Terni, istituto Leonino: «Ecco tutta la verità»

Don Gianni Colsanti, l’ex dirigente scolastico, svela alcuni retroscena sulla vicenda

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Le voci si rincorrono, sottovoce. Gli occhi si alzano al cielo, quando ti ricordano che la gestione dell’istituto ‘Leonino’ – la scuola cattolica ternana – è, si, coordinata da quasi un anno da un nuovo Cda – Massimiliano Mattioli, Barbara Cecera, Cesare Cesarini, Fausto Dominici e Massimo Valigi – ma di fatto è sotto la supervisione di due sacerdoti – don Massimo Angelelli e don Marco Baroncini – che operano sotto la supervisione dell’ex amministratore apostolico della diocesi, monsignor Ernesto Vecchi.

La gestione Già, perché l’alto prelato, che dopo aver lasciato il posto a padre Giuseppe Piemontese ha fatto ritorno a Bologna, non avrebbe nessuna intenzione di cedere il controllo del ‘Leonino’. Anche perché, durante la sua gestione si era deciso di istituire un fondo specifico per l’istituto. Attigendo, dicono i ‘bene informati’, anche dai fondi relativi a quel mutuo decennale – 12 milioni di euro senza interessi – che lo Ior aveva concesso per tappare almeno una parte della voragine economica nella quale la diocesi rischiava di sprofondare.

Scarpe piene di sassi L’unico fatto certo è che a luglio dello scorso anno il vecchio Cda – Antonio Brescia, Giampaolo Cianchetta, Alfredo Pallini e don Gianni Colasanti – è stato ‘raso al suolo’ e interamente sostituito. E c’è chi, da quasi un anno, aspetta ancora di ricevere una spiegazione credibile per ciò che è successo. Don Gianni Colasanti, che del ‘Leonino’ era dirigente scolastico, accetta di parlare con umbriaOn, mette in chiaro alcuni punti fermi, si toglie qualche bel sasso dalle scarpe e pone interrogativi seri.

Monsignor Ernesto Vecchi

Monsignor Ernesto Vecchi

La «doppiezza» Don Gianni, undici mesi fa lei e l’intero consiglio del Leonino siete stati messi da parte e sostituiti, perché? «Il perché ancora non lo so e lo attendo. Monsignor Vecchi (l’amministratore apostolico che ha preceduto l’arrivo del nuovo vescovo Piemontese; ndr), allora, nelle riunioni ufficiali, ha sempre ripetuto che alla presidenza della scuola non aveva alcun rilievo da muovere sia per quanto riguardava la conduzione sia per quanto riguardava la stima che riscuoteva presso i genitori e nell’ambiente cittadino. Questo, lo ripeto, nell’ufficialità. Perché, invece, nel privato, abbia consigliato a monsignor Piemontese, quando stava per iniziare il suo ministero a Terni, di dare inizio ad una nuova stagione nella conduzione della scuola, rimuovendo dirigente, consiglio di amministrazione e, a cascata, diversi docenti, questo non mi è stato portato a conoscenza. La doppiezza di monsignor Vecchi mi ha, sicuramente, sorpreso. Non era lui che si accreditava come uomo che parlava franco, che diceva pane al pane e vino al vino? Se aveva notato cose che andavano corrette le poteva dire, a suo tempo, e avremmo provveduto a portare le opportune correzioni».

Il vescovo al 'Leonino'

Il vescovo Piemontese al ‘Leonino’

Offeso Che cosa abbia spinto «monsignor Piemontese, a sua volta, ad accogliere i suggerimenti di monsignor Vecchi non mi è ugualmente noto. Spero – dice don Gianni Colasanti – un giorno di saperlo. Certo è che, con le sue decisioni, nel modo e nel momento che sono state prese, al di là delle sue intenzioni, monsignor Piemontese ha gettato delle ombre sulla conduzione della scuola ingenerando il sospetto che ci fosse comunque la necessità (chissà perché?) di dare uno strappo nella conduzione e, quindi, fosse opportuno iniziare una stagione diversa. Credo che gli avvicendamenti nelle istituzioni non facciano male, ma c’è modo e modo. Francamente non ritengo che la conduzione della scuola meritasse che si ingenerassero sospetti di inadeguatezza, di inefficienza o di altro genere nei suoi confronti. Non avevamo scheletri nascosti e non eravamo degli ‘incompetenti’ assoluti. Anche gli alunni che uscivano dalla scuola primaria e dalla secondaria di primo grado per iscriversi negli altri istituti cittadini riportavano costantemente risultati lusinghieri a testimonianza del buon lavoro svolto dai professori dell’istituto Leonino. Comunque, il modo in cui si è svolta la vicenda ancora mi offende. Quando saprò le motivazioni vere, se ci sarà bisogno, cambierò le mie valutazioni di oggi».

L'istituto 'Leonino'

L’istituto ‘Leonino’

Il bilancio Ma la situazione economica, quando vi hanno sostituito, era precaria? «Bisogna precisare. La gestione scolastica ordinaria era in perfetto pareggio. Lo squilibrio finanziario era dovuto ad un fattore diverso. Era dovuto ai lavori ordinari e straordinari eseguiti sull’immobile, all’inizio dell’attività, previsti dal contratto di passaggio di azienda stipulato tra la Sistemi Educativi S.r.l. (convertita nel 2007 in Pia Fondazione V. Tizzani), e le suore Leonine, proprietarie dello stabile e della attività scolastica. Senza questi lavori la scuola non era in condizioni di iniziare le sue attività. L’urgenza di provvedere a questi lavori era la causa che stava mettendo le suore in difficoltà per continuare la loro gestione. Tali lavori hanno comportato un esborso di circa un milione di euro. Si è fatto fronte a queste spese con mutui bancari per i quali la diocesi ha dato delle fideiussioni».

Massimiliano Mattioli

Massimiliano Mattioli, presidente del nuovo Cda

Stanziamento negato Nel tempo, spiega il sacerdote, «questo debito era stato in parte ridimensionato, ma il bilancio della gestione ordinaria della scuola non poteva sostenerne l’azzeramento completo. Ho chiesto allora alla diocesi, che di fatto era la proprietaria della scuola, perché la ‘Fondazione Tizzani’ si identifica con la persona del vescovo pro tempore, come da statuto, di provvedere ad uno stanziamento annuo per far fronte a queste necessità. Ho detto, nelle debite sedi, che se la diocesi voleva avere una sua scuola e promuovere una presenza culturale in città, bisognava pure che ogni anno investisse delle risorse: la scuola e la promozione culturale dovevano avere quella giusta attenzione che si aveva per la fame materiale delle persone e a cui si provvedeva con la mensa di San Martino. Mi è stato risposto che la scuola doveva bastare a se stessa. Capisco che tutto è avvenuto in tempi di difficoltà finanziarie per la diocesi. Ma, a mio avviso, la scuola avrebbe dovuto avere un posto privilegiato nell’ambito del bilancio diocesano anche in tempo di vacche magre. Ripeto, la gestione ordinaria della scuola era in pareggio. Non lo era più se si faceva gravare su di essa anche l’onere delle spese straordinarie».

Nessun errore Lei e il vecchio consiglio di amministrazione avete commesso degli errori? «Sinceramente non ne ho coscienza. Se ci fosse stata data l’opportunità di un confronto schietto – dice l’ex dirgente scolastito del Leonino – ne saprei di più e avrei insieme ai componenti del Cda, potuto prenderne eventualmente coscienza e forse avremmo potuto dare qualche delucidazione su quelli che erano ritenuti errori oppure avremmo preso atto di errori effettivamente commessi». Ha documenti che possono avvalorare le sue affermazioni? «Ci sono i verbali del consiglio di istituto, il documento di bilancio presentato al vescovo, i verbali del consiglio episcopale: sono documenti che fanno fede di quanto ho detto».

Fausto Dominici, il dirigente scolastico

Fausto Dominici, attuale dirigente scolastico

«La situazione è peggiorata» Quanto alla situazione economica complessiva dell’istituto Leonino, don Gianni Colasanti è chiaro: «Non so se la parte didattica è migliorata. Da quello che sento, invece, la situazione economica dovrebbe essere peggiorata. Il dirigente scolastico (il professor Fausto Dominici, sul quale si continuano a rincorrere voci relative ad un possibile abbandono della scuola, per tornare, da settembre, al vecchio posto di insegnante al liceo ‘Tacito’; ndr) ha giustamente i suoi costi, mentre io non costavo niente alla scuola; poi sono stati messi dei consulenti che affiancano il lavoro della segreteria; è stata costituita una società per lavori che non ho capito quali siano. Le uscite quindi sono aumentate a fronte di entrate che credo siano rimaste identiche se non diminuite. Ma su questo potrebbero essere più esaurienti gli attuali gestori».

Il vescovo, Giuseppe Piemontese

Il vescovo, Giuseppe Piemontese

Il vescovo Le iscrizioni sono davvero aumentate, come dicono dalla scuola? «Al momento credo che siano nei livelli dello scorso anno, che per noi è stato l’anno delle iscrizioni più basse. Forse sperano che da qui all’inizio del prossimo anno scolastico ci siano altre iscrizioni». Di tutto questo ha mai parlato, in questo periodo, con il vescovo? «Mi è stata assicurata, dopo tanto tempo di attesa, una convocazione. Spero che il tempo di attesa sia in scadenza. Sarò contento di presentare le mie riflessioni e di ascoltare e accogliere quanto mi verrà detto».

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