L’obiettivo è dichiarato: «La nostra priorità – dice Fabio Neri, portavoce del comitato ‘No inceneritori’ di Terni, nel presentare la manifestazione che si svolgerà in città domenica mattina – è quella di chiudere gli inceneritori, ipoteca permanente sulla salute pubblica rappresentata dalla sola loro presenza nella Conca. Ecco perché da oggi, dalla manifestazione del 14 febbraio in poi, l’unico obbiettivo che la città dovrà darsi sarà la chiusura degli inceneritori».
I partiti Oggi, spiega Neri, «dopo vent’anni di esistenza degli inceneritori, tutti i partiti si dicono contrari. E non solo quelli che hanno finto di contrastarli per vent’anni, ma anche quei partiti che dalla fine degli anni ’90, sia in sede comunale che provinciale e regionale, hanno sostanzialmente voluto gli inceneritori. Ecco, questi, oltre ad essere contrari all’incenerimento, sono davvero pronti ad affrontare nelle sedi opportune le aziende che oggi sono proprietarie degli inceneritori? Perché si da il caso che solo pochi hanno provato ad inceppare i processi autorizzativi in atto, a smascherare le modalità con cui per anni è stato negato l’effettivo stato di salute e di contaminazione della Conca, a denunciare omissioni e connivenze delle agenzie di prevenzione e protezione. Tra questi pochi non vi sono certo i vari partiti».
I fatti Per questo motivo, dice il portavoce del ‘No inceneritori’, «li aspettiamo alla prova dei fatti, insieme alla presidente della Regione Marini, perché ancora una volta ricordiamo loro che, anche senza i rifiuti dello ‘Sblocca Italia’ o del Css, sia Acea che Terni Biomassa continueranno comunque a funzionare. Da che parte stanno? Siamo convinti che non gli convenga più rimanere nell’area grigia dove è vero tutto e il contrario di tutto, ma che abbiano il coraggio di assumersi una scelta che è per il futuro della città».
La ‘differenziata’ Non convince nemmeno il nuovo progetto di raccolta differenziata: «Almeno ogni anno, da una decina a questa parte – dice Neri – abbiamo registrato presentazioni di piani. Nessuno degli obbiettivi stabiliti sono stati minimamente raggiunti. Come spiegarlo? Lo scarso 40% della città di Terni è la dimostrazione di una volontà politica, non dichiarata, di continuare ad alimentare la discarica di Acea ad Orvieto, spendendo decine di milioni di euro per il conferimento. Non può esserci altra spiegazione plausibile, a fronte di una gestione alternativa che invece in altre aree del Paese recupera soldi dalla vendita del riciclato e dalla diminuzione del conferimento in discarica».
La salute Negli ultimi venti anni, è l’accusa, «chi ha amministrato questo territorio ai vari livelli non ha creato alcuna resistenza al fatto che i produttori di rischio abbiano per legge il controllo totale sui dati delle emissioni, che infatti vengono monitorati e comunicati in autocertificazione. Mentre le amministrazioni e le agenzie come Arpa e Usl, riconoscendo di fatto questo status quo, non hanno valutato, come nelle loro competenze, il livello delle esposizioni, tanto da aver partecipato per venti anni alle decine di conferenze di servizi svolte per autorizzare i vari inceneritori, senza opporre mai un problema di salute pubblica. Diciamo ‘mai’ per significare, carte alla mano, il pieno significato del termine. Ci si è al massimo attestati come ha fatto ultimamente la Usl alla ‘conta dei morti’, al dato della mortalità, dato epidemiologico dalle mille interpretazioni e, considerato da solo, di scarso valore. Omettendo invece il dato dell’incidenza delle varie patologie, ben più complesso e completo, perché tiene dentro non solo l’insorgere delle malattie potenzialmente mortali (da cui però si guarisce ogni tanto, diminuendo quindi la mortalità generale), ma anche di quelle croniche le quali, concretamente, fanno vivere peggio. Oggi è questo ciò che deve stare alla base della decisione politica e amministrativa e la strada l’ha segnata lo Studio Sentieri, ma ai fini della dimostrazione della nocività sul lungo periodo degli inceneritori esistono vari studi che portano sempre alle stesse conclusioni: nelle popolazioni esposte alle emissioni di inceneritori risultano sempre incidenze superiori di varie patologie rispetto a quelle non direttamente esposte».
Le autorizzazioni Secondo il portavoce del comitato ‘No inceneritori’, «la città, i ternani e le ternane, da anni stanno dimostrando, in un crescendo costante di partecipazione e consapevolezza, la chiara volontà di chiudere con la stagione dell’incenerimento. A questo processo di crescita le istituzioni devono saper corrispondere esercitando i propri poteri. Oggi hanno la concreta possibilità di rigettare l’istanza di Terni Biomassa, che senza Autorizzazione integrata ambientale sarà costretto a chiudere. Come hanno la possibilità di rigettare l’istanza di Acea di modifica parziale del combustibile e di chiedere il riesame dell’Autorizzazione integrata ambientale, perché nel frattempo sono insorte nuove evidenze scientifiche sullo stato di salute pubblica. Inoltre il Comune di Terni dovrà rigettare ogni istanza presentata presso le diverse autorità competenti per nuovi impianti a biomasse e biogas, di qualunque taglia. Piccole lobbies locali troppo abituate a camminare nei corridoi del Palazzo stanno in questi ultimi tempi riaffacciandosi. Un’altra fonte di emissioni sarebbe troppa. Le imprese ovviamente reagiranno, ma gli enti locali hanno ancora potere per decidere».
La curiosità Quella di domenica, peraltro, sarà una manifestazione – «alla quale stanno pervenendo moltissime adesioni», dice Neri – che si andrà ad incrociare con la processione religiosa che riaccompagnerà le reliquie di San Valentino dal Duomo nella sua basilica. Il percorso del corteo ‘no inceneritori’, infatti, partirà alle 10 da piazza della rivoluzione francese e, dopo aver percorso viale Brin, viale Centurini, via Gramsci e via Lungonera Cimarelli, raggiungerà il Comune da via Cristoforo Colombo: «Ma ci hanno spiegato che dovremo aspettare che passi la processione – precisa Neri – per poter fare l’ultimo tratto». Ma questo, ovviamente, è solo un dettaglio.