Terni: «In ospedale manca l’acqua da bere». «Vigileremo»

La protesta del marito di una paziente del ‘Santa Maria’. L’azienda: «Ricorderemo ai reparti le norme per garantirla»

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«Mia moglie dovrebbe bere almeno tre litri d’acqua al giorno, in ragione delle patologie di cui soffre. Ho provato a consegnargliela direttamente ma l’ospedale, per le regole anti Covid, non ha consentito. La conseguenza è che beve mezzo litro a pranzo, idem a cena e poi si arrangia come può: di fatto non ha altra acqua». La protesta è di un ternano la cui coniuge è ricoverata nel reparto di medicina d’urgenza del ‘Santa Maria’ di Terni. «Il problema è condiviso anche con altri familiari di pazienti. In pratica – spiega l’uomo – le norme non consentono di portare acqua nel nosocomio. Ma tale necessità non è compensata dai servizi ospedalieri. Visto che le infermiere, che fanno il possibile, devono recarsi al distributore automatico, quando possono, per portare un po’ di acqua a chi ne ha bisogno. Così ci sono persone, come mia moglie, che dovrebbero berne molta ma che, di fatto, non ci riescono. Sembra un problema banale, apparentemente semplice, ma evidentemente è difficile da risolvere visto che la situazione è quella descritta».

La replica

L’azienda ospedaliera fa sapere che «la situazione pandemica ed il rispetto delle norme di sicurezza anti Covid-19 hanno imposto di regolamentare, tra l’altro, l’accesso di acqua o bevande sigillate. Per rispondere alle esigenze delle persone malate è previsto che tutti i reparti facciano richiesta di ulteriori bottiglie d’acqua, oltre quelle consegnate con il vitto, quando la situazione clinica lo richieda. Al fine di prevenire eventuali difetti di comunicazione sarà premura della direzione ricordare tali norme».

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