L’orologio segna le dieci e ventisei da 42 anni. Dal 2 agosto del 1980, quando una bomba fece a brandelli quasi 300 persone. Ammazzandone 85 e ferendone più o meno gravemente oltre 200. L’orologio è quello della stazione di Bologna. A perdere la vita furono 77 italiani, tre tedeschi, due inglesi, uno spagnolo, un francese e un giapponese. La più giovane delle vittime (Angela Fresu) aveva tre anni, il più anziano (Antonio Montanari) 86. In quella stazione, quel 2 agosto, a bordo di un treno c’era anche un ragazzo di Terni, Sergio Secci. E come ogni anno, il Comune di Terni, rappresentato dall’assessore all’urbanistica, con il gonfalone scortato da agenti della polizia Locale, ha partecipato nel capoluogo emiliano alle commemorazioni.

Sergio Secci
Sergio oggi avrebbe 66 anni. Ma, invece, non ne ha mai avuti 25. Perché venne investito in pieno dall’esplosione e morì cinque giorni dopo, al termine di una straziante agonia. Sergio, a cui anni dopo Umberto Eco – che era stato suo insegnante proprio al Dams di Bologna – avrebbe dedicato uno struggente ricordo, credeva quel giorno di andare incontro alla vita; ad un lavoro a Bolzano, dov’era diretto; invece su quel treno, in quella stazione della città che tanto amava, gli assassini gli avevano fissato un appuntamento con una morte orribile.
Il ricordo dell’Apt
In ricordo di Secci e della strage di Bologna, l’Amatori Podistica Terni – come di consueto – ha organizzato un Run&Walk by night: l’evento si è svolto alle 20.30 di lunedì al camposcuola Casagrande.