«Terni non è solo Piediluco o Cascata. Lavorare per un turismo 4.0»

Mario Gallinella, presidente dell’associazione Interamna Caruso: «Molte idee per utilizzare i fondi del Pnrr, ma la politica vuole?»

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di Mario Gallinella
presidente associazione culturale e sportiva Interamna Caruso

Anche se la pandemia che ci ha afflitto in questi ultimi due anni e mezzo non è ancora debellata, il suo rallentamento e controllo consente il ripristino delle normali attività comprese quelle turistiche. Ciò sta a significare il ritorno, anche a Terni, dei turisti soprattutto di quelli ‘mordi e fuggi’. Positivo certamente ma non quello che necessita per la città, il commercio, l’ospitalità: dobbiamo lavorare per il turismo 4.0, incentivando il turismo culturale, sfruttando il nostro patrimonio culturale e la nostra cultura enogastronomica.

Dobbiamo ricordarci che il nostro patrimonio culturale non è solo Piediluco, la Cascata delle Marmore, i resti di Carsulae: abbiamo o potremmo avere ben altro se, chi di competenza, dedicasse attenzione alle cose. Pensiamo al museo delle armi, non ancora realizzato malgrado se ne parli dagli inizi degli anni novanta, che affiancherebbe il secolo e mezzo di vita della fabbrica d’armi, poi Smalt e ora Pmal; alla casa-museo di Elia Rossi Passavanti, aperta una sola volta dal 1985; agli studios di Papigno se, ad esempio, le più belle scenografie rimanessero in sede o fossero ben chiuse e controllate, con accanto magari altri cimeli cinematografici; il museo paleontologico allestito all’interno della sconsacrata chiesa di San Tommaso, in piazza del Mercato, nucleo di materiali tra i più importanti dell’Umbria per la conoscenza dei micro-mammiferi del plio-pleistocene.

Manca una raccolta organica di archeologia industriale, che ebbe nel compianto ingegner Gino Papuli un solerte sollecitatore, e di cui si sono svolti a Tivoli nei giorni scorsi la 2° riunione degli stati generali del patrimonio industriale: una città come Terni, con i suoi storici stabilimenti, siderurgici, chimici, elettrici ma anche tessili, le sue ricerche e produzioni, può sicuramente dire non molto ma moltissimo. E che dire della Terni sotterranea? Dagli impianti che muovono la fontana di piazza Tacito ai rifugi antiaerei praticabili, ai resti sotto l’ex palazzo delle Poste oggi PalaSì per non dire del rifugio sotto la rocca di Colleluna che può essere ricercato.

La borsa mediterranea del turismo archeologico, in occasione della XXIV edizione che si svolgerà a Paestum il 27 ottobre prossimo, presenterà un progetto di valorizzazione del patrimonio archeologico sotterraneo. Perché Orvieto underground, Narni sotterranea, e niente Terni? E per finire, perché non passare dai percorsi segnalati per la Terni di epoca romana, di epoca medievale, industriale, o di autori come Bazzani, a percorsi da fare come la camminata informale di Città Giardino dei giorni scorsi e da proporre ai turisti, magari con apposito mini bus turistico ma anche alle scolaresche di Terni considerato la scarsa conoscenza della città e della sua storia?

E ancora, perché non omaggiare i nostri artisti e compositori, da Giuseppe Cerquetelli, anche se nato a Cingoli ma direttore del teatro comunale a soli 24 anni, al principe dei flautisti Giulio Briccialdi, da Stanislao Falchi ad Alessandro Casagrande al soprano Gina Palmucci (Nera Marmora), per citarne alcuni, con una sala della musica che sia museo ma anche luogo di ascolto della musica? O i nostri sportivi? Forse dopo la costruzione del nuovo stadio? E che dire di un museo delle tradizioni popolari in cui raccogliere anche la storia del Cantamaggio ternano? Le idee non mancano, gli spazi nemmeno, e nemmeno i soldi se uno sa utilizzare i fondi del Pnrr. Ma la volontà politica?

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