San Valentino Arte 2020: tutti i premiati

Terni: conclusa con successo la 7° edizione della rassegna dedicata, quest’anno, alla memoria del fotografo Sergio Coppi

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È sceso il sipario sulla 7° edizione del ‘San Valentino Arte 2020’, edizione intitolata ‘Love, dolcissimo dominatore terribile’ e dedicata alla memoria del fotografo Sergio Coppi. Il concorso internazionale d’arte contemporanea ideato e coordinato da Maela Piersanti con la direzione artistica di Franco Profili, ha visto esposte a palazzo di Primavera, a Terni, le opere di tanti artisti provenienti da Brasile, Corea, Colombia, Danimarca, Francia, Svizzera, Pakistan, Romania, Marocco e Italia. E accanto a loro gli artisti ospiti Hermann Nitsch, Giuseppe Spagnulo, Renato Guttuso, Franco Angeli, Piero Dorazio, Giuseppe Friscia, Riccardo Murelli, Massimo Luccioli, Gianluca Murasecchi oltre alla mostra personale dei vincitori dell’edizione 2019: Andrea Cagnetti in arte ‘Akelo’ ed Elio Mariucci. Le opere in concorso sono state giudicate da una commissione tecnica composta dall’artista Ugo Antinori, dal critico d’arte e scrittore Paolo Cicchini, dalla storica dell’arte Arianna Gabrielli, dall’artista ed operatore culturale Graziano Marini, da Fulvia Pennetti della direzione servizi culturali del Comune di Terni, dall’artista ed operatore culturale Franco Profili, dallo storico e critico d’arte contemporanea Davide Silvioli, da Lauretta Barcaroli ed Angela Palmarelli vincitrici ex equo nel 2019.

I vincitori del ‘San Valentino Arte 2020’

3° classificato Massimo Zeppadoro
Queste le motivazioni: «Nel San Valentino 2019 la prima apparizione in pubblico di Massimo Zeppadoro con un’opera che definimmo commovente per l’intensità della materia e la straordinaria pulizia del pensiero. Nell’ultimo anno l’artista ha lavorato in silenzio e lontano dai clamori e dai chiacchiericci, e alle piccole tele rivestite di chiodi, carte, giornali e pittura ha affiancato un nuovo ciclo di lavori su carta. In quello che è il suo rispettoso e timido tributo al grande umbro Alberto Burri, l’artista porta ai limiti estremi la sua idea di lavoro e di mondo e lo fa muovendosi con una discrezione e una modestia che invece di complicargli la vita lo portano a guardare diritto negli occhi la storia dell’arte. La materia ben presente nei precedenti lavori qui si annulla e viene superata dal gioco di lucido/opaco – anche quello estremizzato in forme senza tempo – dato dall’uso del solo nero. In quella che è una sfida a se stesso – perché è chiaro che l’artista lavora per dare forma ai propri bisogni e non per compiacere le voglie e le speranze degli altri – si prende con un lavoro che è un appassionato invito a guardare oltre le apparenze e dentro le cose, il rispetto di chi pensa che i ritmi della vita possano viaggiare anche in binari non dati dai colori. E le deviazioni (dalle facili e rassicuranti certezze) non hanno mai fatto male a nessuno, anzi».

2° classificato Giorgio Crisafi
Le motivazioni: «Giorgio Crisafi con le sue sculture in ceramica apre le porte ad un mondo di incanto e fantasia popolato di simboli e rimembranze. Anche dopo cotta la ceramica delle sue creazioni sembra mantenere la stessa malleabilità della materia cruda, distendendosi in forme sinuose e affusolate, la cui vitalità sopravvive imbrigliata ad un corpo fatto di materia solida. Le tinte smaltate ammaliano l’occhio per la loro natura così vivida e brillante, di una purezza che richiama la mente a suggestioni di mondi lontani e fantastici. L’opera “Soltanto Incanto” conquista il secondo posto nella classifica del San Valentino Arte 2020 per la carica poetica e immaginifica, cantando in un sussurro la duplice natura del suo spirito, che ci trasmette al contempo fragilità e fierezza, resilienza e tenacia attraverso l’apparente contrasto delle sue forme femminili fuse in una solida armatura smaltata di un blu così etereo. Con disarmante naturalezza l’artista tuderte trasferisce e racchiude nella forma ceramica le passioni della sua vita: gli studi, la musica, il teatro, la poesia sono tutti lì, insieme, a dire che nonostante il profondo vissuto i sogni e le magie sono ancora possibili».

1° classificato ex-aequo Paolo Carnassale
«Paolo Carnassale è uno dei tanti fotografi che vivono la propria passione come vero e proprio sistema di vita. Lui pensa, decide, si alza nel mezzo della notte e parte verso mete che nessuno gli ha suggerito o ordinato di raggiungere. Nonostante le sue fotografie siano distribuite nel mondo dalla prestigiosa agenzia Getty Images, i suoi unici committenti sono e restano il proprio pensiero e le proprie voglie. Si muove con la curiosità e la totale assenza di preconcetti tipici di un ragazzino, libero e con la sola certezza che andrà a misurarsi con storie e paesaggi che tali saranno solo in quel determinato momento. Che tratti di paesaggi naturali, o di quelli urbani segnati dalle ombre incise sul bianco dei palazzi, oppure delle distruzioni che l’uomo moderno sta distribuendo nel pianeta ad una velocità mai vista prima, il risultato è sempre lo stesso. Una poesia così alta da divenire – anche quando sembra che sia l’uomo ad avere il pieno controllo del rapporto – il manifesto della dichiarata inferiorità dell’uomo a confronto della potenza data dagli spettacoli offerti dalla natura. Nonostante la scelta di escludere dai suoi racconti la presenza umana, a meno che non serva come metro di misura per rendere idea di quanto sia piccola a confronto dell’universo, i numerosi segni del difficile rapporto natura/uomo letti dai suoi occhi diventano storie in cui la convivenza è ancora possibile. E seguirlo in quella che è vera impresa vale da sola il viaggio».

1° classificato ex-aequo Giulia Ripandelli
«
L’artista romana ha affrontato nel suo lungo percorso creativo il tema della memoria e lo ha sempre fatto privilegiando l’uso e il rapporto mentale prima che fisico, con gli oggetti e ai segni che l’uomo ha lasciato nella sua esistenza. I materiali scovati e raccolti da Giulia, carte, tessuti, ricami, legno, spaghi, sono gli stessi che tanti altri artisti usano e lavorano da ormai un secolo ed è solo il perché, il come e il quando a definire e distinguere il suo essere artista. Nelle epoche l’uso dello stesso materiale ha avuto valori e significati ben diversi, e se le carte, i metalli, le plastiche, la luce e altri ancora hanno raccontato in tempi lontani il progresso e le trasformazioni delle diverse società civili, oggi sembrano divenire nelle mani dell’artista rappresentazione di una società in crisi e di un mondo che deve decidere cosa fare di se stesso. Giulia Ripandelli da una parte tiene in vita la storia e la memoria che i diversi materiali portano impressi nelle proprie trame, dall’altra li usa con sensibilità e rispetto per dare forma al proprio essere di artista e di donna della propria epoca: lo fa con interventi minimi e con tessiture, cuciture, scritte e installazioni che raccontano il profondo rispetto che ha per le grandi e le piccole cose che fanno, segnano e raccontano la vita quotidiana degli umani. Sembra, ma non è affatto strano, che in questo primo premio ex aequo del San Valentino Arte 2020 si ritrovino due figure, l’artista Giulia Ripandelli e il fotografo Paolo Carnassale, così lontane per storia, formazione e vissuto. A tenere assieme i due (e a promettere una personale di fuoco nel 2021) è proprio la capacità di raccontare il difficile mondo contemporaneo facendo delle sue innumerevoli brutture il punto di partenza per un futuro possibile ma tutto ancora da immaginare»

Premio speciale

Il premio speciale per la pratica artistica come forma di incontro e condivisione sociale è andato a Gisella Manuetti Bonelli. La motivazione: «Gisella Manuetti Bonelli, artista che da sempre privilegia la contaminazione tra le diverse forme d’arte, dal 2004 è responsabile del corso di disegno e pittura nella casa circondariale di Terni. Quella svolta dall’artista ternana è una delle attività che tiene aperte le porte della comunicazione e condivisione sociale tra detenuti e, nei modi concessi dalla legge, tra la realtà carceraria e il mondo esterno. Questo premio è il doveroso omaggio che l’intera società civile deve alle associazioni e ai volontari che da anni lavorano con passione e tenacia alla costruzione di rapporti e di momenti di vita normali nel carcere ternano. Gisella è solo una delle tante persone che dedicano parte del loro tempo agli altri e il nostro piccolo e modesto riconoscimento all’artista ternana va condiviso con la Associazione San Martino – Caritas e con le splendide donne di Toto Corde che da tempo, ogni anno, producono, realizzano e vivono una forma di teatro che ha del miracoloso, con una scrittura dei diversi ruoli fatta a misura delle caratteristiche dei detenuti, ognuno dei quali alla fine porta in scena se stesso. Nei confronti del lavoro continuo svolto dalle associazioni in quella difficile realtà, una mostra che per soli quindici giorni raccoglie e mette a dialogo con le altre, le opere di quattro detenuti, forse è cosa inutile e di poco conto. Ma dei quattro, due sono potuti venire a vedere di persona in quale situazione erano finiti e abbiamo visto nei loro occhi la sorpresa, la luce, l’ardore con cui hanno guardato e abbracciato l’intera mostra, non hanno guardato le proprie opere ma le altre, tutte le altre, per godere fino in fondo del piacere di essere tornati, per un momento, liberi. E forse il poco che siamo riusciti a fare alla fine così poco non è».

Menzioni speciali

Una di queste è andata a Yvonne Ekman con la seguente motivazione: «L’artista di origine nord europea che vive e lavora da tempo in Italia sceglie di presentare al San Valentino Arte un lavoro che sul tema ‘Love’ sembra all’apparenza schierarsi più sul versante del dolcissimo che su quello del dominatore e terribile. Un lavoro nella materia preferita, la ceramica; una bocca carnosa che più rossa non si può e una cascata di cuori anche loro rosso fuoco sembrerebbero voler risolvere al meglio la realtà data dalla sempre più bestiale violenza sulle donne, sugli altri e sui diversi. È un cuore nero, l’unico cuore nero in mezzo ai tanti rossi a rimettere in discussione la prima impressione. Al primo impatto non lo vedi e, tanto è piccolo e solo, che passa quasi inosservato. Così come purtroppo succede ogni giorno, e più volte, a pochi metri dalla nostra vita. Ci sono modi e modi per dire del proprio pensiero e a volte non c’è bisogno di urlare e si può fare con grazia». La seconda menzione speciale è stata per Giulietta Bolli: «Negli ultimi due anni ha messo in discussione se stessa e la sua storia piena di dubbi e paure più che di certezze. Deve averci preso gusto perché dopo aver retto e superato il duro confronto con il Museo Archeologico – Caos di Terni presenta al San Valentino Arte una ulteriore prova della sua intelligenza e sensibilità. L’artista lavora ancora sul supporto che meglio rende la preziosità della sua pittura, la carta, e presenta un’opera in cui abbatte in un sol colpo quel poco che restava del suo vecchio marchio di fabbrica. I preziosi fondi per cui era famosa e i primi piani da cui emergono sempre più a fatica i riferimenti, certi e rassicuranti, di cui la sua mente ha ancora bisogno fanno ormai un sol corpo. Non sai più quale sia l’uno e quale l’altro e la carta intera è vestita di una materia, anzi, di un corpo, che nessun mezzo moderno di riproduzione potrà mai provare a rendere in tutta la sua profonda ricchezza». A ‘Lo zoo di Simona’ è andato il premio della giuria popolare.

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