di D.V.
lettore di Terni
Sono un automobilista come tanti. Uno di quelli che, specie al mattino, si trova a transitare tra viale Ettore Proietti Divi, viale Bramante e viale Brunelleschi, finendo per patire il folle ingorgo che, soprattutto in periodo scolastico, finisce per crearsi attorno alla rotatoria posta al centro del crocevia.
Com’è noto la ‘politica della rotatoria’ ha reso Terni una strana città dove, all’iniziale e pur meritorio intento di eliminare i semafori come regolatori dei volumi di traffico, nonché quale fonte d’inquinamento ‘da stazionamento’, è conseguito un evidente caos veicolare comportato proprio dalle rotatorie realizzate in sostituzione.
In effetti la presenza di strade strette che inducono talvolta a scomodi restringimenti di carreggiata e alla riduzione da quattro a due corsie – ovvero una per senso di marcia, da cui imbuti e incidenti – e la guida approssimativa di buona parte degli automobilisti ‘anarchici” delle rotatorie (il cui rispetto delle regole del Codice della Strada è evidentemente durato soltanto il tempo necessario all’ottenimento della patente di guida), danno evidenza del perché questa ‘conca di lacrime’ non potesse e non possa fare affidamento soltanto su tale abusata opera ingegneristica.
Ora, fatta la dovuta premessa, vorrei che mi fosse spiegato l’intendimento, il fine e l’utilità dei due nuovi semafori installati lungo viale Bramante, poco distanti dal cavalcavia ferroviario della ex-FCU. Saranno destinati ad interrompere il serpentone di auto e mezzi pesanti vomitato dal quartiere Rivo e dal Rato verso la zona est di Terni attraverso Via del Sersimone, passando per un’altra rotatoria ‘problematica’ come quella posta vicino alla caserma della Guardia di Finanza?
Beh, se è così, forse qualcuno dovrebbe cambiare mestiere. Non fosse così, confido che si chiarisca subito l’intendimento, il fine e l’utilità degli stessi. Nel mondo ideale, la classe dirigente di ieri, di oggi e di domani chiederebbe scusa per gli errori commessi, accetterebbe in silenzio le critiche dei cittadini, farebbe tesoro delle proposte e la pianterebbe di darsi a una sceneggiata napoletana utile, al più, a fare la ricchezza dei comici da cabaret. Ma qui siamo a Terni, AD 2024. Ad maiora. P.S. Prima che vada tutto in malora.