di M.T.
Le ultime notizie – insomma, ‘notizie’ è un parolone, meglio indiscrezioni – sei mesi dopo la festicciola organizzata nel piazzale (il liquidatore di Sgl, Marco Petrucci, aveva brindato con i lavoratori dopo essersi ripreso le chiavi dalle mani di Michele Monachino) erano queste: rallentamento della trattativa con i cinesi di Sangraf che si erano fatti avanti e apertura di un dialogo con un possibile acquirente tedesco, che avrebbe programmato una visita in loco per le prossime settimane.
La conferma Era stato lo stesso sindaco di Narni, Francesco De Rebotti, a confermare ad umbriaOn che c’erano almeno due possibilità sulle quali il liquidatore stava lavorando e che l’amministrazione comunale seguiva le trattative, anche se Marco Petrucci non ha mai mostrato di voler raccontare in giro troppi dettagli su quello che sta facendo.
PARLA IL SINDACO DI NARNI – L’INTERVISTA
La trattativa Uno dei problemi, era emerso, sarebbe rappresentato dal fatto che Sangraf non avrebbe intenzione di farsi carico dell’intera area di pertinenza di Sgl, ma – occupando gli impianti di produzione sono una piccola parte di questa – vorrebbe prendere possesso solo della porzione relativa. Anche perché il liquidatore era stato chiaro, il 22 settembre del 2016 giorno della festicciola, affermando che chi volesse metterci piede avrebbe dovuto pagare il giusto.
MARCO PETRUCCI: «NON SI VENDE A ZERO»
La novità Solo che adesso la questione si complica, perché i quattordici mesi di ‘interregno’ di Monachino, che aveva anche rispolverato il vecchio nome ‘Elettrocarbonium’, potrebbero regalare uno strascico imprevisto ed imprevedibile.
13 LUGLIO 2015, LA «‘FITTIZIA’ RINASCITA»
Il concordato Perché – la notizia era stata tenuta riservata – il 23 febbraio scorso al tribunale di Terni è stata presentata, dal legale rappresentante dell’Elettrocarbonium, un’istanza di concordato preventivo. E la cosa ovviamente mette in discussione tutto quello che fino adesso è stato detto e scritto. Soprattutto perché, spiega l’avvocato Emiliano Strinati, che è il referente ternano dell’avvocato Roberto Massaricci del Foro di Bari, autore materiale dell’istanza, «nell’interesse dei creditori, Elettrocarbonium si prefigge di massimizzare il valore del patrimonio aziendale, che attualmente ricomprende l’Aia (Autorizzazione Integrata Ambientale)».
«Massimizzare» E che volesse «massimizzare», peraltro, Monachino non lo aveva mai nascosto, fin da quando – più o meno un anno fa (era ancora ‘in sella’) – aveva spiegato che tra scorte immagazzinate e semilavorati, nello stabilimento narnese, c’era roba del valore di circa un milione di euro che lui considerava di sua spettanza.
Questione spinosa Il giudice delegato, Alessandro Nastri, è insomma chiamato a prendere una decisione importante: senza Aia, se questa verrà effettivamente considerata di proprietà di Elettrocarbonium, il valore del sito in liquidazione sarà decisamente ridotto e, soprattutto, si potrebbe presentare la necessità di riattivare la procedura di concessione di una nuova autorizzazione. «La procedura è in itinere – spiega il legale – e i vertici della società al riguardo, vista l’importanza, preferiscono mantenere il riserbo sugli atti». Ma il macigno è grosso. Molto grosso.