Terni, nuovi spazi Covid al pronto soccorso: «Non sicuri»

Interrogazione del consigliere regionale Paparelli (Pd): «Evidenti criticità». Chiesti anche tamponi a tutto il personale e tutoraggi ai nuovi infermieri

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Il consigliere regionale Fabio Paparelli (Pd) annuncia la presentazione di un’interrogazione a risposta immediata con cui chiede alla giunta regionale di sapere «se ritiene tutti idonei ed opportuni, anche in relazione alle normative a garanzia della sicurezza del personale sanitario, i nuovi spazi Covid individuati in questa ondata pandemica a servizio del pronto soccorso dell’azienda ospedaliera di Terni e precedentemente utilizzati come magazzini per le cartelle cliniche, a servizio della farmacia e adibiti alla endoscopia digestiva».

«Spazi non sicuri. Fare tamponi al personale»

«Tenuto conto che il Documento di valutazione rischi (Dvr) dell’azienda ospedaliera – sottolinea Paparelli – inserisce il pronto soccorso tra le aree a più alto rischio, come sono quelle Covid, il personale necessiterebbe di dispositivi di sicurezza ed ambienti di lavoro adeguati ed idonei ad evitare contaminazioni». Per Paparelli, «tale quadro non appare compatibile con taluni nuovi spazi individuati per il pronto soccorso Covid, del tutto privi di adeguati sistemi di ricambio d’aria e senza finestre. Essendo ex locali di stoccaggio risultano infatti sprovvisti di aperture naturali e dei strumenti di aspirazione necessari per evitare rischi per le 70 unità del personale sanitario del pronto soccorso stesso. Risulta inoltre necessario – aggiunge – che ai fini di una sorveglianza sanitaria, che deve essere adeguatamente programmata, gli stessi operatori sanitari vengano sottoposti non a test sierologici una tantum, ma a veri e propri tamponi molecolari con procedure informatizzate e standardizzate e con cadenza almeno mensile».

I ‘tutoraggi’ ai nuovi infermieri

«Che il rischio di contaminazione sia serio – osserva Paparelli – lo dimostra il fatto che, a seguito dell’ultimo screening risalente ormai ai lontani primi giorni di novembre, sono risultati positivi ben 11 operatori solo tra il 7 e il 30 novembre. È necessario pertanto valutare attentamente l’idoneità degli spazi individuati, condizionata, certo, dalla necessità di far fronte alla seconda ondata pandemica, ma anche dalla scelta di non aver voluto utilizzare, a tale scopo, strutture pubbliche prossime all’ospedale come l’ex Milizia». Il consigliere regionale del Pd e portavoce della minoranza chiede infine alla giunta regionale di «verificare se le nuove assunzioni di personale infermieristico (peraltro giudicate dallo stesso ‘insufficienti’), vengano accompagnate con azioni di tutoraggio prima di essere impiegate nelle aree critiche ad alto rischio Covid. Se così non fosse – conclude – si aggiungerebbero ulteriori elementi di criticità ad una situazione già non facile da gestire».

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