Terni, Fiorini: «Usl 2, gestione fa acqua da tutte le parti»

Il consigliere del Gruppo Misto e le critiche dopo l’audizione a palazzo Spada di De Fino

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di Emanuele Fiorini
consigliere comunale Gruppo Misto

Lunedì 5 dicembre si è svolta, in seconda commissione, l’audizione in materia di sanità. Sarebbe dovuto essere un appuntamento importante, per parlare dei problemi che affliggono il nostro territorio, alla presenza del direttore generale dell’azienda ospedaliera di Terni, dottor Andrea Casciari e del direttore generale dell’Usl Umbria 2, dottor Massimo De Fino. 

Sanità Terni: criticità, Pnrr, progetti e liste attesa. Parlano i dg Casciari e De Fino

Invece è andato in scena il solito film: ad intervenire per primi sono stati i due direttori, per circa 30 minuti l’uno, mentre per noi consiglieri il tempo è rimasto risicato, tant’è che ho potuto porre delle domande solo al direttore Casciari, delle cui risposte mi ritengo soddisfatto, ma sono solo tre mesi che si è insediato. Non sono riuscito a porre domande al direttore De Fino, colui che deve gestire la sanità a livello territoriale, sanità che purtroppo non funziona e ingolfa l’ospedale di Terni.

Le audizioni in questa modalità non hanno senso, perché per un’ora si ascolta che: ci sono delle situazioni da sistemare, ma nel complesso i numeri dicono che stiamo sulla strada giusta, che va tutto bene, che stiamo facendo quello, questo e quando iniziano gli interventi di noi consiglieri, quando si iniziano a tirare fuori le questioni vere, i problemi, si è arrivati quasi alla fine dell’audizione.  Per questo pongo qui alcuni quesiti al direttore De Fino del cui intervento non torna nulla e la sua gestione fa acqua da tutte le parti.

Ha parlato dottor De Fino della ‘città della salute’, asserendo che servono soldi, ha detto che sono stati presentati dei progetti al Ministero, allora io le domando: il dpcm del 14 settembre 2022 recentemente approvato prevede nei suoi allegati dei finanziamenti a beneficio dell’azienda sanitaria locale, da effettuare come investimenti Inail in edilizia sanitaria, 26 milioni per la Città della salute, 18 milioni per un centro polifunzionale e 84 milioni per il nuovo ospedale di Narni Amelia. Vorrei anche ricordarLe che, noi contribuenti ternani, paghiamo 750 mila euro circa di affitto per la sede della Asl di via Bramante.

Sarebbe interessante sapere a che punto si trovano l’avanzamento e le procedure relative alla realizzazione di queste strutture? Il rapporto con l’azienda ospedaliera di Terni, dai dati che emergono dal Libro bianco edito dalla regione dell’Umbria a fine 2019, dimostrano come da parte delle aziende territoriali non ci sia un’attività che possa definirsi complementare a quella dell’azienda ospedaliera, sia per quanto riguarda le prestazioni in regime di acuzie (breve degenza), sia per quelle in regime di post acuzie (lungodegenza e riabilitazione).

Gli ospedali regionali di base – Umbertide, Castiglione del Lago, Assisi, Pantalla, Norcia, Narni, Amelia – non assolvono alla missione di ospedali per acuti in maniera adeguata come voi dite. Il dato reale è che tutti risultano lontani da uno standard di accettabilità. Bisogna chiedersi a quali bacini di utenza queste strutture offrono risposte assistenziali. Il dato che preoccupa maggiormente è quello dell’ospedale di Narni (che andrebbe chiuso), che già in epoca pre-pandemica aveva raggiunto dei livelli di attività che possono definirsi risibili. La Regione per mitigare l’impatto nel Libro bianco ha riferito il tasso di utilizzo usando come denominatore posti letto medi invece di quelli reali previsti dal DM 70. Dunque i dati sono falsati.

L’aspetto che più preoccupa è la posizione ambigua che tali strutture occupano nell’organizzazione del servizio sanitario regionale. L’ambiguità nasce dal fatto che mentre si è dimostrato come non assolvano alla funzione di assistere i pazienti in acuzie, non si ha nessun indizio che operino in maniera adeguata a favore della cronicità (cioè post-acuzie). L’evoluzione che l’organizzazione sanitaria è destinata a subire punta ad una più ampia utilizzazione delle risorse presenti nel territorio, per fornire alle persone affette da cronicità un’assistenza che sia degna di questo nome.

Il Libro Bianco della Regione, nel riferire i dati sui ricoveri in lungodegenza e soprattutto la loro distribuzione negli ospedali umbri, evidenzia ed ufficializza un dato che potremmo definire clamoroso e paradossale: gli ospedali di punta per la lungodegenza nella Regione Umbria sono rappresentati dalle due aziende ospedaliere. Quindi si conferma in maniera esplicita e senza ombra di dubbio che i piccoli ospedali non sono al servizio né della acuzie, né della cronicità.

La Tab. ricoveri ordinari per lungodegenza 2019 Libro Bianco (documento scritto dalla Regione sulla gestione sanitaria, che fotografa lo stato dei servizi a fine 2019) dice che le strutture Ospedaliere di Foligno, Spoleto, Norcia, Narni e Amelia hanno fatto 0 ricoveri per lungodegenza, quando l’ospedale di Terni ne ha fatti 551. Il quadro che ne deriva mette in evidenza come la maggior parte dei ricoveri per lungodegenza sia a carico dell’azienda ospedaliera, di conseguenza anche le giornate di degenza consumate. Quindi gli ospedali della Asl2 non assicurano l’attività di lungodegenza.

L’evidenza dei numeri riportati nella tabella richiederebbe un’operatività più stringente da parte dell’amministrazione regionale che sovraintende ai comportamenti delle direzioni aziendali nel ricondurre nell’alveo dell’appropriatezza gestionale i comportamenti organizzativi messi in atto dalle direzioni aziendali che si configurano come paradossali rispetto alle missioni delle aziende sanitarie.  Soprattutto per questi motivi all’ospedale di Terni abbiamo i letti nei corridoi, ma lei dottor De Fino oltre a percepire 150 mila euro l’anno cosa fa?

Infine dottor De Fino andrebbe anche reso noto ai cittadini ternani il motivo per cui gli ambulatori pubblici, in particolare quelli di via Bramante, risultano vistosamente vuoti di utenza mentre sappiamo benissimo delle liste d’attesa che hanno raggiunto livelli insopportabili. Sarebbe anche interessante conoscere il dato storico delle prestazioni effettivamente erogate dalle strutture pubbliche, dati che non risultano documentati. Nel salutarla dottor De Fino attendo fiducioso le sue spiegazioni a tutto ciò. 

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