Ospedale di Spoleto, riconversione Covid: «Ricorso al Tar»

Chiude anche il pronto soccorso. Il sindaco annuncia il deposito nella giornata di lunedì: «Situazione grottesca e pericolosissima»

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«Chiarisco subito che procederemo lunedì 26 ottobre con il deposito del ricorso al Tar (Tribunale amministrativo regionale), chiedendo che finalmente sia fatta chiarezza in una situazione che sta cominciando ad essere grottesca e pericolosissima». Era nell’aria e venerdì mattina, dopo la caotica giornata di giovedì, il sindaco Umberto De Augustinis lo ha ufficializzato: sarà impugnata l’ordinanza della presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei, per la riconversione del ‘San Matteo degli Infermi’ ad ospedale Covid. Con tanto di chiusura del pronto soccorso.

L’ORDINANZA DELLA TESEI PER L’OSPEDALE DI SPOLETO

Il messaggio di De Augustinis: «Nessun campanilismo»

Il sindaco già mercoledì avevo lanciato un duro attacco alla Tesei e alla giunta regionale per la decisione sul nosocomio cittadino: «Stavolta mi rivolgo non solo agli abitanti di Spoleto, ma anche a quelli della Valnerina, i cui organi di governo hanno assunto una posizione molto ferma sulla questione della chiusura dell’ospedale e del pronto soccorso di Spoleto e sulla sua riconversione a ospedale Covid. Sottolineo – le parole del sindaco – che non siamo affatto campanilisti: noi stiamo difendendo una struttura essenziale per la salute e per la vita dei cittadini. Da questa mattina il pronto soccorso è chiuso e riaprirà a febbraio 2021. Nel frattempo non è ben chiaro a chi debba rivolgersi chi ha bisogno di ricorrere alle cure del pronto soccorso. Non è un fatto di campanile. Qui stiamo parlando esclusivamente della salute di tutti coloro che sono gli utenti potenziali – conclude – e reali della struttura di pronto soccorso e, quindi indirettamente, dell’ospedale». Nella serata di giovedì cittadini ed esponenti della politica locale hanno manifestato il loro disappunto con un sit-in di fronte al pronto soccorso, quindi spostandosi in direzione Flaminia per bloccarla. Tentativo stoppato dall’intervento delle forze dell’ordine.

SPECIALE CORONAVIRUS – UMBRIAON

De Luca (M5S): «Intollerabile». Il punto di primo intervento

Sul punto interviene anche il consigliere regionale pentastellato, Thomas De Luca: «Il pronto soccorso di Spoleto chiude per la decisione di trasformare il nosocomio in ospedale Covid fino al 31 gennaio. È inqualificabile che qualcuno possa pensare di cogliere l’occasione dell’emergenza per un regolamento di conti con il sindaco De Augustinis. È intollerabile che qualcuno possa solo immaginare di smantellare questo presidio ospedaliero cavalcando la pandemia; è assurdo e scellerato pensare di affrontare l’emergenza Covid smettendo di curare le persone per tutto il resto. L’ordinanza della Regione ordina la chiusura del pronto soccorso, del punto nascita, pediatria, chirurgia, ortopedia, urologia, ginecologia, cardiologia, oculistica e tutto gli altri reparti, mentre restano aperti esclusivamente dialisi, radioterapia e oncologia. Entro il weekend tutti i pazienti ricoverati a Spoleto saranno trasferiti in altre strutture sanitarie, così come saranno ricollocati i professionisti in organico a gran parte dei reparti temporaneamente smantellati, a cominciare da quelli dell’area materno infantile». In compenso – aggiunge De Luca – «sarà istituito un punto di primo intervento per prima diagnosi, interventi non urgenti, stabilizzazione del paziente e trasporto in sicurezza al pronto soccorso più vicino. La situazione è critica, bisogna fare dei sacrifici è vero. Chi lo dice però è sempre chi non ha nulla da rischiare. Chi parla dall’alto del suo scranno non vive in Valnerina e non sa cosa significa essere sprovvisti di copertura territoriale del 118 in orario notturno. Non sa cosa significa veder sensibilmente ridotte le proprie aspettative di vita di fronte a una patologia tempo-dipendente. Esprimiamo – conclude – vicinanza e solidarietà ai cittadini in protesta che ieri sera sono arrivati allo svincolo sud della città, pronti a bloccare la Flaminia. Tutto questo non è tollerabile».

Nevi (FI): «Regione riconsideri chiusura pronto soccorso»

«Venerdì mattina – le parole del deputato di Forza Italia, Raffaele Nevi – ho passato molte ore al telefono a seguire la situazione Covid in Umbria, anche nella mia veste di Deputato eletto nel collegio di Terni, Orvieto, Spoleto, Todi. Certamente il sistema sanitario è sotto stress ma la situazione è sotto controllo. È chiaro che nei prossimi giorni potrebbe essere ancora più critica e quindi tutti dobbiamo capirla e dobbiamo farcene carico senza personalismi, egoismi o campanilismi. Stiamo tutti lavorando per fare in modo che la rete ospedaliera sia finalmente considerata una cosa organica e non fatta di mondi separati. Certamente a causa del Covid non possiamo chiudere interi reparti fondamentali per la cura delle altre patologie e questo vale per gli ospedali di tutta la regione. Ecco perché sono sicuro che la Regione troverà il modo nelle prossime ore di riconsiderare la chiusura del pronto soccorso a Spoleto. Una Città così importante per la Regione non può stare senza un presidio di soccorso seppure in via straordinaria e per un tempo che speriamo sia il più breve possibile. So che la Giunta sta già lavorando in questa direzione. Se dovessi dare un consiglio agli sfortunati amministratori regionali che dovranno affrontare questa lunga traversata nel deserto, certamente consiglierei maggiore attenzione nella comunicazione e nei rapporti istituzionali.Ci vuole maggiore dialogo istituzionale e anche politico, all’interno della maggioranza e anche con l’opposizione. Tutti devono essere responsabilizzati rispetto ad una situazione da cui ne usciamo solo uniti».

Monsignor Renato Boccardo

L’arcivescovo Boccardo: «Regione presti la giusta attenzione al sentire popolare»

L’arcivescovo di Spoleto-Norcia, monsignor Renato Boccardo, condivide «la preoccupazione della cittadinanza e delle autorità civili circa la continuità del servizio garantito dall’ospedale San Matteo degli Infermi, che costituisce un prezioso e qualificato punto di riferimento non solo per la città di Spoleto ma anche per i comuni limitrofi e della Valnerina». Pur comprendendo la necessità di provvedimenti eccezionali per rispondere all’emergenza sanitaria in atto, Boccardo auspica che «le competenti istituzioni regionali, alla luce delle norme a tutela della salute del territorio, prestino la giusta attenzione al sentire popolare evitando decisioni che possono avere come conseguenza un ulteriore impoverimento di questa parte di Umbria già gravemente ferita dal terremoto del 2016. Di fronte all’attuale grave crisi sociale ed economica, nella quale la questione dell’ospedale assume una particolare rilevanza, è necessario che prevalga la ricerca del bene di tutti, frutto di un dialogo civile e rispettoso e attento ai bisogni reali delle persone».

Cisl Umbria: «Scelta affrettata e inopportuna»

«Il Covid si sta nuovamente diffondendo anche in Umbria, dove il settore della sanità regionale si trova a combattere un’emergenza che non è fronteggiata da un’adeguato organico anche a causa della carente programmazione preventiva. Riguardo alla decisione che è stata assunta, a nostro avviso in maniera unilaterale e affrettata, della temporanea chiusura del pronto soccorso dell’ospedale di Spoleto, la Cisl Umbria ritiene che tale scelta vada a penalizzare fortemente un territorio che raccoglie tutto il bacino della Valnerina che di per sé già sta pagando lo scotto di un depotenziamento dei servizi legato all’evento sismico del 2016. Come Cisl non stiamo criticando la scelta di individuare l’ospedale in questione come una struttura dedicata al Covid, ma chiediamo che il plesso ospedaliero anche durante il periodo della pandemia mantenga attivo il pronto soccorso e non solo un ‘Punto di primo intervento. Pertanto, soprattutto in questo momento delicato da un punto di vista sanitario, chiediamo alla Regione Umbria di confrontarci per rivedere questa decisione che penalizza fortemente la popolazione di quel territorio ed inoltre garantisca in modo inequivoco, alla fine dell’ emergenza, almeno il ripristino delle prestazione erogate in precedenza nel presidio ospedaliero. Siamo convinti che il modello giusto da perseguire sia quello di una sanità fortemente legata al territorio e alle esigenze della propria popolazione, dando risposte tempestive».

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