Sangemini: «Ascoltateci, oppure pronti ad andare in procura»

Sale l’allarme delle rsu per gli esuberi. «Sdegno» per la visita nel sito del manager Paganini senza incontrare i sindacati

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di F.L.

«Nubi sempre più cupe si addensano sul futuro degli stabilimenti Sangemini ed Amerino, futuro che rischia veramente di assumere le sembianze di un ‘dramma sociale’, soprattutto alla luce dei contenuti della documentazione trasmessa ai dipendenti in cui emerge che gli esuberi del gruppo sarebbero di 76 unità»: sale la preoccupazione delle rsu dei due siti industriali umbri, in attesa di capire come saranno distribuiti dal gruppo Acque Minerali d’Italia gli annunciati licenziamenti. Il messaggio che arriva dall’Umbria, diretto alla proprietà, è chiaro: delegati e lavoratori «rifiutano ogni discorso che non preveda la completa salvaguardia occupazionale», viceversa sono pronti a «dare mandato agli uffici legali per l’inoltro di denunce alla procura della Repubblica». Questo perché, scrivono, «da subito tutta la vicenda, legata al concordato fallimentare, ha suscitato molti dubbi e perplessità».

Relazioni industriali sempre tese

A far salire poi ulteriormente la tensione il fatto che martedì – nel giorno in cui sindacati e lavoratori della Sangemini sono scesi in piazza a Terni nell’ambito della mobilitazione organizzata in tutta la regione da Cgil, Cisl e Uil – il manager Antonio Paganini, al quale era stato richiesto «a gran voce» un incontro chiarificatore, ha fatto visita allo stabilimento «senza curarsi minimamente di convocare per un incontro gli organi sindacali». In merito a questo episodio le rsu esprimono il proprio «sdegno». «Da parte loro le lavoratrici ed i lavoratori di San Gemini ed Acquasparta – continuano -, più con i fatti che con le parole, hanno già ampiamente dimostrato quanto vogliano contribuire al salvataggio ed al rilancio di quello che è un patrimonio culturale e sociale, prima ancora che industriale e l’auspicio è che per tutti gli attori interessati dalla vicenda la salvaguardia dei livelli occupazionali e produttivi deve rappresentare un obiettivo universalmente condiviso». Il 29 marzo è previsto un incontro in Regione sulla vertenza, il 1° aprile la convocazione al Mise. Per l’ottantina di dipendenti umbri saranno ancora settimane di attesa.

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