Studenti e sindacati in piazza per dire basta a precariato e lavoro senza regole

Fotogallery – Manifestazione giovedì a Perugia, in piazza Italia, da parte dei giovani e delle sigle sindacali del precariato

Condividi questo articolo su

«In Italia sta crescendo una generazione abituata al precariato e allo sfruttamento, dobbiamo ribellarci a questo modello in cui ragazze e ragazzi sono stretti nella morsa dei tirocini, dei contratti a termine e della somministrazione a tempo determinato». È un grido di rabbia quello che si è alzato giovedì pomeriggio da piazza Italia, a Perugia, dove i sindacati di lavoratrici e lavoratori precari (Nidil Cgil, Felsa Cisl e Uiltemp) hanno manifestato insieme a studentesse e studenti di Rete e Udu sotto lo slogan ‘Basta precarietà’. Una mobilitazione che nasce «dall’indignazione per la morte di due giovanissimi studenti in percorsi che dovrebbero essere di formazione-lavoro, ma che in realtà, troppo spesso, si trasformano in vero e proprio sfruttamento, in lavoro non retribuito e nemmeno sicuro».

Le immagini della manifestazione degli studenti

Troppi incidenti sul lavoro e troppe morti

Accanto a questo ci sono i dati allarmanti sugli infortuni sul lavoro, esplosi nel 2021: 8.904 quelli registrati dall’Inail in Umbria, contro i 7.880 del 2020, con ben 26 morti (erano state 11 nel 2020). E poi quelli sul precariato: «Nella nostra regione – osservano i sindacati, che sono stati anche ricevuti dal prefetto di Perugia – l’occupazione in somministrazione a tempo indeterminato e determinato è cresciuta oltre le 7.000 unità nel 2° trimestre del 2021. Mentre i nuovi contratti a tempo determinato sono il triplo di quelli stabili e arretra l’utilizzo dell’apprendistato. È evidente come tutto ciò sia estremamente allarmante e questo allarme va trasferito agli attori politici e istituzionali. In questo contesto ci appare importante convocare l’osservatorio regionale sul mercato del lavoro, istituito lo scorso 10 dicembre e renderlo realmente operativo».

«Lavoro somministrato, una costante»

Secondo Nidil Cgil, Felsa Cisl e Uiltemp turba in particolar modo, «l’utilizzo disinvolto che le aziende ospedaliere e le Usl fanno della somministrazione, specie con lavoratori specializzati quali infermieri ed oss, con rinnovi contrattuali spesso mensili e proroghe che arrivano il giorno prima della scadenza». Al tempo stesso, i sindacati reputano importante «potenziare l’organico del pubblico impiego che svolge intermediazione e orientamento al lavoro». A tale proposito, Nidil Cgil, Felsa Cisl e Uiltemp segnalano «l’assordante silenzio da parte dell’assessorato competente intorno ai 28 navigator umbri, che, in cooperazione con i centri per l’impiego, hanno continuato a profilare i beneficiari del reddito di cittadinanza, attuando anche i primi tentativi virtuosi di ‘intermediazione’ tra domanda e offerta di lavoro».

La vertenza di questure e prefetture

Altra preoccupazione espressa dai sindacati è quella per il futuro dei somministrati presso questure e prefetture a Perugia e Terni, il cui destino incerto sembra stia indirizzandosi verso un esito negativo, con la mancata conferma degli stessi lavoratori. «Crediamo che anche in questo caso debba essere obiettivo comune salvaguardare professionalità e percorsi maturati nel tempo», affermano i sindacati.

Le criticità di stage e tirocini

Infine, c’è la grande questione della ex alternanza scuola-lavoro, oggi Pcto, e degli stage e tirocini. «Chiediamo regole e percorsi certi per studentesse e studenti che intraprendono questa strada – hanno detto associazioni e sindacati dalla piazza perugina – mentre chiediamo che stage e tirocini non retribuiti vengano interamente sostituiti dai contratti di apprendistato, che garantiscono una retribuzione e i diritti base che dovrebbero essere riconosciuti a chi lavora. Chiediamo maggiore responsabilità da parte di tutti gli attori impegnati a gestire l’avvio al lavoro delle giovani generazioni e maggiore inflessibilità con chi sbaglia. Chiediamo anche che la Regione, di concerto con le parti sociali e con l’università, metta in campo una vera programmazione delle attività di orientamento e indirizzo che permetta di utilizzare al meglio le professionalità che escono dall’università e di contrastare, almeno in parte, l’emigrazione giovanile che da anni affligge la nostra regione».

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli