Sii, quote Asm ad Acea: «Soltanto vantaggi»

Il sindaco di Terni Latini difende a spada tratta l’operazione di cessione delle quote dalla municipalizzata alla multiutility romana

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di Federica Liberotti

Un’operazione complessa, ma dagli scopi «ben netti e definiti», in quanto «di puro carattere finanziario», dunque senza conseguenze sull’operatività di Asm all’interno della compagine del Sii: così, lunedì pomeriggio, il sindaco di Terni Leonardo Latini ha spiegato i contorni dell’annunciata e dibattuta cessione del 15% delle quote della municipalizzata ad Umbriadue (di proprietà di Acea) in occasione della terza commissione consiliare a palazzo Spada, convocata dal presidente Leonardo Bordoni per discutere della vicenda. Con lui i vertici al completo dell’Asm, in primis il presidente Mirko Menecali, che dal canto suo si è detto «fermamente convinto che questa operazione sia la migliore che possiamo porre in essere rispetto alle altre possibili alternative».

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Le ragioni

Almeno cinque i punti sottolineati dal primo cittadino, il quale ha elencato nel dettaglio i vantaggi che – dal punto di vista dell’amministrazione – porterà la cessione delle quote. «Oltre al fatto che Asm non sarà compromessa dal punto di vista operativo – ha detto – cediamo le quote ad un valore congruo (stimato dal consulente Stefano Pozzoli in poco più di 6 milioni di euro, ndR) di gran lunga superiore al loro valore nominale, dunque permettendo ad Asm di beneficiare di una plusvalenza. Inoltre l’Asm otterrà un rimborso anticipato da parte del Sii di crediti per circa 4 milioni, rispetto ai 10 vantati, così come i Comuni creditori potranno rientrare per complessivi 10 milioni e mezzo nei confronti della stessa società idrica». Infine «la Sii beneficerà di una lettera di patronage da parte di Acea che gli consentirà di acquisire crediti con le banche per oltre 15 milioni di euro per investimenti futuri». «Ridimensionamento delle quote – ha ribadito Latini – non equivale a ridimensionamento dell’operatività. D’altro canto l’attuale dotazione finanziaria di Asm non consente un equilibrio. Capisco l’impatto mediatico di questa scelta, ma non mettiamo in discussione il bene pubblico acqua. Evitiamo semmai l’aumento delle tariffe, che l’azienda entri in crisi e che i comuni vadano in sofferenza».

Le parole del presidente di Asm

Menecali – affiancato in commissione dagli altri componenti del cda, Sara Processi e Paolo Sebastiani, oltre dal direttore generale della municipalizzata, Stefano Tirinzi – ha ricordato che già dai tempi della nascita del Sii il suo statuto prevede per il socio privato «una importante governance e dunque importanti poteri di gestione». «L’operatività di Asm viene inoltre esercitata non in funzione della quota capitale ma del contratto di servizio. La posizione di Asm rispetto a questo sarà consolidata e rafforzata, contemporaneamente otterremo 10 milioni di liquidità, 6 milioni per la cessione delle quote e 4 per il rimborso anticipato dei crediti. Risorse che ci assicureranno la sopravvivenza a breve, permettendoci il pagamento dei fornitori, e più a lungo termine, ponendo le basi di un piano industriale. Abbiamo necessità di questi soldi, non possiamo dire che le soluzioni alternative, come aprire a partner privati la raccolta differenziata o vendere altre società del gruppo, possano essere meno impattanti».

 

Le critiche

Opposizioni ovviamente guardinghe sul tema sia prima che dopo gli interventi in audizione di sindaco e rappresentanti Asm. Oltre alla richiesta da parte del consigliere pentastellato Pasculli di ascoltare anche il presidente del Sii Stefano Puliti – audizione già avvenuta lunedì pomeriggio -, i consiglieri Gentiletti (Senso Civico), Filipponi (Pd), Simonetti (M5s) hanno chiesto di avere a disposizione ulteriore documentazione, rispetto alla consulenza di Pozzoli, al bilancio dell’acquirente Umbriadue, ai pareri dell’avvocatura comunale (che non sono stati però richiesti dall’amministrazione), allo statuto e ad un eventuale business plan (che non c’è, in quanto non previsto). Gli stessi consiglieri, insieme ai colleghi Orsini (Uniti per Terni) e Angeletti (Terni Immagina) hanno poi espresso le loro perplessità non solo nel merito della vicenda – «la cessione delle quote è una soluzione tampone, senza una visione industriale» è stato sottolineato – ma anche sul metodo utilizzato da Asm e amministrazione nella vicenda. «La faccenda è stata gestita male, abbiamo pochissimo tempo per valutare la questione, senza avere a disposizione gli elementi necessari. Grave – ha tra l’altro rimarcato Filipponi – che lo stesso Menecali il 25 novembre sia stato sentito in commissione, senza fare alcun cenno rispetto alla cessione. Una scorrettezza istituzionale». Martedì, dopo una nuova seduta di commissione prevista in mattinata, nel pomeriggio la questione si sposterà in consiglio comunale, dove hanno già annunciato la loro presenza il Comitato No Inceneritori, Terni Valley e Vas, contrari all’operazione.

Gentiletti: «Chi lo voterà, se ne assumerà la responsabilità»

Lo stesso Gentiletti ribadisce le critiche, nette: «La seduta – afferma il consigliere di Senso Civico – ha chiaramente fatto emergere l’avventatezza dell’operazione di cessione di quote della Sii da parte di Asm a Umbriadue, controllata di Acea. Sul piano tecnico non è emersa alcuna convenienza economica per Asm di procedere a negoziazione diretta con Umbriadue invece che con una gara ad evidenza pubblica. Chi voterà la delibera se ne assumerà la responsabilità. In tal senso si è espresso anche un parere legale fornito alla Sii e che solo dopo mia insistenza è stato prodotto e fornito ai consiglieri. Ho posto più questioni pregiudiziali anche a tutela dei colleghi di maggioranza che domani dovranno avallare una operazione pesante che vende patrimonio pubblico senza alcuna certezza di convenienza economica, anzi. Ho fatto notare che giudico sorprendente che non si sia deciso di attendere la conclusione della gara pubblica per un advisor promossa da Asm per la redazione di un piano finanziario complessivo ma di procedere prima a questa operazione. Tutta questa fretta è inspiegabile ed inaccettabile. Così come le modifiche allo statuto del Sii la cui bozza ci deve essere ancora trasmessa e che la delibera prevede come presupposto dell’operazione. Tale modifica sembrerebbe rafforzare i poteri del socio privato attraverso l’abbassamento del quorum e l’aumento di poteri di intervento».

Pd Terni: «Fermamente contrari»

Il coordinamento politico dell’unione comunale Pd di Terni è altrettanto critico rispetto alla decisione: «Attualmente – si legge nella nota diffusa dal partito – Asm detiene circa il 18% di quote azionarie del Sii, mentre Umbriadue il 25%. Il pacchetto di maggioranza pubblico è detenuto per il 51% dal consorzio dei comuni della provincia di Terni, dove la città dell’acciaio ha a sua volta una quota pari al 19%, facendo del Comune di Terni l’azionista di maggioranza del Sistema Idrico. Il punto centrale è che l’ipotesi di cessione del 15% delle quote Asm ad Umbriadue espone ad una grave perdita di interessi l’ente comunale, indebolisce la città e i cittadini con una perdita reale di quella ‘sovranità’ tanto sbandierata dalle forze di destra. Innanzi tutto con tale vendita Umbriadue diventerebbe socio di maggioranza detenendo circa il 40% di tutto il pacchetto azionario. Il Comune di Terni che attualmente è il socio principale del Sii perderebbe questa posizione. Si indebolisce così il ruolo strategico della città, si svende un bene assolutamente inalienabile e universale come l’acqua pubblica. Si mettono a rischio i cittadini rispetto a politiche private nella gestione e proprietà delle acque. In questa fase storica, nel mondo globale è iniziata una guerra alle risorse idriche e il Comune di Terni ha il dovere di difendere l’attuale posizione di proprietà pubblica perché ne va del’interesse dei cittadini , non solo quelli di oggi, ma soprattutto in un orizzonte temporale di medio e lungo periodo. Vogliamo capire che ruolo si vuole far svolgere a soggetti privati come Acea. Osserviamo che sarebbe rischioso permettere ad una azienda privata di detenere e concentrare a se quote importanti di proprietà in ambiti economici e sociali strategici. Il rafforzamento di Acea su Terni si traduce anche con la possibilità di far diventare la valle ternana la discarica di Roma, possedendo Acea l’inceneritore di Maratta. Per questi motivi – concludono dal Pd di Terni – siamo fermamente contrari a questa cessione».

Patalocco (Pd): «Operazione dannosa»

Sulla vicenda interviene anche Leonardo Patalocco, del Pd di Terni, pure lui critico. «Posto che per migliorare l’efficienza di un’impresa è maggiormente importante un giusto mix pubblico-privato e una corretta incentivazione di un management competente più che la natura della sua proprietà – scrive in una nota -, la strada intrapresa da un governo che si è posto come ‘governo del cambiamento’ è quindi una storia già vista: svendere per tappare le falle, pensando all’immediato beneficio economico e finanziario e mettendo in secondo piano programmazione e tutela del patrimonio pubblico del comune di Terni e dei suoi cittadini». Per Patalocco così facendo il governo locale a trazione leghista, invece, inverte la tendenza di un’azienda a guida pubblica che si stava consolidando e intraprende strade già percorse negli ultimi 3 decenni con risultati discutibili. Il cambiamento che cercavano i ternani non possiamo pensare che fosse questo, per queste ragioni va condannata con decisione un’operazione che sarebbe dannosa per il futuro del nostro territorio».

La Filctem Cgil: «Ok il passaggio, ma serve organizzazione intelligente»

Di diverso avviso Marianna Formica, segretaria della Filctem Cgil di Terni. Che non ha ragioni di critica rispetto al ‘passaggio’ e si concentra su organizzazione e lavoratori: «L’acqua nella provincia di Terni è pubblica e nessuna azienda del servizio idrico di Terni ha la facoltà di gestire le tariffe che sono di totale competenza dei comuni ed è bene che i cittadini lo sappiano: sono i sindaci che regolano le tariffazioni e che votano eventuali aumenti. Per ciò che concerne Asm, come unica organizzazione sindacale il 27 dicembre 2018 fummo presenti in consiglio comunale fino a tarda serata per scongiurare la possibile vendita delle quote di Asm Spa (si parlava di poter cedere fino al 49%) e di quelle in Umbria Energy (secondo noi azienda strategica), tanto è vero che l’amministrazione comunale, anche grazie alle opposizioni, fece un passo indietro e furono votati degli emendamenti/dispositivi rafforzativi dell’importanza e della strategicità di Asm per il nostro territorio e non solo. Oggi siamo bene a conoscenza delle necessità finanziarie di Asm, più volte comunicateci durante gli incontri sindacali; rivendichiamo però l’importanza della gestione delle attività del servizio idrico che a tutt’oggi risultano ancora parcellizzate. Asm e Aman gestiscono praticamente gli stessi servizi, ma operano con due distinte società. Da qui la necessità di razionalizzazione, sia per un migliore servizio, sia, soprattutto dal punto di vista sindacale, per delle migliori condizioni dei lavoratori che operano in queste due realtà, ma non con le stesse modalità, c’è necessità di uniformità e di avere un’unica gestione. Riteniamo che l’evoluzione societaria del Servizio Idrico di Terni non possa concludersi con la cessione delle quote di Asm, ma che debba vedere il consolidamento della gestione dell’idrico in Asm tramite strade percorribili. Auspichiamo infine – conclude Marianna Formica – che la nuova organizzazione societaria permetta la stabilizzazione di alcuni lavoratori della Sii che nei mesi scorsi, proprio per incertezze di interpretazione legislativa, non hanno potuto beneficiare del rinnovo del contratto essendo tra l’altro fondamentali per la gestione del front-office».

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