Terni: «Ecco tutta la verità sulla fontana di piazza Tacito»

Il vicesindaco e assessore ai lavori pubblici Benedetta Salvati: «Nessun mistero. Stiamo salvaguardando il suo splendore

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di Benedetta Salvati
vicesindaco e assessore ai lavori pubblici del Comune di Terni

Purtroppo in questa città, ogni questione, anche quelle di carattere tecnico, diventa oggetto di polemica politica che, per sua natura, ha il solo fine di screditare gli avversari e non certo quello di verificare e approfondire la realtà dei fatti con obiettività. La vicenda dei cosiddetti ‘misteri’ della fontana di piazza Tacito rientra pienamente in questo filone. Dopo aver subito gli effetti di una sorta di gogna mediatica abilmente alimentata, cerchiamo quindi di far chiarezza con i dati a nostra disposizione.

Premesso che la fontana di piazza Tacito non è una qualsiasi fontana, ma – oltre ad essere un’opera d’arte – è una macchina tecnologicamente molto complessa e che propone soluzioni ardite, in alcuni casi delle vere e proprie sfide, come quella dell’acqua che scorre sopra i mosaici – effetto bellissimo e affascinante, ma altrettanto difficile da gestire – vorrei chiarire a tutti i cittadini, prima ancora che ai detrattori professionisti alcuni punti: quando abbiamo svuotato la fontana e interrotto il flusso dell’acqua che tracima sui mosaici per la prima manutenzione programmata, abbiamo verificato che si era formata una patina sulla superficie lapidea, in particolare sulla superfice delle parti a matrice calcarea. Tale materiale di deposito, è stato studiato sulla base di appositi prelievi e sottoposto ad analisi chimica.

Dal rapporto di prova analitico è stato possibile appurare che il materiale depositato risulta essere essenzialmente formato da carbonato di calcio (calcare). Si tratta dunque di un fenomeno riconducibile alla esposizione della fontana agli agenti atmosferici esterni, come la pioggia che nel momento in cui precipita entra inevitabilmente nel circuito, oltre che dalle polveri di sollevamento dovute al forte carico di traffico tipico della piazza stessa. Sebbene questa patina sia stata facilmente rimossa dal catino e dal castello, abbiamo ritenuto utile differire l’asportazione sulle tessere lapidee ad un successivo intervento, per poter completare il test di verifica e individuare, sulla base del uno studio più approfondito, come mettere in atto un efficace programma ciclico di manutenzioni, per evitare tecniche di asportazione invasive dei depositi e studiare le migliori soluzioni per proteggere efficacemente le superfici lapidee, che comunque in relazione alla matrice non sono state danneggiate, perché presentano inalterato lo spessore e le caratteristiche materiche di natura fisica, chimica e meccanica.

Quello che è importante far capire è che la fontana dello Zodiaco non si trova all’interno di una campana di vetro, è al centro di una piazza trafficata ed è soggetta agli agenti atmosferici; è inoltre stata progettata con alcune soluzioni che comportano la necessità di verifiche costanti. La fontana è sempre stata così, fin dagli anni Trenta. E infatti, soprattutto dopo la ricostruzione, ha subito un costante degrado, fino ad arrivare a quello irreversibile dei primi anni del nostro secolo che ne hanno determinato la chiusura e l’abbandono per troppo tempo.

Cosa c’è di nuovo? Di nuovo c’è che tutti i tecnici che hanno lavorato a questa grande operazione di restauro conclusa dalla nostra amministrazione alla fine dell’anno scorso, e io per prima, eravamo ben consapevoli dei pregi e dei limiti di quest’opera e abbiamo lavorato con estrema attenzione per assicurare tutte le soluzioni tecnologiche più innovative a garantire una nuova e lunga vita alla fontana, simbolo della città. Di nuovo c’è che monitoriamo costantemente, anche attraverso strumenti digitali, tutto quel che succede dentro la fontana e siamo in grado di tarare in tempo reale il complesso sistema di regolazione e gestione e filtraggio delle acque della fontana stessa, a seconda delle situazioni che si presentano, anche quelle impreviste. Di nuovo c’è un’attenzione costante e una manutenzione programmata, che prima, mi permetto di dire colpevolmente, sono mancate per decenni senza che nessuno si sentisse in dovere di evocare misteri o chissà quali malefatte.

Il 28 dicembre abbiamo restituito la fontana alla città al termine di un lavoro difficile, complesso, stimolante che ha coinvolto un’équipe di tecnici e restauratori di livello assoluto: un intervento unico nel suo genere, che ha rappresentato un modello operativo inedito nel campo del recupero e della rigenerazione di un monumento così significativo per Terni e della piazza, che ha segnato un’importante sperimentazione nelle multidisciplinari tecniche utilizzate, nella maggior parte anche inedite, se si tiene conto della particolare natura del monumento e delle sue caratteristiche architettoniche, funzionali e tecnologiche. Tutto sotto l’occhio vigile dell’Istituto superiore del restauro del Mic, prima, e poi dei vari tecnici della Soprintendenza che hanno avuto l’incarico di controllare, prima le fasi di progettazione e poi di esecuzione delle opere e comunque sotto la supervisione di professionisti con esperienza nel campo del restauro artistico e del recupero dei beni storico – culturali.

La fontana, con la sua bellezza, il fragore delle sue acque, la sua luminosità, è tornata al centro dell’attenzione, nel luogo dove prima per oltre un decennio c’erano solo transenne, degrado e macerie. L’obiettivo rimane quello condiviso con tutti gli attori che hanno partecipato e sostenuto questo importante lavoro ed è quello di effettuare costanti monitoraggi e gli interventi più opportuni, andando a studiare e programmare una pulitura generale non invasiva, specie per i mosaici, in quanto i depositi di calcaree non potranno essere mai eliminati del tutto, ma cureremo trattamenti periodici della superficie con prodotti che ridurranno al minimo questo fenomeno di adesione del calcare alle tessere partendo però dal presupposto che essendo la fontana posizionata all’esterno risulta continuamente esposta a fenomeni che ne possono compromettere l’integrità. Ciò accade per qualsiasi opera che risulta sposta in ambiente esterno. Tanto più che un esempio del genere della fontana di Terni è certamente una tipologia unica nel suo genere. Per eventuali piccolissimi fenomeni di distacco delle stuccature, qualora si presentassero a causa dei ritiri differenziati dovute agli sbalzi termici, verranno utilizzate nel tempo tecniche di reintegro.

Da ultimo mi corre l’obbligo di fornire qualche chiarimento anche sulla questione del riempimento dei circuiti idrici della fontana in riferimento alla prima accensione di dicembre. Per poter testare il funzionamento di un impianto così complesso e rinnovato, come per ogni altro sistema tecnologico evoluto è necessario un test continuo per un periodo che non poteva essere certamente inferiore a sei mesi. Pertanto, prima ancora di mettere in funzione l’impianto di trattamento delle acque ad osmosi inversa, occorreva un monitoraggio iniziale senza il quale non sarebbe stato possibile regolare i flussi idrici e valutare in relazione al contesto, come operare per poter mettere a punto non un ideale piano di manutenzione, quanto piuttosto un modello operativo valutato sul reale comportamento della fontana nel suo complesso. Dunque, per effettuare la taratura di tutti gli organi meccanici ed elettrici a servizio della stessa e a totale garanzia e tutela delle superfici musive, il primo riempimento dei circuiti di adduzione per un volume totale di circa 80 metri cubi è stato effettuato con acqua industriale demineralizzata donata da Ast e trasportata in sito da autobotti di loro proprietà. La necessità di utilizzare acqua demineralizzata rispetto all’acqua di rete, che nel nostro Comune risulta fortemente calcarea, è stata una scelta tecnica mirata, attuata all’unico scopo di tutelare nella maniera migliore possibile la superficie dei mosaici. L’acqua donata comunque è stata regolarmente e preventivamente sottoposta a verifica tramite analisi chimiche che hanno permesso di accertare l’effettiva assenza di minerali e di sostanze che avrebbero potuto danneggiare i mosaici, il catino e il castello.

Nei mesi successivi all’accensione la fontana è stata continuamente monitorata e sono state fatte le verifiche di funzionamento e controllo dell’impianto idraulico, dell’impianto elettrico, dell’impianto di automazione. Gli ulteriori approfondimenti hanno riguardato la taratura delle pompe per definire lo spessore ideale del velo d’acqua sopra i mosaici, il controllo dei parametri relativi alle caratteristiche delle acque correggendoli attraverso l’utilizzo degli additivi che sono stati iniettati direttamente nelle acque circolanti nel circuito, definizione del giusto orientamento dei led di illuminazione delle superfici e diverse altre attività di tipo tecnico che è superfluo descrivere. Anche all’impianto di trattamento delle acque sono state apportate le dovute e migliorie, non previste dal progetto, per avere così un effettivo e puntuale controllo da remoto di tutti i parametri analizzati dalle sonde installate quali: PH potenziale, redox e conducibilità. A distanza di cinque mesi dall’attivazione dell’impianto la prima manutenzione ordinaria ha previsto il completo svuotamento dell’impianto. Si doveva effettuare una pulizia generale del catino e del castello (colonne e corona superiore), perché tutti questi elementi, insieme ai mosaici sono esposti agli agenti esterni, e risultavano già particolarmente sporchi. L’intervento ordinario e assolutamente non invasivo, è stato eseguito per evitare di intaccare in maniera definitiva, come è successo nel passato, sia la vernice del castello che incrostare il marmo di carrara del catino centrale. All’interno del catino era presente una notevole quantità di rifiuti di ogni genere che vie erano stati gettati, nonché i residui di materiale organico depositato sul fondo che dovevano essere necessariamente rimosso. Queste attività sono state svolte in maniera puntuale da Asm che vi ha provveduto con idonei macchinari. Il controllo delle superfici musive è stato effettuato alla presenza dei restauratori professionisti che avevano curato la loro relazione.

Per il nuovo riempimento della fontana, invece di tornare ad utilizzare acqua demineralizzata, a maggiore garanzia, è stato deciso di utilizzare l’acqua di rete. Il carico è avvenuto molto lentamente in modo da consentire il completo trattamento del volume. Si fa presente che l’impianto di trattamento delle acque è stato progettato esclusivamente per il reintegro delle acque che soprattutto nei mesi estivi si disperdono per evaporazione e tratta un volume di acqua pari a circa 50 litri all’ora. Solo per queste ragioni di carattere tecnico, dato il volume di carico idrico di 80 mila litri contenuti, abbiamo impiegato 10 giorni per la pulizia ordinaria e ulteriori 5 sono serviti per compensare i livelli di carico utili per far funzionare regolarmente i circuiti.

Credo, insieme ai tecnici che ogni giorno mi affiancano nel mio lavoro, di aver chiarito così molti dei ‘misteri’ intorno alla Fontana dello Zodiaco. Resta tuttavia il mistero maggiore: perché a Terni non si riesca a ragionare in maniera pacata anche su argomenti come questo che dovrebbero esulare da qualsiasi polemica e si preferisca invece sparare sempre ad alzo zero, senza alcun rispetto del lavoro e delle professionalità.

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