Romboli scarcerato: «Cosa cambia in 2 mesi dopo anni di droghe?»

Il procuratore Liguori: «Abbiamo già impugnato in appello la decisione. Tossicodipendenza strumentalizzata per ottenere benefici»

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La procura di Terni ha impugnato in appello la decisione con cui il tribunale di Terni ha revocato la custodia cautelare in carcere al 41enne Aldo Maria Romboli, disponendo gli arresti domiciliari presso la comunità Cast Onlus di Spello, ed è pronta ad andare avanti fino in Cassazione: «Perchè vogliamo capire, prima di tutto. Ciò nel rispetto assoluto che si deve alla decisione del giudice, che comunque non condividiamo».

Aldo Maria Romboli

«Accaduto in 65 giorni ciò che non è successo in 20 anni»

A parlare è il procuratore capo Alberto Liguori che non nasconde il proprio disagio, fastidio, per quanto accaduto: «Già nei giorni scorsi, quando ho partecipato all’evento organizzato dalla polizia di Stato presso la Comunità Incontro di Molino Silla, il mio intervento era stato per certi versi premonitore. Ecco, ritengo che si sia di fronte ad un caso in cui si va ad utilizzare la tossicodipendenza, l’essere cocainomane dopo 20 anni di Serd, per beneficiare di qualcosa. Ma come mai questa esigenza ‘comunitaria’ emerge solo ora dopo tutto questo tempo? Cosa è accaduto dal giorno dell’arresto, era il 6 luglio, al 22 settembre? (data dell’ordinanza che ha revocato il carcere al Romboli, ndR). Questa persona è stata forse ‘folgorata’ sulla via di Damasco?».

«Strumentalizzazione della tossicodipendenza»

«Il rispetto della decisione del giudice resta fideistico – prosegue Liguori – ma l’impugnazione, da parte nostra, è doverosa e sentita. Perché vogliamo davvero capire fino in fondo: in 65 giorni cosa è accaduto? C’è stata una catarsi? La richiesta di andare presso una comunità è frutto di un’esigenza avvertita dopo ben 20 anni di droga? Tale esigenza e tale percorso sono stati già indagati presso il Serd in passato? Si tratta della prima esperienza o una novità assoluto nel percorso del soggetto? Parto da un assunto: l’occasione crea l’uomo ladro e ho il forte sospetto che vi sia stata una strumentalizzazione dello status di tossicodipendente».

«Questa ‘catarsi’ non ci convince»

«Io leggo gli atti – afferma il procuratore capo di Terni – e ritengo che l’essere cocainomane non poteva avere, vista la ferocia, una strada irreversibile rispetto a quella carceraria. Ora cercheremo di capire cosa mai sia successo in 65 giorni di carcere. Questa catarsi forse ha convinto tutti, ma non noi. Basta un semplice piano terapeutico che, essendomi occupato di vigilanza nelle carceri so che deve essere individuale e non certo ‘standard’, per consentire di uscire dal carcere ad una persona che con la propria condotta ha mandato al creatore due ragazzi? Resto agli atti: i giovani del gruppo di Flavio e Gianluca affermano che questo soggetto era la prima volta che si presentava con il metadone. Lui afferma che, invece, era già accaduto in precedenza. Ma se c’erano state altre volte, che bisogno c’era di provare la sostanza con gli stessi ragazzi? Forse questo tipo di sostanza, nel tempo, è cambiata? Forse prima era codeina, tollerata, e poi è diventato metadone? Con un intero flacone che, lasciato nelle loro mani, li ha uccisi. Anche per questo ritengo che l’esigenza cautelare rappresentata dalla custodia in carcere, resti la più adeguata, idonea e rispondente ai fatti ed alle peculiarità della persona in questione».

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