Terni, l’Arpa rassicura: «Acqua buona da bere»

Il direttore tecnico, Giancarlo Marchetti: «Tenere alta la soglia di attenzione»

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L’acqua che esce dai rubinetti della conca? «Sostanzialmente buona, anche se un monitoraggio costante è sempre necessario. Ma di sicuro non ci sono rischi per la salute delle persone che la bevono».

L’Arpa A dirlo è il direttore tecnico di Arpa, Giancarlo Marchetti, che illustra i risultati di un monitoraggio effettuato e spiega che «è evidente che essendo i pozzi situati in un’area sottoposta a forte pressione antropica, pur non essendoci evidenze che facciano ipotizzare dei pericoli imminenti, sarà opportuno tenere alta l’attenzione».

PARLA IL DIRETTORE TECNICO DI ARPA: L’INTERVISTA

Il monitoraggio L’attività, spiega Marchetti, «è condotta pressoché integralmente da Arpa, attraverso l’acquisizione di 453 campioni annui, prelevati da 304 punti, ma la rete è destinata ad essere implementata già nel corso dell’anno corrente, in quanto risultano in corso di definizione le Reti locali di valutazione per le contaminazioni rilevate nella Conca ternana.

I DATI DEL MONITORAGGIO

Il costo Per questa attività, dice il direttore tecnico, «la stima dei costi in capo ad Arpa , o meglio il valore tariffario della prestazione erogata, è quantificabile nell’ordine di grandezza netto dei 100mila euro annui».

L’indagine specifica La ricerca condotta nella Conca ternana da aprile 2013 a novembre 2014) ha interessato «un’area di estensione complessiva di circa 24 chilometri quadrati e tiene conto delle indicazioni derivanti dalla Rete regionale di monitoraggio degli acquiferi di interesse regionale e dei risultati dell’indagine effettuata nell’estate del 2010, dopo l’emergenza relativa alla contaminazione da tetracloroetilene nell’area del polo chimico ternano e zone limitrofe. La Rete locale di rilevazione è stata costituita da 127 opere di captazione».

Gli inquinanti Il principale contaminante rilevato «è il tretracloroetilene (Pce), mentre altri sono il tricloroetilene, cloruro di vinile e il tricloroetano» e anche per questo «riteniamo fondamentale la predisposizione di una Rete locale di valutazione, che abbia come obiettivo lo studio dell’evoluzione della contaminazione, sia in termini di magnitudo, sia in termini di ampiezza dei perimetri individuati».

Le conclusioni L’ampiezza della diffusione della contaminazione e le concentrazioni misurate, conclude Marchetti, «suggeriscono di riferire la contaminazione riscontrata ad eventi (singoli o continuativi) datati». Si tratterebbe, in buona sostanza, «di una presenza di sostanze inquinanti presenti da decenni e che per la loro composizione risultano essere non solubili e più pesanti dell’acqua, per cui si sono depositate sul fondo dei pozzi». Per questi motivi «appare più complicato mettere in campo azioni di bonifica».

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