di Walter Patalocco
Le conoscenze – viene da più parti spiegato – sono ormai il vero valore del lavoro. Ad una maggiore qualificazione delle occupazioni corrisponde una comunità più avanzata, una qualità della vita migliore, non dimenticando che “qualità della vita” significa produzione di beni e servizi ad alto valore aggiunto, salute e assistenza, trasporti, ambiente…
Al tema si è accennato, giorni addietro, a margine di un’iniziativa di confronto e dibattito promossa dall’associazione “Libertà=Umbria” cui è intervenuto, tra gli altri, il viceministro dell’economia, Enrico Morando.
L’INTERVISTA AD ENRICO MORANDO
Il tema, più specificatamente, era quello della distribuzione del reddito in Italia, questione collegata al lavoro, come pare ovvio. La conoscenza, quindi, da promuovere e far crescere.
Quindi la scuola, l’università, gli istituti di ricerca, la cultura generalmente intesa. Certo, quello sulla conoscenza è un investimento corposo e che darà frutti solo nel tempo. Come fare quando la richiesta della piazza è quella di provvedimenti che curino i sintomi, ma non la malattia? Per di più senza preoccuparsi che all’aggravamento dovranno far fronte le generazioni future? E’ il populismo, bellezza.
E perciò non si considera la negatività – localizzando il discorso su Terni – della rinuncia a corsi universitari e a centri di ricerca di eccellenza e di alta formazione (Isrim ed Icsim); o dell’esportazione dalla casa comunale della politica culturale affidata, con risultati quanto meno criticabili, a privati; ed infine della mancata valorizzazione di energie spesso costrette a prendere il treno.
Tutto questo mentre permangono situazioni inconcepibili, frutto di mancate programmazioni e dell’inesistenza di contatti tra scuola e società, tra scuola e territorio.
Un territorio che chiede tecnici specializzati nella meccanica, nella chimica, nell’elettronica, nella progettazione, nell’informatica, che le scuole a Terni non formano; mentre si continuano a sfornare chef e operatori turistico-alberghieri che troveranno – forse – sbocco professionale solo fuori della loro città, sempre più impoverita di energie e sulla strada pericolosa che conduce verso il declino.