Terni, teatro Verdi: «Comune sbaglia»

Il dibattito cittadino è sempre più vivo. Secondo l’architetto Paolo Lenonelli «si sta facendo un errore pazzesco, ovvero quello di iniziare i lavori senza un progetto»

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Il dibattito attorno al futuro del teatro Verdi di Terni è sempre più vivo. «A mio avviso l’amministrazione comunale sta facendo un errore pazzesco, ovvero quello di iniziare i lavori senza un progetto. Credo sia opportuno riflettere sul tema del teatro che a Terni, negli ultimi anni, è stato veramente trascurato». Dopo gli ultimi interventi di un nutrito gruppo di progettisti, architetti e ingeneri ternani, questa volta a dire la sua è l’architetto Paolo Lenonelli che, giovedì pomeriggio, ha organizzato un incontro aperto al Cenacolo San Marco.

TEATRO VERDI, BATTAGLIA SUL PROGETTO

«Lavori inutili» L’amministrazione comunale, secondo Leonelli, «è intenzionata a fare dei lavori inutili. Al momento credo sia necessario riflettere e approfittare di questa occasione per fare una cosa rara e bellissima, che serva e che non c’è nelle altre città. Bisogna indagare, con chi lavora nel mondo dello spettacolo, anche a livello economico, perché è inutile fare un ‘teatrino’, dovremmo invece avere l’ambizione di fare un teatro che fa delle opere significative per il centro Italia. Per lo meno tentarlo».

L’INTERVISTA ALL’ARCHITETTO PAOLO LEONELLI – VIDEO

Paolo Leonelli

Interventi costosi L’architetto ha avuto «diverse esperienze di restauro di teatri storici, però oggi mi trovo in una certa difficoltà. L’evoluzione del teatro da un giorno all’altro si modifica, per fare delle opere importanti ci vogliono molti spettatori e in quel sito troviamo l’impossibilità di creare un teatro con molti spettatori. Non credo sia opportuno fare un progetto architettonico, ma fare una riflessione su cosa serve al teatro a Terni e che tipo di teatro in quel posto si possa fare. Qualunque soluzione, vecchia o nuovo, Poletti o non, è un intervento costosissimo e l’amministrazione è in evidente difficoltà».

La capienza Quello della capienza, secondo Leonelli, «è un problema importantissimo». Il Poletti «aveva circa mille posti, ricostruirlo, con qualche sacrificio, potrebbe ridare circa 900 posti: il più grande dell’Umbria. Se questa capienza non basta si può anche non fare. Lo costruiamo a Maratta, insieme al palazzo dello sport, da 4 mila posti e allora portiamo attori, rappresentazioni, cantanti, spettacoli di un certo livello. Altrimenti che senso ha?»

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Vittorio Sgarbi a Terni (Foto Mirimao)

Falso storico A chi dice che il Poletti è un falso storico, «mi sento di consigliare di tornare a scuola. In archeologia esiste una cosa chiamata anastilosi, ovvero la ricostruzione di edifici ottenuta mediante la ricomposizione, con i pezzi originali, delle antiche strutture. Noi oggi abbiamo gli elementi, ovvero le foto, i disegni del progetto, gli spolveri delle pitture, i colori, per cui noi potremmo ricostruire fedelmente il teatro Verdi. Sgarbi ha ragione, perché il teatro di Poletti era il teatro neoclassico più bello d’Italia e non si capisce perché si debba costruire una cosa inutile quando potremmo ricostruire una cosa colta e bella».

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«Fermare i lavori» Bandire un concorso d’idee, secondo Paolo Leonelli, «non serve. Io chiamerei, per esempio, il maestro Muti e gli chiederei: che teatro serve a Terni? Cosa faresti? I produttori del teatro di Roma lo sanno quello che servirebbe. Noi no. E’ questo che intendo per momento di riflessione, altrimenti facciamo una cosa bellissima e poi se è deserta?» L’amministrazione comunale «non rifarà mai il Poletti perché ha una mentalità operistica, rifaranno una cosa tipo il cinema Modernissimo. Secondo me il Comune di Terni, però, non è veramente aperto alla città però noi ancora tentiamo di lottare per cerca di fermarli, perché la prima cosa da fare è fermare i lavori».

Attilio Romanelli

Romanelli Nel dibattito cittadino si è inserito anche il segretario della Cgil ternana, Attilio Romaneli: «L’ambizione di chi governa dovrebbe muovere il desiderio di lasciare un segno caratterizzante il proprio mandato. Pensare una città a dimensione umana, spazi vivibili, sostenere una socialità inclusiva dovrebbero essere le direttrici uniche per caratterizzare una comunità. Conoscersi e conoscere la storia del proprio territorio consentirebbe di evitare semplificazioni e banalità in grado solo di alimentare tensioni e discussioni spesso inutili e deleterie». A tal proposito «ricordo la discussione che si svolse in una commissione comunale nella seconda metà degli anni anni 80, dopo aver promosso un concorso di idee, per la realizzazione della torre nel vecchio palazzo comunale. Discussione che alimentò un vivace dibattito tra chi sostenne la ricostruzione della vecchia torre e chi propose una soluzione segnata da un tratto architettonico innovativo. Si affermò la seconda proposta lasciando un struttura apprezzata e apprezzabile. Chiedere l’indizione di un concorso di idee per il teatro cittadino, importante e fondamentale per la vita culturale e sociale, mi sembra il minimo e lo ritengo doveroso».

La fondazione Carit Giovedì, intanto, si è svolto l’incontro formale tra l’amministrazione comunale e la fondazione Carit, in ottica di un possibile – richiesto a gran voce da diversi esponenti del consiglio comunale – intervento del presidente Luigi Carlini nel processo di riqualificazione della struttura. In linea di massima – siamo tuttavia in una fase ‘esplorativa’ – sembrerebbe esserci la disponibilità da parte della Fondazione a dare una mano, a patto però che ci sia una strategia ben definita. Punto fondamentale, che per il momento manca.

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