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Home » Terni, un quartiere protesta per il degrado

Terni, un quartiere protesta per il degrado

di Marco Torricelli
19 Aprile 2015
in Attualità
Tempo di lettura: 3 minuti di lettura
La zona di Santa Maria Maddalena

La zona di Santa Maria Maddalena

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La denuncia è forte. Viene da un comitato di cittadini ternani – residenti nel quartiere di Santa Maria Maddalena – che ne ha un po’ per tutti.

Il degrado «Le condizioni di degrado e scarsa sicurezza che imperversano nella città di Terni – è l’esordio – e che stanno tenendo banco negli ultimi tempi all’interno del dibattito politico, non riguardano esclusivamente la pur grave situazione del centro storico cittadino. È il caso del quartiere di Santa Maria Maddalena, una zona semi centrale a ridosso dell’ospedale, che a causa di scelte sconsiderate vive a tutt’ora in un limbo di incuria e perenni costruzioni incompiute, a facile servizio della microcriminalità».

La storia Una situazione, dice il comitato, «che si protrae ormai da dieci lunghi anni e che trae origine dalla decisione di costruire il quartiere stipulando una articolata convenzione, che tenesse insieme gli interessi comunali finalizzati all’intervento sulla viabilità nei pressi dell’ospedale, a causa dell’espansione abitativa nella zona Campomicciolo, a quelli delle numerose ditte appaltatrici interessate all’edificazione del nucleo abitativo di Santa Maria Maddalena. Il tutto fu sigillato con un piano attuativo, che prevedeva le concessioni edili e lo sgravio da buona parte degli oneri di urbanizzazione per le ditte, in cambio della realizzazione di tali opere, tra cui quelle di viabilità, e della nuova arteria stradale che il Comune aveva progettato per l’incrocio di via 8 marzo».

I problemi Passati tre anni dall’inizio della vicenda, «nel 2008 il Comune si vede costretto ad intervenire in quanto, non solo le ditte non hanno mantenuto fede agli impegni presi, ma hanno oltretutto da tempo iniziato a consegnare gli alloggi completati, pur privi di ogni certificazione di agibilità e degli allacci primari necessari alla domiciliazione. Eppure nonostante ciò viene rinnovata la fiducia, modificando il piano attuativo e regalando la possibilità di elevare di ulteriori due piani gli edifici ancora in costruzione, in cambio di una perentoria realizzazione delle opere di allaccio esterno alla viabilità del quartiere».

I rinvii Passano così, denuncia il comitato, «ulteriori sette anni senza che si sia realizzato nulla di quanto previsto e si arriva all’ennesima delibera del piano attuativo, per poter procedere all’esproprio per pubblica utilità di quei terreni privati, che ricadono sulle aree previste per le opere di viabilità.La scusa è sempre pronta e stavolta i responsabili per l’amministrazione sono quei residenti che si sono rifiutati di cedere i propri terreni, perché valutati esclusivamente sulla base della metratura interessata da tali opere e soprattutto qualificati come terreni agricoli, a dispetto degli ulteriori permessi a costruire concessi quando i proprietari erano le ditte lottizzanti».

Oggi Allo stato attuale «sono ancora numerose le famiglie della zona prive di certificato di agibilità per la propria abitazione: persone con un regolare numero civico e con adeguati allacci ai servizi primari che ordinariamente pagano bollette e tasse, ma che risultano alla realtà dei fatti come abusivi dentro alla propria abitazione. L’assessore all’urbanistica Francesco Andreani, ha affermato che la mancata realizzazione a tutt’ora delle opere di viabilità e dei relativi collaudi, non consente il rilascio delle certificazioni di agibilità, neanche per quelle singole abitazioni dove le ditte hanno compiuto onestamente tutti gli oneri a loro carico; mentre sulla zona di verde attrezzato che era prevista come da convenzione e sui costanti problemi di sicurezza derivanti dall’abbandono del quartiere, l’assessore ha preferito tacere, evitando di toccare l’argomento».

La domanda I componenti del comitato chiedono: «Dove era chi avrebbe dovuto vigilare in tutti questi anni? Non ci sentiamo soddisfatti e abbiamo richiesto un confronto in audizione presso la prima commissione consiliare, per esporre le condizioni del quartiere e cercare di garantire un immediato impegno al fine di sbloccare la situazione. Non accettiamo che le inadempienze delle ditte private e di chi dovrebbe vigilare sugli interessi dei cittadini ricadano sulle nostre spalle; vogliamo batterci per il riconoscimento dell’agibilità di chi ha comprato una casa nel nostro quartiere, ma vogliamo anche che sia restituita decoro a tutta la zona, per garantire non solo a noi ma anche ai nostri figli, il diritto a vivere in un quartiere dignitoso».

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