Un piano industriale «totalmente inaffidabile e irricevibile»: i sindacati Fisascat Cisl, Filcams Cgil e Uilcom dell’Umbria bocciano senza appello il percorso pianificato per l’ex Maran di Spoleto nell’ambito del passaggio di mano dall’attuale proprietà – la Hoist Italia Srl – all’acquirente Ixigest. L’incontro con le organizzazioni sindacali si è tenuto venerdì mattina presso la Regione Umbria e in quella sede la Ixigest ha illustrato il piano industriale – da attuare qualora la cessione andasse in porto – che dovrebbe garantire l’occupazione esistente sia a Spoleto che nella sede (95 dipendenti) di Craiova (Romania). Intanto, a seguito dell’assemblea, è stato dichiarato lo stato di agitazione: primo passo, si spera l’unico necessario, della protesta.
Spoleto: vendita Hoist Italia. Incontro senza piano industriale. I sindacati: «Vigiliamo»
Il ‘no’ dei sindacati: perché
Secondo le sigle sindacali il piano è «inaffidabile perché non ci sono certezze del mantenimento delle lavorazioni delle committenti; irricevibile per ciò che concerne la richiesta di riduzione del costo del lavoro: si ritorna alle retribuzione dell’accordo del 2018, ovvero taglio del 15% della retribuzione base, con rinuncia del livello di inquadramento attuale (uno indietro, per alcuni due o tre) e rinuncia agli scatti di anzianità maturati».
«Retribuzioni sotto la soglia di povertà»
Fisascat, Filcams e Uilcom bollano come «vergognosa la richiesta da parte di Ixigest e in misura ancora maggiore da parte di Hoist Italia Srl che avvia una procedura di cessione di ramo di azienda totalmente a carico dei lavoratori». Da qui la richiesta di «un piano riorganizzativo che garantisca occupazione e redditi». L’assessore regionale Michele Fioroni ha nuovamente convocato le parti per il 31 luglio alle ore 15 con l’obiettivo di ricevere nuove proposte nel contesto della trattativa. «Siamo coscienti – osservano le tre sigle – del fatto che il settore del recupero crediti conto terzi non offra particolari certezze future nel medio/lungo periodo, ma chiedere oggi accordi sindacali che prevedano retribuzioni sotto la soglia di povertà, è sintomo solo di arroganza e non di capacità imprenditoriale».