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Home » Terni, debiti All Foods: «Comune sapeva»

Terni, debiti All Foods: «Comune sapeva»

di Marco Torricelli
7 Ottobre 2016
in Apertura 5, Attualità, Economia, Politica
Tempo di lettura: 4 minuti di lettura
Il colloquio tra Di Girolamo e i quattro consiglieri

Il colloquio tra Di Girolamo e i quattro consiglieri

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di S.F.

Si sono piazzati lì, davanti all’ufficio del sindaco Di Girolamo e – tra una telefonata al Prefetto (tentativo a vuoto) e una minaccia di rivolgersi addirittura ai carabinieri – quattro consiglieri comunali di minoranza (De Luca, Pococacio e Trenta del M5S e Melasecche di ‘I Love Terni’) hanno chiesto di ricevere un documento che, a loro avviso, gli uffici del Comune non avrebbero intenzione di mostrare. Un documento che, al termine dell’occupazione’, hanno ottenuto nel tardo pomeriggio intorno alle 18.30: tira e molla tra sindaco, dirigenti e uffici vincente.

PIACENTI D’UBALDI: «GLI ALLARMISMI DEI GRILLINI CREANO PROBLEMI SERI TRA BANCHE E AZIENDE»

L'attesa
L’attesa

«Resistenza vergognosa» Una caccia che ha dato i suoi frutti: «Dopo una – la sintesi di Melasecche – frenetica giornata al cardiopalmo, mentre stavamo per chiamare i Carabinieri, nonostante la resistenza vergognosa di Piacenti nel non consegnare la proposta di delibera alla giunta del 7 marzo 2016, mai deliberata ma richiusa nei cassetti, alle ore 18,30 il documento ci è stato dato dal funzionario. Certificata la conoscenza debito fuori bilancio  già da quella data con sette mesi di vergognosa ed illegale negazione di quei documenti e dell’esistenza del debito». Il contenuto sarà svelato in una conferenza stampa venerdì mattina, alle 12.30.

I debiti fuori bilancio Si tratta, secondo i quattro consiglieri comunali, di un documento, risalente al 7 marzo scorso, proveniente dal dipartimento ‘promozione sistema formativo e sociale’ e indirizzata alla direzione ‘affari generali’, avente come oggetto la ‘proposta di deliberazione di giunta avente come oggetto il riconoscimento di legittimità di debiti fuori bilancio’. Indicato nella circostanza con l’acronimo ‘dfb’. Il riferimento è alla questione legata ad All Foods.

La ‘prova’ mostrata dai consiglieri a Di Girolamo
La ‘prova’ mostrata dai consiglieri a Di Girolamo

Documento sparito Il problema, però, sarebbe questo: di quel documento si sono perse le tracce. Non c’è o, almeno, non si trova. Ma ai quattro consiglieri di minoranza la faccenda non sta bene e vogliono parlarne con il sindaco. Di persona: «Sono quattro ore che giriamo per palazzo Spada e nessuno sa nulla, è impossibile. Quel documento è stato protocollato, ma non allegato. E all’ordine del giorno della giunta non è mai arrivato». Ed è partita la caccia.

L’incontro Di Girolamo, di ritorno dall’incontro al PalaSì per ‘Agenda Urbana’, si era presentato nel suo ufficio alle 13.31 e, sei minuti più tardi, aveva fatto entrare i quattro consiglieri comunali: la conversazione si è protratta fino alle 13.48, con la promessa del sindaco di far sapere cosa effettivamente ci fosse dietro alla faccenda. Il mirino dei quattro è puntato specialmente su una dirigente comunale, che «non poteva non sapere».

Danila Virili Consiglieri in pressing in special modo sulla dirigente alla promozione del sistema formativo e sociale che, a loro modo, deve avere giocoforza quel documento: tuttavia l’interessata – una delle interpellate nel ‘viaggio’ dentro palazzo Spada dei consiglieri – aveva spiegato di non saperne nulla. Il che ha fatto scattare l’immediata ‘minaccia’ della Trenta: «Chiamiamo i carabinieri». Non concretizzata, perché poi è arrivato Di Girolamo; nel mezzo un confronto con il capo di gabinetto Moreno Rosati, che aveva confermato la versione della Virili.

La dirigente Danila Virili
La dirigente Danila Virili

In precedenza Trenta, Pococacio, De Luca e Melasecche – tentativo a vuoto di parlare con il prefetto Pagliuca, conversazione avuta con la segretaria Anna Lucia Tomassi, al quale ha spiegato che la «situazione è gravissima perché il Comune non vuol consegnare il documento, voi e la magistratura dovete intervenire» – erano andati a parlare con la dirigente agli affari generali Vincenza Farinelli e il funzionario del Comune Corrado Mazzoli. Quest’ultimo, stando a De Luca, avrebbe semplicemente affermato che «ho l’ordine di non consegnare alcun documento dopo ciò che è accaduto di recente».

«Il Comune sapeva» Alla base della caccia al documento c’è sempre la consueta idea in merito ai debiti fuori bilancio: «Il Comune sapeva fin da marzo e questa proposta di deliberazione di giunta lo dimostra, erano a conoscenza dei debiti relativi al servizio di refezione scolastica». Intanto la Virili aveva dato appuntamento ai quattro consiglieri per giovedì prossimo per parlare della questione. Si è risolto molto prima e ora venerdì nuovo appuntamento con la proposta di deliberazione in mano.

di-girolamo-melasecche-pococacio-trentaLa replica Mentre il M5S attendeva la svolta positiva per arrivare alla documentazione di marzo, è arrivata la risposta all’assessore Piacenti D’Ubaldi: «L’assessore prima ci accusa di ignoranza e poi addirittura promuove il Movimento Cinque Stelle al rango di agenzia di rating. È paradossale l’accusa di intaccare la solidità delle aziende che lavorano per il Comune fatta da chi, stando alle notizie emerse in questi giorni, avrebbe “trascurato” di riconoscere dei debiti come tali, non pagando le stesse aziende fornitrici per milioni di euro e mettendo concretamente a rischio centinaia di posti di lavoro. La vera politica dello sfascio è quella che il PD ha portato avanti in questi anni ed ha centrato appieno l’obiettivo tanto che la città si ritrova ora sull’orlo del fallimento. Siamo oramai all’ultimo stadio della propaganda del regimetto: la città ha già capito, ha compreso che fino ad oggi è stata ostaggio di una guerra di potere tra le bande interne al Partito Democratico ed ora è nauseata dal torpiloquio autoreferenziale e dalle promesse mai mantenute che si rinnovano all’infinito. È bene – termina la nota del M5S – che si passi al più presto dalla politica del ricatto a quella del riscatto, ma per questo è necessario che chi ha fallito si decida a lasciare il passo».

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