Blitz della Guardia di Finanza – in campo i militari del Gruppo di Terni – presso un’azienda agricola, dedita anche al confezionamento di articoli da regalo per le festività natalizie e ubicata fra le zone di Maratta e Gabelletta. I finanzieri, a seguito dell’accertamento condotto, hanno scoperto che, su 25 dipedenti presenti, ben 15 erano ‘in nero’: sprovvisti del regolare contratto di lavoro.
«In ragione del superamento della soglia del 10% di lavoratori ‘in nero’ – spiega una nota del comando provinciale di Terni della Guardia di Finanza, guidato dal colonnello Mauro Marzo -, la ditta è stata segnalata agli Uffici del Lavoro per l’emissione del provvedimento di sospensione dell’attività imprenditoriale. È stata inoltre comminata, a carico del datore di lavoro, l’applicazione della maxi sanzione e l’irrogazione complessiva di sanzioni amministrative per oltre 30 mila euro».
«L’operazione delle Fiamme Gialle di Terni – prosegue la nota – si inserisce in un piano di controlli che nel corso del 2024 ha consentito di scoprire nel territorio provinciale 28 lavoratori ‘in nero’, 16 ‘irregolari’ e 14 datori di lavoro che sono stati verbalizzati per l’utilizzo di tale manodopera. La prevenzione e il contrasto del lavoro nero e irregolare, e di tutte le manifestazioni di illegalità ad esso connesse quali l’evasione contributiva e le frodi in danno del sistema previdenziale, costituiscono uno degli obiettivi primari della Guardia di Finanza, che svolge attività investigative prioritariamente orientate alla lotta di fenomeni di sfruttamento della manodopera e delle altre forme di prevaricazione in danno dei lavoratori. Il sommerso da lavoro rappresenta infatti una grave forma di illegalità plurioffensiva, poiché danneggia sia le aziende che operano nella legalità sia i lavoratori che si vedono privati delle certezze sulla stabilità del rapporto d’impiego».
In merito alla notizia si precisa che non si tratta di Spazio Verde, nota attività della zona di Maratta: «Ringrazio umbriaOn per la disponibilità che mi ha dato di chiarire l’equivoco», scrive Marco Gubbiotti.