Terni: il condizionatore ‘agita’ il condominio. Lite finisce in tribunale

La curiosa vicenda riguarda un palazzo nella prima periferia della città: tra le critiche «l’attentato all’estetica del palazzo»

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di S.F.

Il posizionamento del condizionatore che risulta «un attentato all’estetica del palazzo». C’è chi, a Terni, è finito in tribunale per questo motivo: si tratta di un condominio di una zona non troppo periferica della città – non distante da vocabolo Staino – e di un cittadino residente nel palazzo, ‘colpevole’ della situazione venutasi a creare, secondo chi ha intentato la causa civile. L’atto di citazione è della primavera 2019 e a distanza di tre anni è arrivata la sentenza del tribunale, a firma del giudice Nicla Michiorri. La vicenda è quantomeno curiosa.

Il tribunale di Terni

L’accusa: pericoli ed estetica

Lo scontro giudiziario è partito con la richiesta del condominio di condannare il cittadino alla rimozione dei condizionatori «apposti dallo stesso sulle parti condominiali ed al risarcimento dei danni causati con la propria illegittima condotta». Bene, ma qual è il problema di fondo? In sostanza, secondo il ricorrente, gli impianti erano stati posizionati sul marciapiede dello stabile e per questo risultavano pericolosi, soprattutto per bambini ed animali. Non solo. Citato anche «l’attentato all’estetica del palazzo» con tanto di richiamo al regolamento condominiale e al fatto che l’assemblea aveva disposto la rimozione, ma senza che il convenuto avesse mai eseguito l’azione.

L’acquisto dell’immobile e l’andito

Del tutto diversa la visione del cittadino in questione, difeso dagli avvocati Domenica Gualfetti e Cristina Rinaldi. Con testimonianze e racconti ha dimostrato di aver acquistato l’immobile nel 2015 e che l’impianto di climatizzazione era già installato – ci pensò il costruttore – nella posizione attuale dal 2004. Inoltre il condizionatore è l’unico metodo di riscaldamento/raffrescamento a disposizione visto che l’appartamento è privo di collegamento con l’impianto centralizzato. Ma soprattutto l’oggetto di confronto giudiziario si trovava in un vano sottoscala all’interno di un andito. Fatti confermati anche dai vecchi proprietari della casa e dall’agenzia immobiliare che si occupò della vendita. 

La perdita d’acqua e l’esito

Al centro dell’attenzione ci sono state inoltre le perdite d’acqua costanti dall’area del condizionatore che «in estate allagano tutto il piano di calpestìo condominiale circostante, per varie decine di metri quadrati». C’è chi ha confermato tra i testimoni e chi no. Si arriva al dunque: «Dall’istruttoria – si legge nella sentenza di I grado – è emerso che «l’alloggiamento dove si trova il condizionatore esiste fin dalla costruzione. Il convenuto pertanto non ha utilizzato, senza autorizzazione, parti comuni in violazione del regolamento di condominio essendo già predisposto sia l’andito che il suo utilizzo, ma ha semplicemente continuato a mantenere la situazione come predisposta alla costruzione. Irrilevante è il fatto che i successivi amministratori fossero o meno a conoscenza del posizionamento del condizionatore in quanto, in ogni caso, era loro dovere di averne conoscenza una volta accettato l’incarico». E l’estetica? «Emerso che, inizialmente al completamento della costruzione, l’andito era chiuso con quella che dai testimoni è stata chiamata griglia/persiana, serrandina di alluminio color beige. L’immobile è di edilizia popolare pertanto non si può ritenere che si tratti di pregio ove la facciata assume particolare valore». Ma c’è la perdita d’acqua. Dunque? La domanda attrice è rigettata: il residente deve predisporre dispositivi idonei ad evitare la fuoriuscita di acqua e il condominio è stato condannato a pagare le spese di lite al 50% in favore dell’uomo, per un totale di poco meno di 5 mila euro.

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