Terni, Faurecia: tagli dopo il referendum

L’azienda da il via alla ristrutturazione e annulla la contrattazione di secondo livello: giovedì sciopero

Condividi questo articolo su

Per carità, che a nessuno salti in mente di parlare di rappresaglie o cose simili. Quello che sta succedendo alla Faurecia di Terni è una cosa normale. Normalissima, visti i tempi.

Mobilità Tanto per cominciare, 30 dei 220 dipendenti vanno in mobilità. Come previsto. Solo che, visto che i lavoratori hanno bocciato l’ipotesi di accordo siglata dai sindacati, a scegliere chi spedire a casa sarà l’azienda, senza quella possibilità di esodo volontario che era stata inserita, appunto, nella bozza di intesa sottoposta a referendum.

Futuro incerto Ma la Faurecia, già che c’è, si porta pure avanti con il lavoro: non avere mano libera sulla riduzione del salario – 3% nel 2016, 2% nel 2017 e 1% nel 2018 – protrebbe indurre l’azienda a ripensare ai dieci milioni di investimenti che aveva promesso ai sindacati, con possibili ripercussioni ancor più gravi sui livelli occupazionali e, più in generale, sul futuro dello stabilimento ternano, per il quale, infatti, fonti aziendali avrebbero espresso «forte preoccupazione», non essendo stata, a giudizio aziendale «colta un’opportunità».

Organizazione del lavoro Altra decisione aziendale è quella relativa alla «nuova organizzazione del lavoro» e alla «nuova disciplina delle pause» (ora i lavoratori hanno diritto a trenta minuti di sosta per ogni turno di lavoro, ma Faurecia vuole fare delle sostanziali modifiche) a partire dal 31 agosto. Quanto alla contrattazione di secondo livello, il management del colosso francese ha laconicamente fatto sapere che non se parla nemmeno.

Trattativa? Per i lavoratori di Faurecia – presi tra un’azienda che ora sente di avere le mani libere ed un sindacato che probabilmentenon si aspettava la bocciatura referendaria dell’ipotesi di accordo, si prospettano tempi difficili. Ma, per carità che nessuno parli di rappresaglia.

Sciopero La prima risposta dei sindacati, intanto, è la proclamazione di due prime ore di sciopero, per ogni turno di lavoro, nella giornata di giovedì – dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 17. Durante la sospensione del lavoro si svolgeranno delle assemblee.

 

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli