Terni, Montecastrilli: due ragazzi abbattono un cinghiale da record

L’animale è stato cacciato nella notte fra giovedì e venerdì a Castel dell’Aquila. Protagonisti Alessandro Rosati e Matteo Milioni

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Un record per la provincia di Terni, dove un animale del genere – almeno abbattuto – non si era mai visto. Impressionante per tutti, tranne forse per i cacciatori più esperti, di quelli che di cose da raccontare – fra Italia ed estero – ne hanno. Un cinghiale di ben 206 chili è stato ucciso nella notte fra giovedì 17 e venerdì 18 giugno a Castel dell’Aquila (Montecastrilli), in zona Suffragio, da due giovani cacciatori della zona: Alessandro Rosati, che nella vita fa il giardiniere ed è castellese, e Matteo Milioni che è di Dunarobba (Avigliano Umbro) e fa il falegname a Montecastrilli. A riportare la notizia per primo è stato il quotidiano ‘Il Messaggero‘ edizione di Terni, con un pezzo a firma di Francesca Tomassini.

Matteo Milioni e Alessandro Rosati con il maxi cinghiale

«All’inizio non sembrava così grosso»

A guardare le foto dell’animale, il profano – noi per dire – si impressiona. Tanto da chiedersi pure: ma sarà vera? Sì, ovviamente. «Eravano appostati – racconta Alessandro ad umbriaOn – quando l’animale è uscito fuori. L’abbiamo abbattuto con tre colpi, uno alla testa e due ad altezza spalle. Lì sul momento non ci siamo resi bene conto delle dimensioni. Poi abbiamo capito di aver cacciato il cinghiale più grande di sempre in provincia di Terni». In provincia di Perugia il record – detenuto da due amici di Alessandro – è di ben 245 chilogrammi, raggiunto nel corso del 2020.

Verrà diviso fra chi ha subito i danni

«Io negli anni sono riuscito a cacciare cinghiali di 180/185 chili al massimo. Ma di questo peso mai – prosegue Alessandro Rosati -. Nella vita faccio il giardiniere e sono cacciatore per passione, come il mio amico Matteo, che è falegname. Noi cerchiamo anche di dare una mano ai proprietari dei fondi agricoli che subiscono danni in serie per gli animali selvatici». Non a caso il maxi cinghiale montecastrillese, già sezionato e messo nella cella frigorifera, verrà suddiviso fra gli agricoltori della zona: «A noi non resterà nulla ma non è un problema».

Un pericolo?

Ma come è possibile incontrare animali così grossi? «Credo sia un fatto di incroci. Da alcuni anni le cose sono cambiate: il cinghiale ‘classico’, maremmano, ha lasciato spazio ad incroci, ad esempio con cinghiali dell’est Europa che sono molto più grossi dei nostri. Le spiegazioni sono molteplici». Ma un animale di 206 chili è anche più pericoloso? «Per l’agricoltura, in termini di danni, senz’altro. Per uomini e animali non credo. Certo, se uno pensa ad uno dei tanti incidenti stradali che coinvolgono persone e ungulati, finire contro un animale di 206 chili vuol dire andare a sbattere contro un muro. Quindi qualche differenza, in termini di sicurezza, c’è».

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