Terni, teatro Verdi: Sgarbi non convince

Dopo l’intervento del critico d’arte arriva la lettera aperta di un gruppo di progettisti contrari all’ipotesi ‘polettiana’. M5S all’attacco

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Dibattito infuocato – anche dopo il pepe con cui Vittorio Sgarbi ha riccamente condito la pietanzaattorno al futuro del teatro Verdi. Gli ultimi interventi sono quelli di un nutrito gruppo di progettisti, architetti e ingeneri ternani, attraverso una lettera tanto ‘aperta’ quanto accorata, indirizzata alla città. Ma anche il Movimento 5 Stelle, sul versante politico, non evita di dire la sua e lancia bordate non da poco.

TEATRO VERDI: «POLETTI? FALSO STORICO» – VIDEO

«Serve progetto unitario» Nella lettera, firmata da 24 professionisti ternani – «ma chi vuole aggiungersi può farlo, contattandoci» – i professionisti invocano un confronto aperto, precisando però il punto di vista di partenza: «Abbiamo sempre seguito il dibattito che si è sviluppato in città e ne abbiamo tratto la convinzione che portare a conclusione singoli stralci di interventi senza avere un progetto omogeneo ed unitario è un’operazione di corto respiro che rischia di pregiudicare l’obiettivo di avere un teatro di assoluta qualità che restituisca al Verdi il ruolo di contenitore privilegiato della cultura cittadina».

TEATRO VERDI, BATTAGLIA SUL PROGETTO

«Coinvolgere la città» «Il Verdi, per l’importanza intrinseca dell’edificio, per il ruolo storico che ha rivestito nella cultura ternana, per il valore simbolico che ha acquisito agli occhi della collettività, è patrimonio dell’intera città e dei suoi abitanti, motivo per il quale questi dovrebbero essere coinvolti nelle scelte che vengono fatte, e non solo con un consiglio comunale aperto. Per essere vissuto ed usato – scrivono i 24 progettisti – il teatro Verdi, una volta finiti i lavori, dovrà poter ospitare al suo interno tutte le attività che si possono svolgere oggi in uno spazio teatrale di eccellenza, dalla musica alla prosa, dagli spettacoli classici a quelli di avanguardia o a quelli tecnologicamente innovativi, passando anche per conferenze e manifestazioni culturali di diverso tipo».

«Poletti è falso storico» «Questi sono anche i motivi per i quali manifestiamo perplessità verso la corrente di pensiero che afferma di voler riproporre, oggi e in maniera automatica, la soluzione del Poletti. Anche perché a differenza di altre realtà come quella di Rimini o di Fano, lo stato nel quale si trova il Verdi è ben diverso ed è frutto delle pesanti modifiche del dopoguerra, al punto che le caratteristiche iniziali del modello ‘polettiano’ sono difficilmente identificabili. Riteniamo quindi che riproporlo costituisca una sorta di falso storico che va anche contro i principi del restauro enunciati da Cesare Brandi. Inoltre, per ripristinare il teatro del Poletti si dovrebbe rimuovere una parte di storia del Verdi, quella che va dalla ricostruzione post-bellica ad oggi».

Il concorso di idee Ma l’intenzione degli ingegneri e degli architetti non è quella di proporre un progetto: «Tutt’altro – scrivono -. Vogliamo indicare un metodo e tracciare un percorso, immaginando un grande teatro in grado di ospitare le migliori produzioni artistiche in ogni campo. Un prodotto all’altezza delle ambizioni che la nostra città, nonostante tutto, vuole ancora ostinarsi a coltivare.Riteniamo che ciò sia ancora possibile e che l’unico strumento da utilizzare è quello del concorso di idee con procedura aperta, per mettere a confronto il meglio di quello che la cultura progettuale può offrire, in modo da poter scegliere la proposta migliore in termini di qualità e di fattibilità». Poi, sul piano operativo: «Si definiscano in maniera chiara i limiti al contorno, fisici e operativi, si fissi l’obiettivo della capienza e le tipologie di utilizzo dello spazio e si bandisca il concorso di idee. Il concorso sarebbe per Terni una grande operazione culturale e costituirebbe il presupposto per affrontare anche il problema del reperimento delle risorse necessarie. Siamo infatti convinti che solo con un progetto di alto profilo si possa lanciare una campagna in grado di mobilitare l’apporto economico di fondazioni bancarie, di enti, associazioni culturali, di privati cittadini attraverso la legge
sull’Art Bonus, della Regione, del Mibact e della Comunità Europea».

«Città presa in giro» Sul versante politico, il Movimento 5 Stelle, attraverso i consiglieri comunali Angelica Trenta e Patrizia Braghiroli, interviene a gamba tesa: «Non bastava un teatro chiuso da anni: ci mancava solo la presa per i fondelli di tutta la cittadinanza e delle associazioni interessate al tema. A più di un anno di distanza dalla bocciatura da parte del Pd del nostro atto di indirizzo che prevedeva la presa in carico da parte del Comune di un progetto per il teatro Verdi che si richiamasse al Poletti, la maggioranza ha nuovamente mentito a tutti. C’è stato recentemente un consiglio comunale aperto voluto dalle opposizioni su questo tema e la città con i suoi ingegneri, architetti, con le sue associazioni ha parlato chiaro: l’appalto dei lavori deve essere modificato. Questo perché una volta effettuate le opere così come decise unilateralmente dagli uffici e dai politici del Pd non sarà poi più possibile riproporre l’impianto polettiano, ma neppure un teatro moderno all’italiana»

MAURO CINTI: «POLETTI? UTOPIA» – VIDEO

«Tecnico o politico?» Le stoccate del M5S riguardano anche l’architetto Mauro Cinti, responsabile unico del procedimento di recupero, che si era espresso contro l’ipotesi ‘Polettiana’ definendola «anacronistica»: «Avrebbero dovuto fermarsi e ragionare su una soluzione – scrivono Trenta e Braghiroli – anziché andare avanti con la folle idea di un cinema-teatro per accontentare non si sa chi, di certo non la città. Ci mancavano le dichiarazioni di un dirigente comunale che si scorda di essere un tecnico e non un politico e che afferma che il Poletti non si può fare, che è un’idea anacronistica. Bene, abbiano il coraggio l’assessore Bucari, il sindaco Di Girolamo e il capogruppo Pd Cavicchioli di supportare le argomentazioni del tecnico-politico e la smettano di prendere in giro fior di professionisti, associazioni e cittadini che nella possibilità di un teatro moderno all’italiana ci credono».

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