Terni, San Giovanni: residenti a confronto

Bronx o quartiere vivibile? Punti di vista diversi ma tutti concordi su un punto: «Degrado, abbandono e pochi spazi per i giovani»

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«San Giovanni non è come lo stanno dipingendo in questi giorni, non è il Bronx. Non che i problemi non ci siano, ma la gente qui si conosce, c’è solidarietà, c’è una comunità. I nostri giovani però vivono in un contesto fatto anche di degrado quotidiano ed hanno davvero pochi punti di riferimento». C’è dibattito fra i residenti del popolare quartiere di Terni toccato – con la morte di uno dei due giovani, residente proprio in zona – dalla tragedia che ha colpito due famiglie ternane e tutta la comunità. Tragedia legata purtroppo allo ‘sballo’ con il fermo di un 41enne ternano che, per sua stessa ammissione, ha ceduto ai due ragazzi del metadone per l’irrisoria cifra di 15 euro, a pochi passi dal cuore di San Giovanni dove il pusher vive con l’anziana madre.

«Partire dal decoro»

Fra gli stessi residenti c’è chi difende la zona e la sua immagine: «Non si può dire che qui si viva male. Il fatto accaduto è gravissimo ma ci sono esagerazioni, in questi giorni, che fanno sembrare tutto squallido, pericoloso, invivibile. Non è così. Certo, il tragico fatto parla da sé e nessuno lo trascura o ignora: ha colpito chiunque. Ma la sostanza è che bisogna incidere su ciò che non funziona e il primo step, secondo me, è il decoro, la vivibilità del quartiere. Controlli delle forze dell’ordine, pulizia, buche, vivibilità. Si parta da qui per far stare meglio persone, giovani e famiglie».

«Pericoli presenti. E noi dobbiamo fare di più»

Per altri invece «la situazione di degrado anche morale è sotto gli occhi di tutti. Qui si spaccia droga ad ogni ora e solo uscire di casa la sera mette una certa apprensione, paura. Quindi non è vero che la criminalità non esista, o sia relegata a piccole porzioni o che la tragedia di quei due ragazzi non abbia anche spiegazioni legate alla situazione del quartiere. Forse dobbiamo impegnarci tutti, di più. Dando anche punti di riferimento ai ragazzi. L’oratorio è chiuso, le aree verdi di fatto inaccessibili e ora questi giovani hanno solo uno spiazzo in cemento dove giocare, altre attività non ce ne sono, gli adulti non sono poi così presenti. Forse dovremmo tutti parlare di meno e agire di più».

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