Prorogata per un’altra settimana l’ordinanza della presidente della Regione Donatella Tesei, in scadenza il 14 novembre, che prevede la didattica a distanza anche per le scuole medie, così come previsto a livello nazionale per le superiori. «In merito alla mia precedente ordinanza che ha valore fino a venerdì – ha spiegato la presidente a Umbria Tv -, abbiamo fatto un’ulteriore considerazione non solo a livello di giunta ma anche con il supporto del nostro comitato tecnico scientifico, quindi riteniamo di procrastinarla di almeno una settimana. Le misure stanno portando a dei risultati importanti».
I numeri del contagio a scuola
Sono oltre 23 mila gli studenti delle scuole medie interessati. Intanto è stato costituito un nuovo tavolo per la gestione della sicurezza di alunni e docenti, composto da 29 membri coordinati dalla dirigente dell’Ufficio scolastico regionale, Antonella Iunti. Centotrenta i nuovi casi di contagio riportati dalla dashboard regionale nell’ultima settimana tra i bambini di età inferiore ai 6 anni, 304 i casi tra i 6-13 anni, 137 tra i 14 e i 17 anni, per un totale di 572 casi. Circa 3 mila 360 le persone in isolamento, tra studenti e personale.
Il ‘no’ dei sindacati
Ma contro la scelta della Regione si scagliano Cgil, Cisl e Uil, insieme alle rispettive categoria della scuola Flc Cgil, Cisl Scuola e Uil Scuola. «La decisione e ulteriormente la chiusura delle scuole medie in Umbria, nonostante le diverse indicazioni del governo nazionale e senza alcun confronto con le rappresentanze del personale scolastico – dicono in una nota congiunta -, rischia di avere ripercussioni molto pesanti, non solo sui ragazzi, privati ancora una volta della didattica in presenza, ma anche sulle famiglie, vista la quasi totale mancanza di strumenti di copertura per lavoratrici e lavoratori che devono gestire i figli a casa». Secondo Cgil, Cisl e Uil peraltro il provvedimento pone una serie di problemi mai affrontati, come «quello del digital divide per le aree interne e soprattutto per quelle terremotate, dove la didattica a distanza risulta in molti casi difficile se non impossibile». Altrettanto delicata è la situazione nella quale si trovano i ragazzi con bisogni educativi speciali, che hanno comunque bisogno della didattica in presenza, che sulla carta è comunque garantita, ma è lasciata all’organizzazione della singola scuola con evidenti difficoltà. Inoltre, Cgil, Cisl e Uil chiedono «di rendere pubbliche le evidenze epidemiologiche specifiche (cioè come la chiusura totale delle scuole medie incida sull’andamento del contagio) che hanno condotto ad un provvedimento così pesante per ragazzi e famiglie».