Si apre un nuovo fronte nell’annoso caso della mancata esecuzione della sentenza di condanna nei confronti di Harald Espenhahn e Gerald Priegnitz, i due ex manager tedeschi della ThyssenKrupp condannati rispettivamente a 9 anni e 8 mesi e a 6 anni e 10 mesi per il rogo di Torino in cui nel 2007 persero la vita sette operai: la Corte europea dei diritti umani ha infatti avviato un procedimento contro Italia e Germania dopo che i parenti delle vittime e uno dei sopravvissuti, Antonio Boccuzzi, si sono rivolti all’organismo di Strasburgo accusando i due governi di aver violato i loro diritti, in particolare quello al rispetto della vita, proprio in virtù del fatto che i due condannati siano ancora in libertà .
ESPENHAHN ARRESTABILE, APPELLO DECISIVO
Le ragioni
I 26 ricorrenti, che hanno affermato di non aver trovato altro modo per far valere i loro diritti nei confronti dei due Paesi, ad aver violato il loro diritto sarebbero state «le omissioni e i ritardi delle autorità italiane e tedesche nel dare esecuzione alla sentenza di condanna». Nell’ottobre 2017, in realtà , l’allora ministro della giustizia Andrea Orlando era tornato a pressare il suo omologo tedesco per rinnovare la richiesta di esecuzione della sentenza. L’ordine di carcerazione italiano, nel febbraio scorso, è stato poi dichiarato applicabile anche in Germania, dopo che il tribunale distrettuale di Essen ha ritenuto ammissibile l’esecuzione delle sentenze emesse in Italia. Il provvedimento è stato però impugnato da entrambi gli imputati e deve quindi essere la corte di appello di Hamm a decidere sull’istanza, fino ad allora i due non potranno essere arrestati. Intanto i mesi passano e i due manager rimangono a piede libero, ora di questo ne chiede conto anche la Corte di Strasburgo.