Rifiuti nel Narnese, la Viterbo Energy srl si attiva per recupero pulper a Nera Montoro

Dal nord Italia inviato alla Regione lo studio preliminare per la verifica di assoggettabilità a Via: quantitativo massimo da oltre 35 mila tonnellate. I dettagli

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di S.F.

Rifiuti nel Narnese, novità in vista. O quantomeno c’è chi prova a portare avanti un nuovo progetto. Si tratta dell’emiliana Viterbo Energy srl che, al netto del nome che può far immaginare la provenienza laziale, ha sede in provincia nel Bresciano: sono loro ad avere avviato l’iter per la verifica di assoggettabilità a Valutazione di impatto ambientale per un impianto di gestione e recupero rifiuti in località Nera Montoro. La maxi documentazione a cura della Dmb Consulting di Brescia è in mano alla Regione Umbria.

L’SOS DEI RESIDENTI DELL’AREA DI NERA MONTORO

Scarti pulper da cartiera

Cosa vogliono fare? Pirolisi

Lo studio preliminare ambientale che umbriaOn ha avuto modo di visionare è di oltre 100 pagine. La questione – inevitabile che sia così in questo ambito – è molto tecnica e complessa, fatto sta che il gruppo di Cellatica si descrive come società la quale «annovera le capacità tecniche, finanziarie e gestionali per la realizzazione e l’esercizio dello stabilimento di produzione di carburanti avanzati mediante la tecnologia di pirolisi utilizzando come fonte un tipo di rifiuto speciali non pericoloso denominato tecnicamente ‘scarti della separazione meccanica nella produzione di polpa da rifiuti di carta e cartone’, pulper». E le uniche destinazioni possibili per quest’ultimo – si legge – sono «la discarica e il recupero energetico tramite combustione in impianti di termovalorizzazione. La pirolisi viene proposta, nel presente impianto, come soluzione in grado di utilizzare questo rifiuto per produrre materie prime secondarie ad elevato valore aggiunto, attraverso un processo relativamente semplice, economico ed a basso impatto ambientale». L’impianto oggetto di studio è in via dello Stabilimento 8/D.

L’area di Nera Montoro

Le attrezzature previste e la stima sulle tonnellate

Nel documento vengono elencati i macchinari che la società lombarda prevede di utilizzare nella singola linea di trattamento del rifiuto ingresso: ci sono anche un selezionatore Tiger, deferrizzatore, granulatore, pirolizzatore a tamburo rotante, colonna di condensazione gas e post-combustore. Bene, ma il quantitativo potenziale annuo massimo di rifiuti? «Sarà pari a 35.040 t/anno (96 al giorno) per le attività R13/R3/R4. Tale quantitativo è stato calcolato considerando il comparto con potenzialità minore della singola linea di trattamento, la selezione meccanica, in quanto sarà quest’ultimo a determinare la potenzialità massima degli altri comparti. Alla luce di quanto esposto consegue che la capacità di trattamento reale annua sarà sicuramente inferiore alle 35.040 tonnellate». La finalità del progetto è in definitiva la valorizzazione «degli scarti della separazione meccanica nella produzione di polpa da rifiuti di carta e cartone; si concretizza la pirolizzazione del rifiuto selezionato, il quale generando gas da pirolisi opportunamente condensato permette la produzione di syngas e di oli bassobollente e altobollente». La firma sul documento è dell’ingegnere Massimo Di Martino.

L’impianto nell’area di Nera Montoro

Lo scarto di pulper: Brescia e Terni

Interessante il discorso tecnico presentato nel documento sullo scarto di pulper: «Rappresenta in media – viene puntualizzato nello studio preliminare ambientale – il 6,5% del peso del rifiuto secco di carta e cartone e attualmente in Italia ne vengono prodotte circa 250.000 tonnellate ogni anno, la cui gestione è definita ‘un annoso problema che le cartiere devono affrontare quotidianamente con elevati costi di gestione derivanti dal conferimento in discarica di una parte enorme di rifiuto risultante dagli scarti di produzione della carta e del cartone’. Nemmeno lo smaltimento è esente da problematiche: il conferimento in discarica è difficoltoso perché non tutti i siti sono autorizzati ad accogliere lo scarto di pulper, tant’è che diverse regioni non ne possiedono alcuno; nel caso della termovalorizzazione si prospettano elevati costi di smaltimento: attualmente in Italia solo gli impianti di termovalorizzazione di Brescia e Terni sono in grado di smaltire lo scarto di pulper ma il costo per lo smaltimento è passato dai 100-120 euro a tonnellata del 2018 ai 170-190 euro del 2019 (un incremento del 60%). Forme alternative alla discarica e all’incenerimento sono state studiate e sperimentate, al momento non sono però ancora disponibili tecnologie applicate su scala industriale e sostenibili da un punto di vista tecnico, economico ed ambientale. In ultima analisi si precisa che il rifiuto selezionato per l’impianto in oggetto sarà conferito su filiera ben selezionata di cartiere della Lucchesia; su diversi campioni di rifiuto sono stati effettuati test di selezione del prodotto, test chimico fisici del prodotto in ingresso, test di laboratorio per la produzione del biocombustibile, ed in particolare, il rifiuto sarà caratterizzato da un basso contenuto di umidità (attorno al 2%) al fine di favorire il processo di pirolisi prevedendo il minor numero possibile di fasi di pretrattamento». Parola alla Regione per la verifica di assoggettabilità a Via.

Il cantiere e l’impatto sull’aria

Per quel che concerne il cantiere prevede «il solo montaggio e posizionamento dei macchinari che compongono le linee di trattamento del rifiuto in ingresso nel capannone già esistente, pertanto gli impatti sulle diverse matrici ambientali si presuppongono estremamente limitati». E le emissioni in aria? Ne vengono esposti diversi, il principale riguarda quelle legate alla fase di caricamento del selezionatore meccanico Tiger e dal caricamento del granulatore «mediante cappe di aspirazione opportunamente dimensionate ed installate sui macchinari e tubazione di raccordo. Questa emissione è caratterizzata dalla presenza di polveri, generate, dalle lavorazioni meccaniche di selezione del rifiuto. Il valore limite è di 10 mg/Nm3». Ci sono inoltre quelle per la fase di movimentazione «al fine della raccolta del char e dei filler minerali in uscita dalla camera di pirolisi» e l’uscita «dalla fase di post-combustione del syngas prodotto dalla colonna di condensazione». Per l’abbattimento è in programma l’installazione di un filtro a maniche di tessuto per intercettare gli inquinanti. Suolo e sottosuolo? «Non si prevedono profili di rischio significativo per le acque sotterranee».

L’alternativa zero

Curioso anche uno degli ultimi passaggi per dare delucidazioni sul progetto. Si parla infatti di ‘alternativa zero’: «Consiste nella scelta di non installare l’impianto per il trattamento dei rifiuti in oggetto nell’area indicata, lasciando la situazione del lotto inalterata rispetto allo stato attuale. In tale scenario non si opterebbe per una riqualificazione della zona in esame, facendo in modo che permanga lo stato di degrado e abbandono odierno che peggiorerebbe con il passare del tempo. Inoltre, questo specifico impianto di trattamento rifiuti rappresenta una valida opzione al recupero del pulper, ovvero gli scarti della separazione meccanica nella produzione di polpa da rifiuti di carta e cartone, il quale ad oggi rappresenta un rifiuto di difficile gestione e valorizzazione». Arpa Umbria ha già chiesto integrazioni e la società ha risposto. Scatta la verifica.

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