Terni, tasse alle stelle: «Eredità Di Girolamo»

Marco Celestino Cecconi – coordinatore FdI Terni – commenta gli ultimi provvedimenti del commissario Antonino Cufalo

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Marco Cecconi

di Marco Celestino Cecconi
coordinatore FdI Terni

A distanza praticamente di poche ore l’uno dall’altro, il commissario Antonio Cufalo – chiamato a gestire in questi mesi il Comune di Terni dopo la debacle del sindaco e il default dell’Ente – ha assunto in questi giorni due provvedimenti (il primo, obbligato e, il secondo, invece, niente affatto scontato) che sono, singolarmente e nel loro insieme, la fotografia della disastrosa eredità lasciata dall’amministrazione-Di Girolamo e compagni.

Con il primo provvedimento (una delibera di durata quinquennale non revocabile) il commissario non ha potuto far altro che ottemperare agli obblighi imposti dalla legge nel caso in cui, proprio come è accaduto a Terni, un Comune vada in dissesto, ovvero in fallimento sotto il peso dei propri debiti: aumentare ai massimi livelli quelle imposte e tasse che ancora non lo erano – Imu e Tasi – che adesso in città andranno a toccare il loro rispettivo tetto, com’era già accaduto per l’addizionale-Irpef, la Tosap, le imposte sulla pubblicità e sulle pubbliche affissioni. Una mannaia sulla proprietà, sulle case, sugli affitti, sul mercato immobiliare, sull’edilizia, in un contesto urbano e sociale già provato da mille fattori di crisi, locale e non. Traduzione: tutti i ternani nessuno escluso saranno chiamati a pagare il prezzo delle colpe di pochi, incompetenti e di dubbia onestà intellettuale. Non siamo noi, bensì la Corte dei Conti, la magistratura contabile, ad aver bollato senza appello con giudizi ben peggiori i risibili Piani di riequilibrio presentati a suo tempo dall’ex maggioranza di governo per mettere, inutilmente, una pezza a tutto ciò.

Si poteva evitare? Certo che sì. Sarebbe bastato ammettere il crescente disavanzo dei conti pubblici quando ha iniziato a manifestarsi e cioè già da anni ed anni, invece di fare finta di niente e tirare a campare per restare al potere. Sarebbe bastato intraprendere per tempo una privatizzazione delle Farmacie comunali ben fatta (sono pochissimi, ormai da tempo, i Comuni in Italia che continuano a vendere aspirine): ma l’azienda – pur con i suoi bilanci quasi sempre in rosso che tanto venivano ripianati dai contribuenti e chi se ne importa – era troppo funzionale al sistema clientelare di basso cabotaggio su cui ha continuato a fondarsi il potere della sinistra a Terni. Sarebbe bastato alienare una minima parte dell’ingente patrimonio immobiliare dell’Ente, in buona parte inutile: ma, nel suo complesso, quel patrimonio non è mai stato né completamente inventariato né men che mai stimato.

Nel frattempo, in compenso, si continuavano a spendere milioni di euro per esternalizzare servizi su servizi con procedure molto spesso opinabili: proprio come nel caso di quella manutenzione del verde pubblico la cui gara d’appalto – ecco il secondo provvedimento assunto in questi giorni dal commissario – è stata annullata a buste aperte ‘come atto di aututela’ (recita la delibera) per ‘difetto di concorrenza’. E certo (si sarà detto il commissario tra sé e sé) la concorrenza faceva davvero difetto se, di 7 raggruppamenti d’impresa in lizza, ne era rimasto in pista solo uno. Faceva davvero difetto, la concorrenza, se il principale motivo d’esclusione di tutti gli altri era il mancato possesso di un requisito alquanto discusso, segnalato persino all’Autorità nazionale anticorruzione. Faceva davvero difetto se un altro requisito era la proprietà di un mezzo meccanico che, invece, si può tranquillamente noleggiare.

Il ‘difetto di concorrenza’ evoca tristemente, quantomeno come ipotesi nominale, quel reato di ‘turbativa d’asta’ per il quale sindaco, assessori e dipendenti del Comune sono stati rinviati a giudizio per gli svariati filoni d’inchiesta della cosiddetta ‘Operazione Spada’, tra i quali proprio il verde pubblico: della serie, perseverare è davvero diabolico. Ma almeno adesso prevalgono le ragioni di ‘autotutela’ che hanno indotto il commissario ad annullare tutto, nell’interesse vero dell’Ente e nostro.

Tra debiti, salassi, fiumi di soldi assegnati a Tizio o Caio con procedure dubbie (2 milioni di euro per 2 anni, l’importo a base d’asta della gara annullata da Cufalo), ecco la fotografia dell’amministrazione-Di Girolamo, ecco l’inventario dell’eredità che ci ha lasciato. Ecco le cause (ma sono solo alcune) che rendono irricevibile, per Terni e per i ternani, qualunque ricandidatura della sinistra e dintorni, camuffata in qualunque modo, alla guida della nostra città.

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