncio dello stop dell’attività, «un risultato ottenuto – rivendicano in una nota Fim, Fiom, Uilm, Fismic, Ugl e Usb – in ottemperanza dell’ultimo decreto e grazie alla mobilitazione che i lavoratori di Ast e delle ditte terze, hanno sostenuto in questi 15 giorni di trattativa, con un’azienda che ha cercato fino all’ultimo minuto di produrre». Dopo che l’amministratore delegato Massimiliano Burelli ha comunicato la necessità di completare le spedizioni e alcune lavorazioni al Centro di finitura legate al biomedicale, le segreterie territoriali hanno dato la propria disponibilità in tal senso – «come obbligo morale oltre che di legge» spiegano -, ma vista anche l’impossibilità di verificare concretamente l’utilizzo dei materiali, hanno chiesto l’avvio di un percorso con le rsu a garanzia delle lavorazioni previste. «Non si accetta invece – affermano le sei sigle – che il biomedicale venga utilizzato in maniera strumentale per eludere e non rispettare il decreto.L’azienda, infatti, ha interrotto la riunione per motivi di tempo, chiedendo un aggiornamento comunicando però la piena operatività dei lavoratori dellespedizioni e di Cdf» a partire dalle 14 di martedì. Un’azione «unilaterale», sempre secondo i sindacati, che chiedono dunque alle rsu «di verificare se già dalle 14, si può ripartire nel rispetto dei codici Ateco, della salute e sicurezza e il rischio connesso al contagio coronavirus», contrariamente si riservano «le azioni del caso per tutelare i lavoratori».

Sindacati in pressing

Nel pomeriggio di lunedì, di fronte al persistere dell’incertezza, Fim, Fiom, Uilm, Fismic, Ugl e Usb avevano preso carta e penna e scritto una lettera sollecitando la ripresa dell’esame congiunto per «l’immediata attivazione degli ammortizzatori in difesa dell’occupazione e del salario come previsto dal decreto Cura Italia, visto il blocco di metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo». Le stesse segreterie avevano quindi chiesto alla direzione aziendale di Ast di comunicare la sospensione dell’attività per martedì, anche a tutte le ditte terze che operano nel sito. Poi la convocazione serale delle sei sigle e la decisione di fermare gli impianti, visto che il settore metallurgico non è ricompreso tra quelli ritenuti essenziali nel decreto. Da registrare nel pomeriggio anche l’intervento del sindaco di Terni Leonardo Latini, che aveva sottolineato come «i meri parametri economici non possono in questo frangente avere prevalenza assoluta rispetto all’obiettivo comune di tutelare nella maniera più piena ed efficace la salute delle persone».

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