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Home » Sanità in Umbria: «Esempio da seguire»

Sanità in Umbria: «Esempio da seguire»

di Francesca Torricelli
18 Ottobre 2017
in Dal territorio, Politica
Tempo di lettura: 2 minuti di lettura
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Prima c’era stato l’attacco di Raffaele Nevi – «fuga dagli ospedali» – poi era arrivata anche la stoccata di Catia Polidori – «la sanità è malata» – a dimostrazione che Forza Italia ha innestato la baionetta e vuole dare l’assalto al ‘palazzo’. L’assessore Luca Barberini, allora, replica e spiega.

Luca Barberini

di Luca Barberini
Assessore regionale alla salute, coesione sociale welfare

La qualità di un sistema sanitario regionale non si misura esclusivamente sul saldo tra la mobilità passiva e quella attiva e sulla sua variazione, ma su indicatori certificati e attendibili come l’equilibrio economico-finanziario, gli adempimenti Lea e la qualità assistenziale, la capacità di innovazione e investimento che promuovono pienamente la sanità umbra, considerata da sempre un esempio da seguire per appropriatezza ed efficienza, per cui andrebbero evitati inutili allarmismi, lanciati in maniera strumentale solo per finalità di tattica politica.

L’Umbria è da sempre tre le poche regioni italiane virtuose per qualità ed efficienza del sistema sanitario. Insieme ad altre tre regioni soltanto, vanta da sempre una situazione di equilibrio economico-finanziario che garantisce la sostenibilità del sistema, senza lasciare debiti alle future generazioni. Nella valutazione dei Livelli essenziali di assistenza (Lea), condotta dal Ministero della Salute per rilevare la qualità delle prestazioni offerte, l’Umbria è ai vertici della classifica delle regioni adempienti, addirittura con un incremento del punteggio degli indicatori della ‘griglia Lea’, passato da 171 punti del 2012 a 189 del 2015. Alla nostra regione, inoltre, viene da sempre riconosciuta la capacità di assicurare investimenti in strutture e tecnologie, utilizzando risorse in autofinanziamento e impiegando fondi della programmazione sanitaria nazionale.

Riguardo la mobilità dei pazienti, nel corso degli anni, il saldo è sempre stato positivo, anche nel 2016, quando è stato assicurato un saldo netto (differenza tra mobilità passiva e attiva) positivo, di circa 13,5 milioni di euro: un risultato difficile da conseguire per le piccole regioni che, per motivi di adeguatezza ed economicità, non hanno un’offerta sull’elevatissima specializzazione per evidenti ragioni di massa critica e, in questo quadro, l’Umbria è l’unica a realizzare tali risultati positivi.

In tale contesto, in Umbria, il calo della mobilità attiva è riconducibile, per circa il 50 per cento, a una contrazione dei volumi di attività delle strutture private presenti nel territorio regionale, mentre nelle altre regioni italiane l’incremento della stessa è attribuibile alla componente privata (operazione, peraltro, soggetta a verifica circa la legittimità del superamento del tetto di spesa, introdotto dal 2011) e con ricoveri per la maggior parte inappropriati.

Nonostante l’elevata qualità del sistema sanitario umbro, costruita in questi anni non ci accontentiamo di certo e continueremo a lavorare per dare risposte sempre più adeguate ai bisogni di salute dei cittadini e migliorare la qualità dell’assistenza e delle prestazioni sanitarie erogate, puntando sulle reti, sull’innovazione, sull’integrazione fra ospedali e territorio, sull’abbattimento delle liste di attesa, sulla presa in carico totale dei pazienti. Il nuovo Piano sanitario regionale, che scriveremo con il contributo dell’intera comunità regionale, ha proprio questo obiettivo.

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