Terni, la Sii batte cassa ai Comuni: «Dateci 16 milioni»

La socità idrica in squilibrio finanziario chiede contributi ai soci ma auspica «altri progetti di razionalizzazione». M5s: «Svendita ad Acea imminente»

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di F.L.

Sedici milioni di euro, suddivisi tra i 32 Comuni della provincia, Asm, Aman e Umbriadue servizi idrici: a tanto ammonta la somma che il consiglio di amministrazione del Servizio idrico integrato ha chiesto ai propri soci, a titolo di contributo e in proporzione alla quota di partecipazione al capitale sociale, con una delibera approvata nei giorni scorsi. Una determinazione «resa necessaria e non più rinviabile – ha scritto l’azienda idrica ai sindaci interessati e all’Auri – non essendosi realizzate al momento opzioni alternative – note e ancora possibili – per il riequilibrio finanziario della società». Rimane però l’auspicio di tutto il cda che la delibera «possa non avere concreta efficacia ove nelle more della sua attuazione si realizzassero progetti di razionalizzazione e riequilibrio – oggetto di reciproco confronto da mesi».

LA PROPOSTA DI DELIBERA AL CDA DELLA SII – SCARICA

Le cause e le cifre

Una situazione già compromessa quella dei conti del Sii, da ricondurre «a cause esogene alla gestione societaria» ed «aggravata dall’emergenza sanitaria che impedisce la regolare riscossione del credito verso gli utenti». È dunque «incontrovertibilmente accertato» che «le errate pianificazioni del Piano d’ambito hanno cumulato in capo alla società un fabbisogno di copertura costi di oltre 27 milioni di euro». Somma determinatasi con i maggiori costi sostenuti senza copertura tariffaria. Ad oggi la Sii vanta dunque un credito, tra capitale ed interessi, di 19 milioni di euro, mentre il forecast finanziario (la previsione della situazione economica, ndr) presentato nella seduta del 27 marzo scorso rappresentava un fabbisogno di oltre 14 milioni 200 mila euro, al netto dei crediti soci per canoni e mutui pregressi non oggetto di alcun piano di rientro sostenibile ed esigibile. Da qui la richiesta dei 16 milioni avanzata ai soci che, suddivisa in base alle quote, arriva a toccare punte di 4 milioni di euro per Umbriadue, 3 milioni per il Comune di Terni, poco meno per Asm.

Pentastellati all’attacco

Non si fa attendere la reazione del Movimento 5 Stelle. «La Sii è in squilibrio finanziario. La svendita ad Umbriadue controllata di Acea pare imminente. Questo è quanto deduciamo da un carteggio che c’è stato tra il Servizio idrico integrato ed i vari enti che anni fa costituirono questa partecipata pubblica, da sempre gestita come una partecipata a condotta privata» dicono i grupi consigliari di Terni, Narni e Amelia. «Una sorta di ultimatum – continuano – che arriva proprio mentre i cittadini ed i presidi democratici locali unitamente ai consigli comunali e le commissioni di controllo, sono messi in quarantena. Una richiesta di contributi cospicui rivolta ai Comuni chiamati a sanare lo squilibrio di bilancio della partecipata, qualora non “si realizzassero progetti di razionalizzazione e riequilibrio”. Di progetti ce ne viene in mente solo uno, molto controverso che prevede l’alienazione della maggioranza delle quote di Asm spa ad Umbriadue Scarl. società controllata da Acea. Progetto boicottato dalla stessa maggioranza che fece mancare il numero legale al sindaco di Terni. Progetto rispedito al mittente da alcuni comuni come quello di Parrano con deliberazioni del consiglio comunale. Progetto non voluto dalla maggioranza dei ternani e degli umbri coinvolti in questa operazione».

«Ripartire da zero»

«Ricordiamo che a Terni il Movimento 5 Stelle, unitamente alle minoranze di palazzo Spada – proseguono i tre gruppi consigliari -, aveva richiesto oltre 5 mesi fa di avviare una commissione d’indagine per capire come fosse stato possibile creare questa mole di debiti gestendo un asset che quasi ovunque riesce a garantire cospicui guadagni. Il sindaco di Terni da sempre sponsor di questa operazione ovviamente ha preferito mettere in naftalina tale richiesta perché probabilmente più che compiere azioni verso i presunti responsabili di questa situazione ha preferito, come nel caso del dissesto, far pagare i cittadini. Non consentiremo che con il favore di questa situazione tragica che vede limitate le libertà personali di tanti cittadini che responsabilmente rispettano il regime di quarantena, qualcuno pensi di mettere mano su quello che da esito referendario rappresenta un bene pubblico. Meglio che la Sii affondi in quelle che ha considerato proprie acque – concludono gli esponenti pentastellati – in barba al volere popolare e si riparta da zero».

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