Lui non lo confesserebbe mai, ma le cose che – attraverso umbriaOn – vuole far arrivare al sindaco di Terni, Leopoldo Di Girolamo, l’architetto Carlo Giani – che aveva già avuto modo di ricordare alcuni interessanti retroscena relativi alla vicenda del teatro Verdi e aveva espresso anche serie perplessità riguardo la ‘Città della salute’ – le avrebbe già condivise, incassando commenti favorevoli, con l’associazione dei costruttori edili di Terni (Ance) e, seppure in via del tutto informale, anche con l’assessore ai lavori pubblici del Comune, Sandro Corradi. Ecco la lettera aperta indirizzata al sindaco

dell’architetto Carlo Giani
Egregio Sindaco,
sento la necessità di scrivere queste semplici riflessioni in merito alla situazione in cui versa l’intero comparto edile della nostra città.
Non ho alcuna presunzione di avere in tasca ricette facili, e non è mia intenzione lanciare “slogan” ad effetto che lasciano intuire percorsi tanto brevi quanto inefficaci. Vorrei, piuttosto, rivolgermi come semplice cittadino, al mio “primo” rappresentante. E’ inutile dilungarsi sull’ennesima descrizione, più o meno approfondita, dello stato di crisi che sta affrontando il settore dell’edilizia ternana, in quanto la situazione è amaramente sotto gli occhi di tutti. Vorrei piuttosto, offrire un piccolo contributo dettato da quasi quarant’anni di professione nel settore, evidenziando alcuni passi che a mio avviso, se intrapresi, potrebbero facilitare la nascita di nuovi programmi edilizi invertendo la tendenza attuale del mercato.
La prima riflessione riguarda proprio la macchina amministrativa e, nello specifico, la possibilità di varare alcuni strumenti di “emergenza” dal forte carattere temporaneo, capaci di indicare un percorso condiviso fra operatore ed amministrazione.
Credo sia possibile stipulare un “accordo” fra pubblico e privato, una “convenzione” tra ente pubblico e cittadino esclusivamente legata alla congiuntura economica. Il diritto amministrativo ci permette di percorrere tale strada che sia nei piani di edilizia economica e popolare, sia nei piani di sviluppo industriale ha dato ottimi risultati per la città e per gli operatori.
Questo “accordo” potrebbe permettere al privato che realizza o che ristruttura qualsiasi corpo edilizio di usufruire di agevolazioni sulla tassazione locale legata agli immobili per un certo numero di anni rappresentando un’importante stimolo per molti ad affrontare il problema in termini fattivi. Logicamente, sia le nuove costruzioni che le ristrutturazioni dovranno essere incentrati sulla efficienza energetica e sulla verifica sismica degli immobili. Se costruisci case di qualità energetica alta o se netti in efficienza il parco edilizio esistente ottieni un beneficio fiscale.
Operare oggi all’interno di questo nuovo accordo, usufruendo anche delle previsioni nazionali di detrazione fiscale già in vigore nell’ultima finanziaria, risulterebbe ulteriormente vantaggioso. Tutto ciò può essere esteso anche ai proprietari di terreni edificabili non ancora realizzati, questi potrebbero usufruire di un “congelamento” della tassazione a fronte di un impegno fattivo ad avviare i processi realizzativi entro un certo limite di tempo, scaduto il quale senza esito, il privato si impegna a cedere il “diritto di proprietà“ all’amministrazione.
Un ulteriore riflessione riguarda gli oneri concessori legati al rilascio dei permessi di costruire. Oggi sono dovuti al rilascio dei titoli edilizi e possono essere rateizzati solo per la durata del cantiere, si potrebbe prevedere il pagamento in sede di atto notarile direttamente dagli acquirenti delle varie unità immobiliari, tanto più che, gravando sul prezzo di acquisto, sono loro gli unici a sostenere realmente tale tassazione. Il costruttore non fa altro che anticipare il tributo. Ciò permetterebbe di abbassare, in parte, le necessità finanziarie degli operatori che nello stesso momento devono affrontare l’acquisto dell’area, la tassazione e la costruzione dell’edificio. Tutte queste ipotesi non devono necessariamente comportare una riduzione degli introiti comunali, dal momento che il rilancio economico complessivo del comparto potrebbe generare introiti comunque comparabili all’eventuale gettito temporaneamente congelato.
La seconda riflessione riguarda il mondo operativo, quello dei costruttori e dei progettisti, i quali, me per primo, dovrebbero cercare di concentrare maggiormente il proprio operato nella ricerca di soluzioni di qualità avanzata, sia sotto il profilo tecnologico che energetico, a costi più contenuti. Non sempre, infatti, i materiali con buone risposte tecniche sono i più costosi e forse tante scelte estetiche, tante decisioni compositive contenute nei nostri progetti, non risultano strettamente necessarie per il clima economico generale. E’ innegabile che un edificio più “spartano” nell’immagine, ma dalla buona risposta energetica, risulti oggi vincente.
Un ultimo pensiero è rivolto, infine, a tutti coloro che sono impegnati nei ruoli di governo, è probabilmente giunto il momento di mettere da parte tante animosità personali, tanti personalismi provinciali ed iniziare a remare tutti, davvero, dalla stessa parte.
Credo che la cura ognuno del proprio orticello oggi potrebbe non pagare più, è sicuramente preferibile perdere qualche battaglia pur di vincere, tutti insieme, la guerra. La città vive un torpore innaturale, con una crisi che ha colpito tutti gli strati sociali e tutti i comparti operativi, la sensazione che leggiamo sui volti di tutti è di rassegnazione, di totale mancanza di speranze. Invece di reagire ci siamo spenti.
Assomigliamo drammaticamente a quei pugili che ormai “suonati” sorridono pochi istanti prima di cadere al tappeto.
Non credo sia possibile arrendersi a tale destino, cercherò di farmi promotore di una proposta tecnica articolata e condivisa presso le associazioni di categoria, gli ordini professionali e tutte le forze operative della città, un “patto per la città” che possa riaccendere quella luce in fondo al tunnel che oggi non vediamo più.