Terni, la ‘Fauna d’arte’ vista da Sergio Coppi

Una serie di scatti originali in mostra a palazzo Primavera dal 23 aprile

Condividi questo articolo su

di M.T.

Una mostra sulle mostre. O, meglio, «su quei curiosi bipedi, pensanti e senzienti (almeno così dovrebbero essere) – scrive Francesco Santaniello nella presentazione – che si aggirano per mostre e musei internazionali».

'Fauna d'arte' apre giovedì

‘Fauna d’arte’ apre giovedì

Fauna d’arte È quella che sarà inaugurata giovedì 23 aprile alle 17, a palazzo Primavera di Terni e che non a caso si intitola ‘Fauna d’arte’. Una raccolta di foto – la mostra restarà aperta fino al 18 maggio – scattate da Sergio Coppi, geniale fotografo ternano, che stavolta ha messo nel mirino – facendo finta di trascurare, ma solo facendo finta, le opere d’arte – coloro i quali quelle opere sono andati a vedere.

La presentazione «Le foto che propone in questa rassegna, Fauna d’arte – scrive ancora Santaniello – sono racconti scritti con la luce e narrati attraverso i passaggi chiaroscurali. Racconti nei quali le immagini sono suddivise e scomposte come se fossero capitoli di un romanzo. Simile struttura ci suggerisce i tempi adeguati per la lettura, per la decodificazione dei particolari e per captare la bellezza — lasciatemelo dire: sublime — di questa serie di opere d’arte fotografiche. In tal modo possiamo intuire la profonda differenza tra il guardare e il vedere. Coppi ha esplorato in senso estetico i differenti linguaggi visivi delle opere che hanno catturato la sua attenzione. Attenzione che è stata immancabilmente calamitata anche dal contesto in cui le opere sono inserite e dall’interazione con fruitori di ogni specie: fauna d’arte, per I’appunto».

L’autore Coppi, secondo Santaniello, è un «sagace narratore; abile affabulatore; cronista attento dell’oggi; conoscitore del cuore umano; sensibile e diretto; immediato come un verso di un grande poeta; cantore dei contrasti (luministici, estetici ed esistenziali che siano); demiurgo iconografico; fotografo errante; ricercatore rabdomantico delle più differenti, molteplici e multiformi realtà; trova, disvela e condivide con il suo pubblico la bellezza dell’ineffabile elegia del quotidiano». E pensare che per molti noi, che ogni volta ci incantiamo davanti alle sue foto, è sempre stato, solo, Sergio.

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli