di Veronica Quadraccia
In occasione del 43° anniversario della strage di Bologna, l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (Anpi) ha organizzato presso il cimitero di Terni un evento, che si terrà mercoledì 2 agosto a partire dalle ore 10, in memoria delle 85 vittime tra cui il ternano Sergio Secci, per cui verrà anche deposto un cesto di fiori di fronte alla cappella di famiglia. Anche il quotidiano La Stampa di Torino ha pubblicato recentemente un articolo a firma di Andrea Palladino. Di seguito uno stralcio significativo: «È sempre bene ricordare cosa fu la strage di Bologna quel 2 agosto del 1980. Di questa tragedia eÌ€ chiamato a rispondere Gilberto Cavallini, terrorista nero dei Nar, considerato dai magistrati il quarto uomo del commando, che si muove tra le strade dell’Umbria. E’ cosiÌ€ perché in regime di semilibertà e in carcere, a Terni, ci entra soltanto la notte per dormirci. Per il resto del tempo, una cooperativa ternana gli offre la possibilità di impiego, quindi di libertaÌ€. Cavallini, il componente piuÌ€ anziano dei Nar, eÌ€ tra i killer spietati del magistrato Mario Amato, ucciso in un agguato 43 anni fa. A guidare la moto per la fuga c’era il suo amico, l’inseparabile Ciavardini, l’uomo che a Terni ha creato la cooperativa insieme alla moglie Germana De Angelis, entrambi eversori neofascisti, per aprire le porte del carcere al vecchio amico».
Di seguito il testo che verrà letto la mattina del 2 agosto dai rappresentanti dell’Anpi di Terni.
La disumanitaÌ€ della violenza fascista e stragista si espresse con Il micidiale ordigno, che il 2 agosto 1980 causoÌ€ la morte di 85 persone e provocoÌ€ immani sofferenze tra i familiari e gli amici, nella cittaÌ€ di Bologna come nel resto del Paese, ha impresso un segno indelebile nelle nostre coscienze. L’immagine della stazione ferroviaria con l’orologio fermo al minuto della tremenda esplosione eÌ€ divenuta simbolo della disumanitaÌ€ del terrorismo, dell’attacco sferrato al cuore della democrazia italiana e della risposta, ferma e solidale, che la societaÌ€ e lo Stato seppero dare agli eversori assassini. La strage di Bologna era iscritta in una strategia che mirava a destabilizzare le istituzioni e la sua matrice eÌ€ stata accertata dalle conclusioni giudiziarie. Permangono ancora domande senza risposta e la memoria e il nostro impegno eÌ€ anche sostegno a non dimettere gli sforzi per andare avanti e raggiungere quella piena veritaÌ€, che eÌ€ premessa di giustizia. L’Associazione dei familiari delle vittime, di cui Torquato Secci papaÌ€ di Sergio eÌ€ stato Presidente per lunghi anni, ha dispiegato in questi anni un impegno assiduo e coinvolgente che, di recente, ha portato all’introduzione del reato di depistaggio, ulteriore strumento a disposizione della magistratura. Il terrorismo – che il nostro Paese ha conosciuto e sconfitto grazie alla sua unitaÌ€ e alla fedeltaÌ€, mai venuta meno, ai principi della democrazia e del diritto – oggi si manifesta nel mondo in forme nuove e con una ferocia non certo inferiore. Il senso di umanitaÌ€ che ci lega e i valori democratici che poggiano sul valore assoluto della persona iscritto nella nostra Costituzione ci daranno la forza per battere la follia distruttrice dei nuovi seminatori di morte. Con questa nostra presenza desideriamo stringerci ai familiari e confermare la nostra partecipazione al dolore di coloro i quali subirono la perdita di un loro caro e rinnovare la nostra solidarietaÌ€ ai cittadini e alla municipalitaÌ€ di Bologna, che hanno sempre saputo difendere con orgoglio la democrazia e la Repubblica quando queste sono state attaccate con azioni violente e trame oscure.