Terni, istituto Leonino: una scuola, tanti dubbi

I conti sono in rosso, nonostante il ricambio al vertice: i tagli e le spese previsti

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Tagli in vista, all’istituto Leonino di Terni. Ma anche progetti di diversificazione – tipo quello di recuperare ed entrare, cosa originale per una scuola, nella gestione di un cinema-teatro – e altre ipotesi di rilancio e diversificazione.

Il bilancio Uno dei motivi che, quasi un anno fa, in quello che venne definito «un costante rinnovamento, volto a garantire i migliori standard formativi», portò all’azzeramento del vertice dell’istituto (c’erano Antonio Brescia, Giampaolo Cianchetta, Alfredo Pallini e don Gianni Colasanti, che rivestiva anche il ruolo di dirigente scolastico), si fece capire che era quello relativo ai soldini: il bilancio era in rosso e, insomma, bisognava cambiare.

Il vescovo al 'Leonino'

Il vescovo al ‘Leonino’

Il direttivo Tanto che, si disse sempre allora, «facendo suo il lavoro già avviato dal predecessore, l’amministratore apostolico monsignor Ernesto Vecchi, il vescovo Giuseppe Piemontese, nella sua qualità di rappresentante dell’ente fondatore (la diocesi; ndr), ha provveduto a nominare un nuovo consiglio di indirizzo, nelle persone dei signori Barbara Cecera, Cesare Cesarini, Fausto Dominici, Massimiliano Mattioli e Massimo Valigi».

Conti in rosso Ma un anno dopo il bilancio è sempre in rosso ed è dato addirittura in peggioramento – visto che il personale sempre quello è, ma che gli ‘interni’ sono stati «affiancati (era l’annuncio, poi rispettato, visto che è arrivata la Omni Servizi; ndr) da alcuni professionisti e consulenti di settore» – per i costi che sono aumentati, mentre le entrate sono diminuite: «Ma probabilmente potremo fare a meno, per il futuro – dice Massimiliano Mattioli, il presidente – dell’apporto dei consulenti esterni, che pure hanno svolto un lavoro molto importante». Tagli in arrivo, insomma e non sarebbero gli unici, visto che ad essere messo in discussione sarebbe anche il piccolo bar interno che, pure, sembrava incontrare il gradimento delle famiglie.

Massimiliano Mattioli

Massimiliano Mattioli

Piano triennale Del resto, dice Mattioli, «il piano che siamo stati chiamati a realizzare si sviluppa su tre anni ed è evidente che non si poteva ipotizzare un’inversione di tendenza nel giro di pochi mesi». Tanto è vero che, prosegue, «puntiamo ad ampliare ancora l’offerta formativa e, in collaborazione con alcune società, vorremmo allestire una prima classe di ‘liceo sportivo’». Ma è vero che quest’anno il passivo sarà superiore a quello dei precedenti? «Un calcolo esatto è al momento impossibile da fare – secondo il presidente – perché le voci da inserire non sono complete».

 

Fausto Dominici

Fausto Dominici

Gli iscritti Ufficialmente, per l’anno scolastico che sta finendo, ne ‘denunciano’ circa 300, dalla scuola per l’infanzia fino al liceo, mentre, dice il professor Fausto Dominici, il dirigente scolastico, «per il prossimo, sulla base delle preiscrizioni, potrebbero addirittura aumentare». Lui, però, deve ancora decidere se resterà: «Il mio contratto scade ad agosto – dice – e mi piacerebbe restare, ma devo prima capire bene alcune cose». Già, perché lui, per andare a dirigere l’istituto ha rinunciato, mettendosi in aspettativa, ad una cattedra al liceo classico e lo Stato, com’è noto, pagherà pure poco, ma paga tutti i mesi con regolarità.

Cesi Nel frattempo, un’altra operazione, portata a termine dal ‘Leonino’ non avrebbe dato i risultati sperati: assumere la gestione della scuola dell’infanzia di Cesi, intitolata a Carlo Stocchi, non si è rivelata una grande idea, portando solo un ulteriore appesantimento finanziario. Soprattutto perché, dicono i maliziosi, tra i veri motivi dell’operazione ci sarebbe stato – anche – quello relativo al possibile utilizzo della struttura come ‘asilo’ per un certo numero di profughi. Ma il recente bando della Prefettura, che peraltro dice di non aver ancora deliberato, non ha dato gli esiti sperati: «Sinceramente non è così che stanno le cose – dice Massimiliano Mattioli – perché a Cesi vogliamo far sorgere un moderno centro di accoglienza per circa 30 madri in difficoltà e per i loro piccoli. E il progetto verrà portato a compimento».

L'Antoniano oggi in disuso

L’Antoniano oggi in disuso

Il cinema E poi c’è la storia relativa al cinema Antoniano, nella quale la fondazione ‘Tizzani’ di cui il Leonino fa parte entra a pieno titiolo «attraverso una società appositamente costituita – spiega Mattioli – e che recupererà (utilizzando i 100 mila euro messi a disposizione dalla Regione per il bando relativo ai centri commerciali naturali; ndr) riportandolo a funzionale come cinema e come teatro». Il progetto, conferma Francesco Shu, il presidente del consorzio per il centro commerciale naturale, «esiste ed è stato messo a punto da una società specializzata, non ternana e dovrà essere portato a termine, stando al bando, entro il 31 dicembre. Ma, visto che il bando stesso ha subìto una proroga, potremmo registrare un analogo slittamento dei tempi anche per il recupero dell’Antoniano».

Il controllo Il tutto sotto la supervisione di due sacerdoti – don Massimo Angelelli e don Marco Baroncini – il secondo dei quali, non è un mistero, fa riferimento direttamente all’ex aministratore apostolico della diocesi, monsignor Ernesto Vecchi, che dalla sua Bologna, dov’è tornato dopo aver lasciato il posto a padre Giuseppe Piemontese, ‘veglierebbe’ ancora con grande attenzione sulle sorti del ‘Leonino’ e non solo. Visto, peraltro, che durante la sua gestione si era deciso di istituire un fondo specifico per l’istituto. Attigendo, dicono i ‘bene informati’, anche dai fondi relativi a quel mutuo decennale – 12 milioni di euro senza interessi – che lo Ior aveva concesso per tappare almeno una parte della voragine economica nella quale la diocesi rischiava di sprofondare.

Vecchi Lui, però, dice di essere ormai fuori dai giochi: «Io ho consegnato tutto nelle mani del nuovo vescovo (l’ordinamento avvenne il 21 giugno del 2014; ndr) – spiega da Bologna monsignor Vecchi – e non so proprio più nulla di come stiano andando le cose. Tutta la gestione, da quando è arrivato, è passata sotto il controllo di padre Piemontese che, da quanto mi dicono, sta lavorando bene». Parola di monsignore e, quindi, per definizione, vera.

 

 

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