di Sabrina Cuomo
52 anni, mamma di Lucrezia e Filippo, è una professionista nel settore assicurativo e immobiliare. Ricopre il ruolo di specialista investimenti e vita presso la società assicurativa ‘Avorio e Febbraro snc’. Inoltre è team manager di ‘Casasi Group Agenzie Immobiliari’, realtà imprenditoriale fondata poco più di un anno fa. A partire da dicembre 2019 ha avviato un’importante formazione come life e business coach in seguito a un periodo particolarmente sfidante dal punto di vista personale.
Ho sempre odiato correre. Era una di quelle attività che sembravano fuori dalla mia portata, impossibili da affrontare, soprattutto a causa dei problemi fisici che mi accompagnavano da anni. Nel 2016 mi è stata diagnosticata la condromalacia femoro-rotulea ad entrambe le ginocchia, una condizione che mi aveva costretto a rinunciare a discipline come lo sci, il tennis e, naturalmente, la corsa. Eppure, come spesso accade, la vita ci mette davanti a sfide inaspettate.
Nel 2021 ho scelto di intraprendere il percorso del Micap (Master internazionale in coaching ad alte prestazioni), un programma triennale di eccellenza che integra formazione teorica e pratica. Il master combina corsi accreditati in programmazione neuro-linguistica (Pnl), marketing strategico, negoziazioni complesse e leadership, guidati da docenti di fama internazionale come Roberto Cerè, Massimo Grandis, Osvaldo Adinolfi e Cristiano Flamigni. A questi si aggiungono prove fisiche sfidanti, pensate per spingere i partecipanti oltre i propri limiti. Un percorso concepito per formare coach e formatori professionisti, aiutandoli a diventare figure altamente competenti, credibili e autorevoli.
Per ottenere la certificazione come ‘Real result coach’, ogni candidato deve affrontare sette prove fisiche e mentali. Tra queste, spiccano un corso di sopravvivenza di sette giorni, con appena quattro scatolette di tonno in scatola e basta, la scrittura e pubblicazione di un libro, un periodo di tirocinio, il raggiungimento del peso forma e la maratona. La maratona di New York, corsa il 3 novembre, è stata per me l’ultima delle prove da superare, ma senza dubbio quella più straordinaria di tutte e che maggiormente mi ha cambiata.
Quando ho iniziato a correre, lo scorso gennaio, percorrere anche solo 5 chilometri mi sembrava un’impresa titanica. L’idea di affrontare i 42,195 chilometri di una maratona mi terrorizzava. In soli nove mesi mi sono preparata per uno degli eventi sportivi più impegnativi al mondo. Tra lavoro, famiglia e studio, ho trovato la forza il coraggio e la motivazione per allenarmi ogni settimana, percorrendo un totale di 1.250 chilometri. Le condizioni non erano mai ideali: sveglie sveglie all’alba, corse sotto la pioggia battente, nel freddo gelido e nel caldo soffocante.
Ogni allenamento è stato una sfida, non solo fisica, ma soprattutto mentale. Il dialogo con me stessa è diventato cruciale: superare i dubbi, le paure, gli infortuni, e quella vocina interiore che continuava a ripetermi: «Non ce la farai mai». Durante ogni singolo allenamento ho allenato non solo il mio corpo, ma anche la mia mente ottenendo una psicologia più robusta e positiva. Imparare a gestire i propri pensieri, che poi diventano parole e quindi azioni e quindi comportamenti, è stata la chiave per raggiungere questo e molti altri successi.
Costruire quindi nuovi rituali di pensiero mi ha permesso di imparare a gestire meglio il mio tempo e come impiegarlo. Se cambi il tuo modo in cui pensi, cambia come ti senti e, di conseguenza, cambia ciò che puoi fare. Si può imparare a utilizzare il proprio pensiero in modo da ottenere risultati più appaganti e quindi essere più felice. La felicità non è un dono che arriva dal cielo o chissà cosa, è un’attività che puoi e devi allenare ogni giorno attraverso semplici tecniche. Il passato che ognuno di noi ha vissuto e avuto non si può certamente cambiare, ma si possono di sicuro cambiare le sensazioni negative legate a quegli episodi, cambiando lo stato d’animo che influenza i nostri pensieri, il dialogo interno e quindi il nostro comportamento.
La maratona di New York non è stata solo una gara. È un simbolo per eccellenza di resistenza fisica e mentale, una sfida che solo l’1% delle persone al mondo sceglie di affrontare. Attraversa i cinque quartieri principali di New York — Staten Island, Brooklyn, Queens, Bronx e Manhattan — e rappresenta un viaggio, non solo nello spazio, ma soprattutto dentro se stessi. Tagliare quel traguardo ha significato abbattere barriere, convinzioni limitanti e trasformare una sfida impossibile in un’opportunità di crescita personale. La maratona è diventata la metafora perfetta per la mia vita e il mio lavoro: dimostra che con coraggio, costanza, determinazione, impegno e disciplina, possiamo superare qualunque ostacolo.
Ogni singola sfida affrontata durante il master mi ha resa più forte e consapevole. Il percorso nel Micap mi ha insegnato la vera leadership parte da noi stessi: è necessario vivere in prima persona ciò che si insegna, affrontare le proprie debolezze per poi aiutare gli altri a fare lo stesso.
Oggi, come coach, trasmetto questa filosofia a chiunque desideri intraprendere un percorso di cambiamento. Aiuto le persone a scoprire il loro potenziale, definire obiettivi chiari e correre verso di essi, proprio come ho fatto io. Con il giusto supporto, il coraggio di affrontare il cambiamento uscendo la propria zona di comfort e la capacità di perseverare, tutto è possibile.
La vita è come una lunga maratona, un viaggio in continua evoluzione, fatta di sacrifici, fatica e soddisfazioni. Ogni traguardo non è un punto di arrivo, ma un nuovo punto di partenza. E, se ci crediamo davvero, possiamo superare ogni limite diventando la versione migliore di noi stessi. Questa esperienza mi ha insegnato che non bisogna mai smettere di correre. Perché è proprio continuando a muoverci, passo dopo passo, che troviamo la strada per i nostri sogni.