Terni ricorda Solinas, un festival in carcere

Dieci laboratori, teatro e solidarietà. Un centinaio di detenuti coinvolti nelle attività

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Mesi intensi di lavoro volontario, durante i quali sono stati realizzati anche due spettacoli teatrali, che si sono chiusi in occasione dell’anniversario della morte di Giovanni, che un anno fa ha deciso di chiudere con la vita nella cella del carcere di Sabbione di Terni dove era detenuto. Dieci laboratori tenuti da 25 volontari, molti dei quali giovanissimi, che hanno coinvolto un centinaio di detenuti del carcere di Terni. Un evento drammatico che ha spinto chi l’ha conosciuto a mettere in piedi il ‘Festival della cultura’ in memoria di Giovanni Solinas.

In memoria di Giovanni Solinas «Un festival – spiega Francesca Capitani, coordinatrice della manifestazione – che voleva rompere gli schemi rigidi e troppo spesso grigi della detenzione, che voleva supportare le persone detenute nella loro crescita personale, attraverso attività che normalmente non sperimentano. Tutte le attività connesse al festival sono state svolte dai volontari a titolo assolutamente gratuito. Fondamentale la sensibilità, la disponibilità e la collaborazione mostrata dai vertici del penitenziario ternano, dall’area trattamentale e sicurezza e da tutto il personale».

I laboratori A settembre sono iniziati i corsi che hanno formato i 25 ‘condannati al volontariato’, volontari che hanno organizzato i dieci laboratori esperienziali all’interno della casa circondariale di Terni. I laboratori hanno proposto attività di pedagogia teatrale e poesia, benessere psico-fisico, conoscenza e filosofia, ma anche attività ludico-ricreative e legate alla risoluzione delle problematiche relative al delicato tema delle affettività familiari. «Un festival a costo zero, per il quale a breve sarà redatto il bilancio sociale. E grazie al quale, un mese fa, è nata l’associazione ‘Toto corde’. Giovanni era uno che di cuore ce ne ha messo tanto – dice Francesca Capitani – lui ci ha insegnato qualcosa di importante: a non girare mai la faccia dall’altra parte».

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