Una donazione in favore del reparto di medicina nucleare dell’azienda ospedaliera ‘Santa Maria’ di Terni, diretto dal dottor Fabio Loreti. E’ stata effettuata giovedì mattina dai familiari di Mario Moretti, in ricordo del proprio congiunto. Si tratta in particolare di un televisore con staffa e di uno sfigmomanometro. Presenti alla donazione il personale medico, infermieristico e tecnico del reparto, insieme al referente per le donazioni Leonardo Fausti.
Di seguito il pensiero di Michela Moretti, figlia di Mario: «La nostra famiglia ha deciso di fare questa donazione in ricordo di mio padre, per ringraziare il reparto di medicina nucleare nella persona del dottor Fabio Loreti e di tutto il suo staff, per la professionalità , la disponibilità , la gentilezza che ogni giorno mostrano nell’esercizio delle loro funzioni. Questo reparto deve essere considerato un fiore all’occhiello del nostro ospedale e un punto di forza della sanità umbra. Mio padre era una persona forte e coraggiosa ma in un momento estremamente difficile della sua malattia dove aveva perso il coraggio, ha ricevuto il sostegno, la comprensione e l’incoraggiamento dell’intero reparto, per raggiungere l’obiettivo desiderato. E noi familiari non possiamo dimenticare il forte attaccamento al loro lavoro che ci hanno dimostrato. Mio padre è sempre stato una persona molto generosa ed altruista. Lo abbiamo sempre saputo e dopo la sua morte ne abbiamo avuto ancora più conferma per le tante testimonianze ricevute. Ed è per questo che non abbiamo avuto mai dubbi su quale fosse la strada più giusta da percorrere. Le persone malate che ogni giorno devono affrontare un percorso così duro, hanno bisogno di un sostegno e di un sorriso, quel sorriso che il dottor Loreti ed i suoi collaboratori, non negano mai ai loro pazienti. Quel sorriso che ti riempie il cuore e ti dona speranza. Ringrazio i parenti, gli amici e i miei colleghi del Comune di Terni per aver partecipato alla raccolta fondi. Con la speranza di poter aiutare il dottor Loreti e tutto il suo staff nel loro difficile lavoro».