Più che il calcio – sì, grande passione – è la voglia di stare insieme a spingerli a giocare a capodanno, quando di solito la gente si dedica a tutt’altro: dal riposo post-cenone, all’ennesimo pranzo, fino alla rimpatriata in famiglia. Invece loro – chi fa parte del nutrito gruppo che solitamente si ritrova almeno una volta la settimana al campo della Terni Est di via Vulcano – hanno voluto indossare ancora una volta gli scarpini, sfidare il freddo – abbastanza clemente stavolta – e correre dietro ad un pallone.
Fra amicizia e solidarietà
Fra di loro – il maestro Mogol, spesso ospite, ne sa qualcosa – c’è anche chi quel pallone lo sa ‘trattare’, visti i trascorsi calcistici di discreto livello. Ma per il gruppo organizzato dall’ex consigliere comunale Pasqualino Burgo, che supera anche i confini di Terni coinvolgendo persone anche dalla vicina Spoleto, l’importante è davvero ‘partecipare’. E magari dare una mano a chi è meno fortunato, ad esempio – come a capodanno – donando qualche dolce e giocattolo alla ‘Casa del bambino’ di don Alessandro Rossini.

Generazioni in campo
Poi ci sono i personaggi, coloro che superati i 70 anni – e talvolta alle soglie degli 80 – non rinunciano allo sfizio della ‘partitella’: calcio a 11, va ricordato. Se gli si chiede perché lo facciano ancora, la risposta è generalmente semplice e univoca: «Per sentirsi giovani, finché fisico e salute aiutano». Poi a questi veterani – tre su tutti, Alfiero Beco, Pasquale Autorino e Carlo Cianchetta – capita di dover fronteggiare anche i 20enni che in campo non mancano. Un passo diverso rispetto al loro, «ma anche una grande educazione e rispetto». E così la partita è anche un’occasione per trasmettere valori fra generazioni. Nel segno dello stare insieme facendo e facendosi del bene.