Teatro Verdi Terni e la lettera di Gigi Proietti: «Ascoltiamolo»

L’architetto Leonelli e il professor Raspetti citano la missiva dell’attore: «Tocca tutti i punti fondamentali. Diamogli retta per il nostro bene»

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di Alice Tombesi

Anche Gigi Proietti fa sentire la sua voce nel dibattito, il cui inizio risale a circa dieci anni fa, sul Teatro Verdi di Terni. La lettera, riportata e commentata dall’architetto Paolo Leonelli e il professor Giampiero Raspetti durante una conferenza stampa mercoledì mattina nei locali dell’associazione culturale La Pagina, «dice tutto quello che serve» afferma Leonelli. L’opinione dell’attore, con cui si apre la lettera, è chiara: «Premetto subito che io sarei per il recupero dell’originale». Considerazione che fa da appendice ai dibattiti sorti in seguito alla pubblicazione del bando dello scorso 21 aprile del concorso di progettazione internazionale che condurrà la città di Terni ad avere un progetto per il rifacimento del teatro. Progetto che, tuttavia, sarà impegnato nel rispetto di un vincolo che allontanerà l’edificio dall’idea di teatro all’italiana, come era stato pensato e costruito prima di passare in mano a Lucioli, trasformandosi in cinema.

Acustica e visibilità

«L’amministrazione sostiene che il teatro poteva ospitare fino a 650 spettatori ma in realtà i posti erano 1214 – afferma Leonelli -. Teatro all’italiana vuol dire che si hanno acustica e visibilità perfette ma quello che propongono ora queste cose non ce l’ha». Due caratteristiche di non poco conto che lo stesso Gigi Proietti menziona: «Approfitterei, nel restauro, di verificare bene l’acustica, la profondità del palco e altri dati tecnici per renderlo più funzionale possibile. […] Avere una stagione teatrale fa bene alla città e se si ha la fortuna di avere già uno spazio adatto, perché cambiargli i connotati?».

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L’emergenza culturale

I vincoli posti per la ricostruzione del Verdi risalgono alla vecchia amministrazione e da quei vincoli è ripartita la nuova, con l’obiettivo di sanare quella che è stata definita dall’assessore ai lavori pubblici, Benedetta Salvati, «un’emergenza culturale». Da anni, infatti, la città di Terni è priva di un polo culturale fondamentale come il teatro. Ma che questo venga ricostruito allontanandosi del modello all’italiana pone su due fronti opposti l’amministrazione ternana e tutti coloro che rivorrebbero il ‘vecchio Verdi’ tenendo in considerazione la voce della cultura: «Non riguarda il faber ma il sapiens – sostiene il professor Raspetti -, non l’urbanistica ma la cittadinanza e la sua espressione culturale».

La lettera di Gigi Proietti

Il ‘Verdi’ e Gigi Proietti

È evidente, quindi, che tra le richieste avanzate durante la conferenza ci sia anche quella di fare spazio all’opinione di chi, quel futuro teatro, dovrà solcarlo. Certo è che la città di Terni merita di riavere indietro il suo ‘Verdi’, quello che un tempo attirava persone da tutta la penisola e quello in cui, ben prima di diventare attore, Gigi Proietti era solito recarsi per assistere a spettacoli teatrali o opere liriche: «Io frequentavo il ‘Verdi’ prima di fare la mia professione e adesso la mia memoria mi dice che se Verdi ha da essere, che Verdi sia (scherzo naturalmente)’.

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