Terni, Faurecia: schiaffo ai sindacati

Il referendum, a sorpresa, boccia l’accordo: il futuro adesso torna incerto. Deluse le Rsu: «Era una buona intesa»

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La sberla è forte. La maggioranza dei lavoratori di Faurecia, l’azienda nella quale è stata sottoposta a referendum l’ipotesi di accordo siglata dai sindacati territoriali, ha detto ‘no’. L’accordo non è piaciuto.

I voti I dipendenti di Faurecia, a Terni, sono 220 ed a votare sono andati in 171.  Tre i voti di scarto, alla fine: 87 contrari e 84 a favore dell’accordo, che prevede una riduzione del 3% del salario per il 2016, del 2% per il 2017 e dell’1% per il 2018 a fronte dell’impegno di Faurecia a investire 10 milioni di euro nel triennio. L’azienda e i sindacati avevano anche concordato che la pausa – attualmente di 30 minuti – sarebbe stata divisa in due tranches (da 15 minuti l’una o in una da 20 minuti e una da 10). Un dettaglio non da poco, poi, era rappresentato dalla messa in mobilità – che nell’accordo prevedeva la volontarietà dei lavoratori interessati – di 30 unità.

Le conseguenze Chiaro che adesso tutto torna in alto mare, soprattutto alla luce del fatto che l’ipotesi di accordo bocciata dai lavoratori era stata definita come «l’unica possibile» dai sindacati. Rischiano di saltare gli investimenti promessi dall’azienda e la gestione della mobilità potrebbe tornare appannaggio di Faurecia.

Faurecia L’azienda francese è uno dei maggiori produttori di componentistica per automobili del mondo. La sede è a Nanterre e tra i suoi clientici sono il gruppo Volkswagen, Psa (Peugeot e Citroën), Renault, Nissan, Ford, General Motors, Bmw, Daimler, gruppo Fiat, Toyota e Hyundai-Kia. Il gruppo Psa è l’azionista principale e controllante, detenendo circa il 57,4% delle azioni.

Sindacati di categoria In una nota congiunta, Fim, Fiom e Uilm, congiuntamente alle Rsu di Faurecia, comunicano «di aver provveduto a comunicare formalmente all’azienda la propria indisponibilità a firmare l’accordo. Le organizzazioni – precisa la nota – hanno dato la propria disponibilità alla riapertura del tavolo di trattativa per approfondire i temi già discussi. Di fronte ad azioni unilaterali da parte dell’azienda, si intraprenderà ogni possibile iniziativa anche di mobilitazione generale».

Le Rsu A parlare, senza nascondere la delusione, sono anche le rappresentanze sindacali unitarie: «Come delegati, nel rispetto del voto democratico espresso dai lavoratori, riteniamo giusta la decisione presa congiuntamente alle segreterie di non sottoscrivere l’ipotesi stessa. Come Rsu di Faurecia intendiamo ribadire che, nel rispetto delle opinioni di tutti, l’ipotesi raggiunta rappresentava un accordo che evitava i licenziamenti, garantiva l’applicazione del contratto nazionale di lavoro, prevedeva il mantenimento della contrattazione integrativa. L’ipotesi, per onestà intellettuale, prevedeva altresì sacrifici economici nell’arco dei tre anni ma contraddistinti da equità e da un progressivo recupero salariale nello stesso periodo. Tali sacrifici avrebbero garantito un impegno immediato da parte della multinazionale su Terni, contraddistinto da investimenti tesi ad aumentare le capacità produttive dell’azienda. Per questo – scrivono i delegati – siamo a ribadire un nostro giudizio complessivamente accettabile sull’ipotesi che ci ha portato ad apporre la firma sullo stesso ed ancora oggi torniamo, con coerenza e determinazione, a ribadirne convintamente la sua complessiva bontà. Intendiamo comunque rispettare il voto dei lavoratori ed insieme a loro intraprendere le azioni che si riterranno opportune e che devono avere l’obiettivo di difendere il lavoro ed i suoi diritti».

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