Terni, detenuto si suicida in carcere

L’uomo aveva 48 anni ed era originario della Sardegna. Si è impiccato nella sua cella

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Dramma nel carcere di Terni: intorno alle ore 12 di mercoledì un detenuto di 48 anni di origini sarde si è tolto la vita in cella, impiccandosi. A darne notizia è il Sindacato autonomo polizia penitenziaria SAPPE, che segnala come «il numero dei detenuti che si sono tolti la vita nel 2015, in Italia, sale ora a 24».

Tragedia «Purtroppo – spiega Donato Capece, segretario generale del SAPPE – il pur tempestivo intervento dei poliziotti penitenziari non ha potuto impedire che l’uomo, che era in cella da solo perché gli altri compagni di detenzione erano al campo sportivo, mettesse in atto il tragico gesto che lascia in noi amarezza e sgomento». L’uomo era detenuto per i reati di evasione, calunnia, rapina aggravata e ricettazione e gli era stata comminata da poco una condanna definitiva a 8 anni.

«Ripensare tutto» Capece ricorda il pronunciamento del Comitato nazionale per la Bioetica, secondo cui «il suicidio di un detenuto costituisce solo un aspetto di quella più ampia e complessa crisi di identità che il carcere determina, alterando i rapporti e le relazioni, disgregando le prospettive esistenziali, affievolendo progetti e speranze. La via più netta e radicale per eliminare tutti questi disagi – aggiunge il segretario generale – sarebbe quella di un ripensamento complessivo della funzione della pena e, al suo interno, del ruolo del carcere».

Terni Fabrizio Bonino, segretario regionale umbro del SAPPE, evidenzia come «nel 2014 all’interno del carcere di Terni sono accaduti diversi eventi critici, gestiti al meglio dalle donne e dagli uomini della polizia penitenziaria». I numeri parlano di 8 tentati suicidi sventati dai ‘baschi azzurri’, 46 atti di autolesionismo, 12 ferimenti e 27 colluttazioni. «Lo scorso 30 giugno – aggiunge Bonino – nel penitenziario ternano erano detenute 432 persone rispetto ai circa 400 posti regolamentari».

Italia «In un anno la popolazione detenuta in Italia è calata di poche migliaia di unità – spiega Donato Capece -. Il 30 giugno scorso erano presenti nelle celle delle carceri italiane 52.754 detenuti, contro i 58.092 del 2014. La situazione resta ad alta tensione: ogni giorno, i poliziotti penitenziari nella prima linea delle sezioni detentive hanno a che fare, in media, con almeno 18 atti di autolesionismo da parte dei detenuti, 3 tentati suicidi sventati, 10 colluttazioni e 3 ferimenti. E a ben poco serve la farsa della vigilanza dinamica e del ‘regime aperto’ se poi i detenuti, tutti, non lavorano ma vengono lasciati a oziare nei corridoi dei vari penitenziari, tra l’altro con la possibilità di stare in cella e non essere visti dagli agenti. Le porte delle celle dovrebbero essere sempre chiuse – conclude il segretario del SAPPE – per dare modo al poliziotto di servizio di controllare visivamente tutti i detenuti nei corridoi».

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