Terni, filiera alimentare sotto la lente

Un imponente piano di monitoraggio che, dice il sindaco, Leopoldo Di Girolamo, «rappresenterà il primo, autentico, test scientifico sul Sito di interesse nazionale (Sin)»

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Quattro anni. Alla fine dei quali, garantiscono Comune di Terni, Regione, Asl2 e Arpa, «avremo una mole di dati tale da permetterci di garantire il massimo della tutela, sotto il profilo alimentare, ai cittadini.

Il monitoraggio Un imponente piano di monitoraggio, presentato martedì nella sede della Asl2, prevede che l’intera filiera agro-alimentare locale sia sottoposta ad un screening accurato e che, dice il sindaco, Leopoldo Di Girolamo, «rappresenterà il primo, autentico, test scientifico sul Sito di interesse nazionale (Sin) e dimostra come, da parte delle istituzioni, non ci sia alcuna volontà di sottovalutazione e, tanto meno, di omissione».

GUARDA L’INTERVISTA A LEOPOLDO DI GIROLAMO

Le polemiche La durata del monitoraggio, spiega di direttore della Asl2, Sandro Fratini, «ci permette di affermare con certezza assoluta, superando diatribe e polemiche, che questo territorio sarà il più controllato d’Italia». Tutta l’area inserita all’interno del Sin «sarà sottoposta, per un periodo di quattro anni, ad un monitoraggio costante in relazione a tutti gli alimenti prodotti e alle acque prelevate dai pozzi».

GUARDA L’INTERVISTA A SANDRO FRATINI

Il programma Per la prima volta, spiega Maria Donata Giaimo, della Regione dell’Umbria, «viene messa in moto un’attività di controllo non legata ad un emergenza specifica, ma che nasce dalla volontà di avere un quadro completo e organico della situazione in un’area specifica. Il tutto attraverso prelievi mirati e periodici, negli stessi siti e su prodotti specifici, così da poterli confrontare in maniera probante».

I campioni Sono state identificate delle aree – «in un’area di dieci chilometri dai due punti a rischio identificati – spiega Guglielmo Spernanzoni dell’Arpa – nella Tk-Ast e nell’inceneritore» – nelle quali verranno selezionate tre aziende che allevano ovine, tre che producono foraggio, due che producono carni bovine, due che allevano galline ovaiole, dodici che coltivano ulivi e altrettante ortaggi, oltre a dodici che gestiscono pozzi».

I risultati Per il mese di luglio, dice Giaimo, «avremo i primi risultati, che poi verranno da quelli che arriveranno ad ottobre. A gennaio dei 2016 potremo quindi presentare una fotografia completa della situazione esistente e che, poi, rappresenterà la pietra di paragone per i tre anni successivi».

I costi Per fare tutto questo «ci vorranno tra gli 80 e i 100mila euro all’anno – conclude Fratini e sarà nostra cura trovare il modo di contribuire fattivamente alla copertura delle spese, che nella fase iniziale almeno saranno comunque coperte dalla Regione».

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