Sembrava tutto facile, ma forse non è proprio così. Perché la settimana prossima, quando le delegazioni cinese (Fangda Carbon) e tedesca (Ledbury & Partners) saranno in visita allo stabilimento della Sgl di Narni e poi si confronteranno con le istituzioni, parleranno della possibile acquisizione di uno stabilimento che – secondo quanto afferma il liquidatore della Elettrocarbonium, l’ultima ad averlo avuto in gestione, prima della traumatica conclusione dell’esperienza – l’avvocato Francesco Piccininno di Bari – non potrebbe riprendere, quanto meno in tempi brevi, la produzione.
L’Aia Per un motivo molto semplice: quello stabilimento al momento, sarebbe sprovvisto di un documento decisivo: l’Autorizzazione integrata ambientale (Aia), senza la quale gli impianti non possono essere rimessi in marcia. Ed è per questo forse, che il liquidatore di Sgl (l’avvocato Marco Petrucci) chiede che parli la Regione perché, è stato spiegato ad umbriaOn, «si possano fornire certezze sui tempi autorizzativi per la ripresa produttiva». Visto che sarebbe stata proprio la Regione a dichiarare decaduta l’Aia per il sito narnese.
Il Tar La Elettrocarbonium, infatti, proprio attraverso il liquidatore fa sapere di aver «impugnato innanzi al Tar dell’Umbria il provedimento della Regione Umbria con il quale si comunicava l’intervenuta decadenza della validità dell’Aia. Nel mese di aprile, infatti, le Regione, e seguito di una richiesta formale di Elettrocarbonium circa la vigenza dell’Aia ai fini di una sua eventuale valorizzazione economica, aveva comunicato formalmente che l’Aia in questione (ovvero quella specifica autorizzazione amministrativa che consente di poter svolgere l’attività di produzione di elettrodi di grafite all’interno degli stabilimenti di Narni in conformità alle prescrizioni previste in materia di tutela ambientale) era da considerare scaduta, non essendo stata volturata in favore di nessun’altra realtà industriale nei termini previsti per legge. Con tale provvedimento le Regione dichiarava che, laddove l’attività produttiva fosse stata ripresa, magari dalla società che fino ad oggi sembrava interessata ad acquisire Narni 2 (ma adesso anche Narni 1) ovvero la Sangraf, sarebbe stato necessario richiedere una nuova autorizzazione integrata ambientale».
Documento indispensabile La Elettrocarbonium, con il ricorso al Tar, spiega l’avvocato Piccininno «cerca, dunque, di salvaguardare il proprio asset immateriale da far valere anche nell’ambito della procedura di concordato preventivo attivata dagli avvocati Roberto Massarelli di Bari e Emiliano Strinati, dello studio associato Clericò-Strinati di Terni. L’Aia rappresenta ancora un’opportunità, non solo per Elettrocarbonlum, ma per tutti gli attori della vicenda legata agli stabilimenti di Narni, ivi compresa la Sgl Carbon e la Sangraf o quell’ulteriore società interessata all’acquisto degli impianti di produzione, che ora sembrano essere addirittura in tre, senza dimenticare gli ex dipendenti ed i fornitori di Elettrocarboium, in attesa di ricevere quanto loro ancora dovuto».
Doppio valore Secondo il legale, insomma, il tenere ‘viva’ l’Aia rappresenta «un’opportunità di non poco conto se si considera che la eventuale valorizzazione della stessa, attraverso una possibile cessione e titolo oneroso, consentirebbe ed Elettrocarbonium di soddisfare i propri creditori che, diversamente, rischierebbeo di rimanere all’asciutto, visto che le risorse materiali di cui dispone, e che comunque, sta cercando di vendere, non sono sufficienti per accontentare tutti. Ma è un’opportunità anche per le SGL e la Sangraf, o chi per essa, perché la volturazione dell’Aia in favore dei nuovi acquirenti, oltre a rendere più agevole la conclusione dell’affare, consentirebbe di riprendere senza ulteriori perdite di tempo la produzione industriale a beneficio di tutto l’indotto, dei lavoratori, dei fornitori e di tutta la economia locale (per ottenere una nuova Aiaservono mesi se non addirittura anni ed in una situazione complicata a livello ambientale come quella di Narni non è detto che si riesca ad avere) ed il tempo e la pazienza ormai sono finiti».
Parola ai giudici amministrativi Ecco perché, conclude il liquidatore della Elettrocarbonium, «ho dato mandato agli avvocati Ranalli e Garzuglia dello studio legale Ranalli & Associati di Terni, per far valere, innanzi al Tar Umbria le nostre ragioni e cercare di evitare che cada nel nulla l’Aia in questione e con essa la possibilità di far ripartire l’economia locale che si fonda, per gran parte, proprio si quegli stabilimenti»